misteri italiani

Occorre un Caso Spotlight in Italia: che fine ha fatto la storia degli abusi nel convento dei Carmelitani scalzi?

Dopo il meritato Oscar al film di Tom McCarty sono tornate alla ribalta troppe storie di molestie in ambito religioso ma ancora la sensazione è quella dell'insabbiamento della verità

di Giuseppe del Ninno

Occorre un Caso Spotlight in Italia: che fine ha fatto la storia degli abusi nel convento dei Carmelitani scalzi?

Intorno a “Il caso Spotlight” di Tom McCarthy, recente vincitore dell’Oscar per il miglior film, stanno riemergendo, in Francia come in Australia e negli Stati Uniti, fatti di cronaca, anche remota, che vedono coinvolti ecclesiastici in molestie sessuali ai minori.

Si tratta di una tematica ricorrente, rinfocolata di volta in volta da accadimenti, che spesso danno la stura a campagne di rinnovato anticlericalismo, ma che comunque destano sconcerto nei fedeli: ultimamente, abbiamo registrato i resoconti dell’incontro fra il cardinale George Pell ed alcune vittime di preti pedofili in Australia; mentre è di questi giorni la notizia che vede sul banco degli accusati, per omessa denuncia di reati, il cardinale Philippe Barbarin, illustre porporato, molto presente sui media francesi, per le sue posizioni contro i matrimoni omosessuali e le pratiche abortive, ma anche per i suoi interventi a favore dei “sans papier” e dei cristiani d’Oriente. La sua colpa? Da arcivescovo di Lione, avrebbe insabbiato casi di aggressioni sessuali a minori da parte di un sacerdote della sua diocesi.

Per chi non avesse visto il film sopra citato, opera di qualità nell’asciuttezza dello stile narrativo e nel montaggio incalzante e per di più interpretato da attori in gran vena come Mark Ruffalo e Michael Keaton, ne riassumiamo la trama: i fatti riportati si svolsero ai primi del 2000 nella diocesi di Boston e furono portati alla luce da una “squadra” – denominata appunto “Spotlight”- di giornalisti investigativi del Boston Globe.

In un crescendo di scoperte, d’intralci dovuti a connivenze e compiacenze, di procedimenti giudiziari, vennero fuori centinaia di casi di molestie a minori da parte di decine di ecclesiastici, poi trasferiti in altre sedi con motivazioni di comodo, dopo accordi stragiudiziali con le vittime, tacitate, grazie ad avvocati cinici, con una manciata di dollari (di regola, infatti, si trattava di famiglie disagiate).

Negli anni, varie denunce erano cadute nel vuoto, per superficialità, sottovalutazioni, timori di infangare un’Istituzione potente e per altri versi meritevole, come la Diocesi di Boston; del resto, il film illustra bene il legame esistente fra la Città, le sue Istituzioni – fra le quali lo stesso giornale – e la sua gente, in maggioranza di fede cattolica.

Da sottolineare l’intento del neo-direttore del Globe, il quale si prefiggeva non tanto di indicare alla Giustizia i singoli rei, quanto di contribuire a smantellare un sistema omertoso, avallato dalle alte sfere della Diocesi e forse della Chiesa tutta e che si era spinto fino a decretare il trasferimento punitivo di un sacerdote, colpevole unicamente di aver denunciato confratelli di cui aveva scoperto i comportamenti vergognosi.

Qualcuno ha parlato di rigurgiti di anticlericalismo, di nuovo capitolo della guerra mossa in tutto il pianeta alla Chiesa cattolica, in alcuni luoghi con metodi sanguinari, in altri utilizzando le leve delle campagne di stampa e dei tribunali; altri hanno minimizzato la portata degli avvenimenti, sostenendo da un lato che poche mele marce non dovrebbero compromettere la reputazione della Chiesa, dall’altro che casi di pedofilia si registrano in tutte le categorie sociali, dai professori agli allenatori ai militari.

Qui però vorremmo ricordare che, nel caso di ecclesiastici, il reato di corruzione di minori è ancora più odioso, perché commesso da persone che liberamente hanno fatto voto, fra gli altri, di castità, e che hanno la responsabilità di guide spirituali nei confronti di adulti e di minori. Quindi, nelle fattispecie di pedofilia a carico di ecclesiastici, non è soltanto questione di reati, ma anche di peccati; non si oltraggiano soltanto i Codici, ma anche il Vangelo.

Purtroppo, malgrado la conclamata stretta di freni imposta da pontefici come Benedetto XVI e Francesco, non sembra che la situazione complessiva sia migliorata.  Il “sistema” denunciato a suo tempo dal direttore del Boston Globe è ancora lontano dall’essere smantellato e le punizioni esemplari, come quella del vescovo polacco Wesolowski, rappresentano l’eccezione e non la regola.

Per limitarci ad un caso italiano, dopo lo scandalo rivelato dal Corriere della Sera nell’ambito della Curia Generalizia dei Carmelitani Scalzi lo scorso anno, nulla è trapelato degli auspicabili processi e quanto si è appreso dei provvedimenti adottati dalle competenti autorità ecclesiastiche è circoscritto a semplici trasferimenti da una sede all’altra, non solo dei personaggi coinvolti, ma anche di frati innocenti e addirittura di quello che aveva denunciato lo scandalo.

E’ vero, le vittime non erano minori, ma appartenevano e appartengono piuttosto alla categoria degli adulti “vulnerabili”, per usare la terminologia del Codice Canonico; vale a dire di quegli adulti in condizione di “minorità” sociale, economica e culturale, soggetti alle iniziative perverse di altri adulti in posizione di predominio che, nella vicenda in parola, si avvalevano per di più del “fascino” della tonaca. Di quello scandalo, che arrivò perfino a provocare un intervento papale, con tanto di richiesta di scusa al popolo romano in occasione di un Angelus, non si è saputo più nulla, nemmeno se siano in corso approfondimenti istruttori.

Sta di fatto che il prelato indicato come “reo” di sfruttamento della prostituzione maschile, dal sito della Diocesi di Roma risulta ancora residente presso la suindicata Curia, col suo prestigioso incarico. Di passata, faremo notare che nella vicenda sarebbero da accertare, fra l’altro, eventuali profili penali – dunque, d’interesse della Repubblica e delle sue Procure – connessi alla possibilità di contagio di malattie veneree, in assenza di qualsivoglia misura ricognitiva, terapeutica e cautelativa anche nei confronti di tanti soggetti ignari.

Ecco, se la Chiesa vuole davvero contrastare le campagne che periodicamente vengono scatenate contro di lei, deve abbandonare i metodi dell’opacità, del silenzio complice, dei provvedimenti palliativi. Così come il popolo dei fedeli non può chiudere occhi e orecchie, nell’intento di salvaguardare l’onorabilità e la reputazione dell’Istituzione. Confidiamo ancora in papa Francesco, nella certezza che non vorrà fermarsi di fronte alle resistenze della gerarchia ed alle pretese di autonomia degli Ordini.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Natale il 11/04/2016 23:55:19

    Come al solito questo articolo rivela la superficialità di chi lo scrive che più che fatti fa commenti. E chi crede di essere. Che faccia un po' più fatica e sia dati, confronti i dati su un settore con altri, non faccia di ogni erba un fascio, dia i numeri : Non dica sono tanti o troppi. Moralisti. In nome di cosa? Articolo che mira a screditare tutta una istituzione anzi la stessa religione. Come se essere ateo costituisca il fondamento della buona vita sociale.

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