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Tutti gli uomini del dittatore, il regime fascista e i suoi protagonisti

Emma Moriconi ha appena pubblicato , Gli uomini di Mussolini, nel quale si racconta la storia del ventennio attraverso i suoi protagonisti

di Gennaro  Malgieri

Tutti gli uomini del dittatore, il regime fascista e i suoi protagonisti

È appena stato pubblicato il volume della giornalista Emma Moriconi, Gli uomini di Mussolini. Ritratti di un Ventennio (Herald editore, pp. 494, 25,00 euro). Si tratta di un'opera imponente nella quale la storia italiana tra le due guerre viene rivisitata attraverso una galleria di personaggi che hanno avuto un ruolo significativo nel regime fascista. Perlopiù essenziali biografie che l'autrice offre ai lettori come contributo alla conoscenza di una classe dirigente che ha fatto la storia d'Italia in due decenni cruciali.

Riportiamo qui di seguito la prefazione del nostro editorialista Gennaro Malgieri.

"La Storia non è che un cimitero di biografie", secondo Friedrich Nietzsche. Mi è tornato in mente questo semplice quanto suggestivo aforisma del filosofo tedesco leggendo i Ritratti di Emma Moriconi. Essi, infatti, messi in fila formano la trama di un'epoca durata vent'anni nel corso della quale l'Italia, comunque la si pensi, è diventata "adulta". Ha, cioè, assunto consapevolezza di se stessa, ha riconosciuto il proprio destino, ha provato a confrontarsi con altre nazioni, si è dotata di strumenti culturali, civili e politici attraverso i quali ha potuto esercitare un ruolo che non si è esaurito nel 1945.

I protagonisti di questo "tempo unico" nella storia italiana possono essere riguardati come si vuole, ma innegabile che essi - di qualsivoglia tendenza - hanno avuto la possibilità di determinare, al di là probabilmente delle loro stesse aspettative, lo sviluppo di una coscienza collettiva che fino all'intervento dell'Italia nella Grande Guerra non si era compiutamente manifestata. Ed è a questa "coscienza" che fanno riferimento i personaggi analizzati, con passione e competenza, da Emma Moriconi. Centoventuno mini-biografie, infatti, ci raccontano non soltanto le vicende di uomini e donne che hanno segnato la "reinvenzione" dell'Italia, ma anche le spinte ideali, tutt'altro che omogenee, che hanno motivato le loro scelte, le azioni messe in campo, le imprese, le avventure e le conquiste realizzate. E' venuto così, costruendosi sotto le mani dell'autrice, giorno dopo giorno (i ritratti nascono da un'occasione giornalistica ed anche la scrittura ha un andamento tipico del quotidiano piuttosto che della saggistica storica), probabilmente con sua stessa sorpresa, la biografia di una nazione le cui aspirazioni coincidevano, al di là delle ovvie differenti sensibilità degli italiani, con quelle dei protagonisti che in modi diversi la rappresentavano. Nello stesso tempo, si palesavano come la testimonianza vivente delle articolazioni sociali, culturali, economiche e giuridiche dello Stato-nazione uscito dalla condizione larvale post-risorgimentale per proporsi quale "meccano" dotato di autentica vitalità ed animato da uno spirito che permeava le forme che andava assumendo neinuovi istituti qualificanti l'ordinamento.

Il "quadro", insomma, per come adesso lo apprezziamo scorrendo le pagine di questo ponderoso volume, ha preso consistenza un po' alla volta, quasi inconsapevolmente, come frutto del miracolo prodotto dalla costanza quando si sposa con l'intelligenza ed incontra sul cammino della ricerca storie che valgono a formare le tessere di un mosaico complessivo che proietta un'esperienza storica segnata da trionfi e tragedie, così come avviene nel gioco, razionale e misterioso al tempo stesso, delle esistenze individuali.

In questo "quadro" le "pennellate" della Moriconi sono assolutamente decise, forti, marcate. Non si può dire che si sia lasciata condizionare dall'indifferenza pigra di chi deve mettere insieme un elenco di nomi accompagnati da scialbe note. Simpatie ed antipatie, con relativi giudizi su questo e su quello, non lasceranno indifferente il lettore che si accinge a sfogliare questo imponente regesto di vent'anni di vita italiana. Ed è così che deve essere quando si dichiarano in premessa le proprie convinzioni. E laddove la contestazione dell'opinione è pur lecita, senza dubbio sui fatti c'è poco da obiettare. E' questo il pregio maggiore che si riscontra in questi Ritratti dai quali se emerge la visione dell'autrice nel giudizio storico, morale e politico  dell'epoca che ricostruisce, altrettanto onestamente viene in evidenza la ricostruzione "fattuale" delle personalità prese in esame.

