Teatro alla Pergola

Una casa di bambola di Ibsen a Firenze in una chiave che ribalta ruoli e responsabilità

La regista Andrée Ruth Shammah ribalta la lettura tradizionale di quest’opera e Nora non è più vittima né bambola

di Domenico Del Nero

Una casa di bambola di Ibsen a Firenze in una chiave che ribalta ruoli e responsabilità

ph Tommaso Le Pera

Poco bambola e molto furbacchiona? Al teatro fiorentino della Pergola parte una interpretazione molto particolare del capolavoro del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen (1828-1906) Casa di Bambola  (1879). Alla sua apparizione l’opera fece scandalo e fu reputata una sorta di manifesto del femminismo; il che tra l’altro giovò alle vendite dell’opera, considerando che gli 8000 esemplari della prima edizione furono venduti in un paio di settimane.  “Oggetto della contesa non è il valore estetico del dramma, ma il problema morale che pone. Che da molte parti sarebbe stato contestato lo sapevo in anticipo; se il pubblico nordico fosse stato tanto evoluto da non sollevare dissensi sul problema, sarebbe stato superfluo scrivere l'opera” scrisse Ibsen al riguardo. Già, ma qual è questo problema?

Ibsen è considerato uno dei più acuti indagatori e critici della società vittoriana e delle sue convenzioni, delle sue ipocrisie e anche del maschilismo, per cui Nora, la protagonista, può apparire come la vittima della situazione.

Nora, una donna dall’apparenza frivola  e superficiale, vede in pericolo la sua esistenza di “bambola” viziata e coccolata in seguito a un ricatto, per un debito da lei sottoscritto, falsificando la firma del padre, per salvare la vita proprio del marito Torvald che però, quando viene a conoscenza della cosa, non apprezza affatto e la rimprovera aspramente, preoccupato della sua reputazione. Ma grazie all’intervento di una amica di Nora la situazione si risolve e il pericolo di scandalo scompare. Torvald, evitato lo scandalo, si dice pronto a dimenticare ma Nora, comprendendo di non essere mai stata altro, per il marito che una bambola e non una persona, decide di andarsene:  e fu proprio questo lo scandalo più indigesto per il pubblico dell’epoca.

Per il pubblico di oggi, invece,  la regista Andrée Ruth Shammah prepara qualcosa di molto diverso: il suo  Una casa di bambola, in scena alla Pergola da venerdì 26 febbraio sino a domenica 6 marzo, giunge addirittura a ribaltare la lettura tradizionale di quest’opera. Nora infatti  non è più una vittima, né soltanto una bambola. La sua buona fede è messa in dubbio: si viene a scoprire che proprio lei regge i fili della vicenda e manipola il marito Torvald. Da regista donna, Shammah indaga il crollo dell’uomo contemporaneo, posando la sua attenzione non sulla donna che si ribella, ma sulla solitudine dei tre personaggi maschili, che vengono tutti interpretati da un unico attore, ovvero Filippo Timi, mentre Nora è Marina Rocco.

Quando ho riletto il testo”, spiega la regista, “mi sono accorta che è pieno di bugie dette da Nora: lei si inventa la realtà di continuo. In base all’interpretazione che generalmente si fa di Nora si forza la visione di questo marito, proprio per giustificare il fatto che lei alla fine lo abbandoni. Mi sono resa conto che le cose sono molto complicate e che le donne, come gli uomini, sono un enigma”. Nora infatti in realtà “gioca” a fare la bambola, fino al momento in cui si stufa e cambia atteggiamento, provocando il crollo del marito.

“Tra tutti i personaggi che ho affrontato finora è il più enigmatico”, afferma  la protagonista Marina Rocco, “riuscire a capire perché dice e fa determinate cose è stato complicato: Nora è una figura molto contraddittoria e misteriosa. Per queste sue caratteristiche diventa anche potente perché incarna qualcosa del femminile, e anzi in certi momenti della storia questo potere femminile viene usato male. Se davvero avessi dovuto affrontare tutto quello che avviene nel testo seguendo una classica linea di interpretazione come donna sottomessa, non avrei saputo come rendere tante cose: certi movimenti e azioni, alcune bugie che Nora porta avanti... Mi sarei sentita più debole per tutta la storia. Credo comunque che Nora sia regista e allo stesso tempo vittima di una condizione: lei non sa veramente chi è, non conosce il suo potere”.

Una lettura sicuramente originale e particolare, molto interessante e anche abbastanza anticonformista. Sarà sicuramente un grande piacere vederla.  Completano il cast Mariella Valentini che intrepreta Cristina, l’amica di Nora, Andrea Soffiantini en travesti è una balia, la piccola Angelica Gavinelli di 8 anni (che suona l’arpa dal vivo) è l’unica dei tre figli di Nora che appare in scena, mentre Marco De Bella, Elena Orsini e Paola Senatore sono mute presenze a rappresentare il destino oppure, pallida e di nero vestita, la morte dell’amore e delle convenzioni sociali.

26 febbraio – 6 marzo
(feriale ore 20.45, festivo ore 15.45; riposo lunedì 29 febbraio) 
Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana
Filippo Timi, Marina Rocco
UNA CASA DI BAMBOLA
di Henrik Ibsen
traduzione, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con la partecipazione di Mariella Valentini
e con Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore
spazio scenico Gian Maurizio Fercioni – elementi scenici Barbara Petrecca
costumi Fabio Zambernardi in collaborazione con Lawrence Steele
luci Gigi Saccomandi
musiche Michele Tadini
foto di scena Tommaso Le Pera
 
Durata: 2 h e 50’, intervallo compreso.

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