Editoriale

Se i vegani scoprono il dipinto di Rembrandt Il bue macellato?

Quello e tanti altri capolavori dell'arte saranno forse a rischio dal fondamentalismo animalista dei nuovi squinternati della nutrizione?

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

e astiose parole che qualche giorno fa il fondamentalanimalista Valerio Vassallo del META, ha scagliato contro il giornalista Giuseppe Cruciani, dimostrano come il delirio nazivegano nel nostro paese stia assumendo ormai connotati inaccettabili e non vorrei esso portasse presto non soltanto alle offese e alle violenze personali ma all’iconoclastia e alla distruzione insensata di ciò che è considerato il Male anche in altri campi quali l’arte, per esempio.

Quando si giunge al punto di equiparare un naturale bisogno dell’uomo alla follia omicida di Auschwitz, o fare apologia di reato istigando a infrangere le leggi, a danneggiare la proprietà privata e a praticare la violenza sugli altri esseri umani in nome di un non molto ben equilibrato culto per la libertà animale, mi sembra si sia superata la giusta misura. Come i nazisti decisero di bruciare i libri, come i bolscevichi internavano i dissidenti, così temo che gli oltranzisti vegan possano scoprire quali e quanti artisti abbiano dipinto la carne durante i secoli creando dunque “opere d’arte” con “animali morti”.

Ho paura che qualcuno tra loro, convinto dall’idea propugnata dal Vassallo, scopra l’esistenza di un meraviglioso dipinto del 1655 di Rembrandt dal titolo “Il bue macellato”, mostrante la carcassa d’un bovide appunto e lo faccia a brandelli; oppure che vogliano emulare Lazlo Toth sapendo di un quadro di Gaugain del 1889 raffigurante un prosciutto e dall’omonimo titolo, o ancora s’accaniscano sul dipinto di Arcimboldo che mostra l’elemento acqueo composto da un’innumerevole varietà di pesci o il dipinto di Vincenzo Campi, datato al 1558, conosciuto come “I pescivendoli” e il suo parallelo “Natura morta con volatili”, sempre dello stesso autore.

Fortunatamente gli emuli del Vassallo, non conoscendo certo lo splendido dipinto del XVII sec. di Floris Van Schooten “Natura morta con bicchiere, formaggio, burro e biscotti” o la “Natura morta con pezzo di carne” di Monet del 1884 faranno sì che tali capolavori continuino ad allietare le nostre vite in quanto i seguaci del Veganesimo, impegnati a insultare chi mangia il salame – chissà cosa direbbero del povero Jacovitti –, non sono usi a frequentare i musei e le mostre d’arte e dunque ignorano quanta bellezza abbia prodotto l’uomo basandosi sul cibo d’origine animale; perciò, almeno finché qualcuno di loro non realizzerà che esistono le illustrazioni del Dorè sul “Gargantua e Pantagruele” di Rabelais, forse possiamo preoccuparci un po’ meno. Potrebbero così salvarsi dalla loro furia anche i dipinti del 1954 di Francis Bacon ( che reca l’esacrando animale anche nel nome ) noto come “Figura con carne” e  “L’abbacchio macellato” di de Chirico del 1948 o la tela “I pezzi d’agnello” dipinta da Goya nel 1812. L’elenco, essendo il cibo animale parte della cultura e natura umana, e dunque dell’arte, potrebbe continuare a lungo, ma la mia paura resta, perché temo chi non rispetta l’uomo e professa il suo odio verso ciò che altri hanno creato per essere bello spingendo a distruggere tutto questo in nome d’una discutibile, molto discutibile, libertà che vale soltanto per se stessi.

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