Editoriale

Parliamo del Centrodestra

Un disastro dietro l'altro, ha ragione veneziani occorrerebbe uno shock culturale

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

on ci sono innocenti. Tutto l’intero settore del centrodestra destra riavantindietr marsch è responsabile per una lunghissima serie di fattori della propria disastrosa sconfitta, non imputabile ad altri che a loro stessi ed al plenum di arroganza, presunzione, litigiosità, faziosità, limitatezza, acultura, chiusura, ottusità, sfrontatezza, alterigia, animosità, arrivismo, opportunismo, approssimazione, solipsismo e quant’altro domina la compagine.

Disdicevoli giri di valzer, inutili e molto discutibili riaffratellamenti tattici, riemersioni di personaggi più affondatori che fondatori, inaspettate riscoperte di identità tra opposti, il tutto con l’unico scopo di cercare di non uscire di scena, perché si sa, è molto pià bello stare sul palcoscenico che non in platea. Offerte e profferte, suppliche, invocazioni, che neppure al Santuario della Madonna del Divino Amore se ne devono essere mai sentite tante, per poi vedere ciò che già si sapeva, ovvero risultati dello zerovirgola. E chi si vanta d’aver vinto in realtà è una tigre di carta, perché non raggiunge neppure il Rubicone, fermandosi inesorabilmente al confine con la Tuscia. E adesso gl’imperdibili libri concepiti in istantanea in campagna elettorale? Eppur bisognerà smaltirli. Ma noi siamo fiduciosi e certi che i nostri fieri ed impiegabili – nel senso che non si piegano né indietreggiano – tra breve rinasceranno, risorgeranno, perché altrimenti cos’altro potrebbero fare? E sarò tutto un tripudio di proclami, slogan, bandiere, inni, adunate segno di una volontà eroica di ricominciare più belli e forti che pria. Tutti e tre, o quattro, forse anche sette va’. Sarà tutto una dichiarazione di ripartenza, un profluvio di progetti e richiami al “quando c’era Lui”, autoiniezioni di anabolizzanti partitici con su l’etichetta di “cultura” al grido di più libri, più libri… ancora più libri, libri ovunque! 

Insomma Marcello Veneziani saggiamente invoca uno “Shock Culturale” per la ripresa della destra italiana, ma magari ci fosse, sì! Intanto ci vorrebbe una Cultura che fosse tale, perché se per essa intendiamo lo sterile refrain che leggiamo sin troppo spesso sui fogli elettronici, sinceramente ne faccio a meno, perché quella – per la mia opinione - è partigianeria. Ci vorrebbero persone in grado di avere orizzonti mentali – non dico intellettuali – un po’ più ampi, ci vorrebbe una Fondazione An che finalmente agisse realmente facendo, appunto, “Cultura”! Ci vorrebbero Coraggio, Libertà, abbandono degli obsoleti schemi e interessi, ci vorrebbe forse, semplicemente una virtù ignota ai più… quella dell’Umiltà.

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