E' evidente che la parte del leone, per così dire, la facciano coloro che al più alto livello sono stati gli interpreti dell'Italia nuova, dell'Italia ricostruita dal fascismo. Gli uomini (ma anche le donne) che accompagnarono Mussolini nella sua ventennale avventura vengono mostrati nella loro complessità e non soltanto, come certa storiografia ci ha abituati a considerarli, quali "chierici" servili di un regime che fu senz'altro autoritario, ma non totalitario almeno nel senso dato al concetto dalla più accreditata politologia.

Ministri, funzionari, intellettuali, rivoluzionari e gregari furono, con qualche eccezione, elementi di una classe dirigente di primissimo ordine, votati ad una missione civile che espletarono nell'interesse dell'Italia il cui avvenire era quello che immaginavano per le generazioni future, vale a dire la conquista del  domani, nel segno di una ritrovata sostanziale unità di intenti, non soltanto politica. Molti di loro in cambio trovarono la morte, soprattutto nella guerra civile; credevano in uno Stato di popolo e si ritrovarono processati da oligarchi imposti da potenze straniere e nemiche; ritenevano che la qualità ed il merito avrebbero segnato la nazione che si nutriva di tradizioni tutt'altro che ignobili ed ebbero come compenso il dileggio riservatogli da chi aveva esibito con fierezza il distintivo del partito ed indossato con orgoglio la camicia nera.

Eppure gli uomini che "fecero" il Ventennio non furono dei "vinti". Basta guardarsi intorno per rendersene conto. I profili elaborati dopo accurate ricerche dalla Moriconi lo confermano ampiamente. Sicché si può dire, senza dimenticare coloro che "tradirono" o che apertamente avversarono con coraggio il fascismo, che dagli inizi degli anni Venti alla metà dei Quaranta del secolo scorso l'Italia è stata percorsa da uomini e donne tutt'altro che indifferenti ai destini della comunità nazionale. Perfino gerarchi ed oppositori meno noti - dei quali la Moriconi dà meritoriamente conto traendoli dalle ombre dell'oblio - ebbero la possibilità e nei limiti consentiti dai ruoli e dalle circostanze di fornire fattive prove di impegno nel contribuire alla realizzazione all'Italia nuova, dimostrando in tal modo di tenere in maggiore considerazione i destini di tutto un popolo, considerato tutt'altro che retoricamente come "corpo vivente" ed organico, che quelli personali. Con le dovute eccezioni, naturalmente, anche se è doveroso aggiungere che pochi, rispetto ai decenni che sarebbero venuti, furono i profittatori a scapito degli interessi degli italiani.

E poi, la capacità di portare a compimento opere, di innovare le strutture pubbliche, di costruire città, bonificare terre incolte e malsane, proiettare ambizioni oltre limiti che non erano stati neppure immaginati, fino a ricomprendere l'idea imperiale sparita da dodici secoli dall'orizzonte non furono forse gli obiettivi concretizzati da quella classe dirigente che con sagacia, impegno, cultura, senso del dovere, spirito di sacrificio riuscì nell'intento rivoluzionario che eretici, intellettuali, politici ed avventurieri si erano proposti agli inizi di un secolo attraversato da una incerta luce?

Giustamente la Moriconi scrive in premessa: "Chi avrà la pazienza di arrivare fino in fondo scoprirà forse che troppe verità nel tempo sono state negate, nascoste, ingiustamente vilipese, demagogicamente mal narrate, dolosamente obliate. Non pretendiamo dunque di raccontare “tutta” la verità, di certo però raccontiamo “solo” la verità, con le sue luci e le sue ombre, consacrando ogni opera della nostra vita proprio a quella verità della quale la nostra storia ha tremendamente bisogno". C'è riuscita benissimo. Dando ragione, attraversando il "cimitero della Storia", a  William Faulkner, che sosteneva, come lei stessa ricorda, che “il passato non è morto e sepolto, anzi, non è nemmeno passato”.

Se dal passato e dalle biografie che purtroppo sbiadiscono con il trascorrere delle generazioni, si sa ricavare il senso di una vicenda complessa, lunga, esaltante e dolorosa al tempo stesso, come è stata la vicenda italiana tra le due guerre del Novecento, c'è la possibilità di capire che un'unità di destino si è soltanto eclissata per poi riapparire; c'è ancora spazio, insomma,  per una speranza che vale la pena coltivare. Ritratti di un Ventennio è la sintesi di tutto questo e va letto con lo spirito che non lascia spazio alla nostalgia, ma si apre a future avventure.

 

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