Dietro le quinte dello spettacolo

Semiramide? Una donna di potere, più che una semplice donna.

La soprano Jessica Pratt e il maestro Anthony Walker raccontano la messa in scena fiorentina del capolavoro rossiniano.

di Domenico Del Nero

Semiramide? Una donna di potere, più che una semplice donna.

C. Simone Donati.

In attesa della prima di domani (martedì 27 settembre)  il direttore d’orchestra  Antony Walker e la protagonista,   la soprano Jessica Pratt, raccontano la loro Semiramide. L’opera di Rossini manca sulle scene fiorentine da molto tempo e nel complesso non è certo uno dei titoli più frequentati del repertorio operistico.  L’ultima volta a Firenze  fu nel 1968, al vecchio teatro comunale, con una coppia “da  brivido”: Joan Sutherland   come protagonista e Richard Bonynge come direttore. Nonostante il tempo trascorso il pericolo del “confronto” è dietro l’angolo, del resto è noto che i vecchi melomani hanno una memoria  di ferro e un orecchio sensibilissimo. Ma  Jessica Pratt, giustamente, non si preoccupa di questo: “ Sono abituata al confronto con la Sutherland, anche perché siamo entrambe australiane  - dichiara sorridendo -   Ma la Sutherland, pur essendo una voce perfetta per il belcanto, non ha frequentato molto Rossini e era specializzata nel repertorio francese: certo, lei era una Semiramide ideale.”

E come sarà, allora, la Semiramide di Jessica Pratt? “ La regia  di Ronconi è senz’altro particolare – dichiara la soprano -   Il regista ha rinunciato a una precisa collocazione temporale per evocare un mondo malato, immerso nella tenebra. Il palazzo malandato, i vestiti strappati, l’atmosfera di morte e di decadenza danno l’idea di un potere che si disgrega, disgregazione cui Semiramide cerca invano di opporsi. La regina assira è un personaggio molto interessante: è decisa e forte, lotta per la propria autoconservazione, anche il rapporto con il figlio va visto in questa ottica. E questo suo carattere è espresso anche dalla sua vocalità”. La Pratt ha avuto un po’ di tempo per  calarsi  nel  personaggio che ha già interpretato lo scorso anno a Washington, sempre con la direzione di Walker, ma in forma di concerto: è la prima volta quindi che veste  anche “i panni” del personaggio.  “ Ogni ruolo ha una sua peculiarità, per quanto riguarda Semiramide ho lavorato molto sul centro della voce”.    Ma la sua Semiramide è più una eroina del “sentimento” o piuttosto del potere?  “In questa produzione la vedo soprattutto dall’ottica del potere – replica la cantante: è  un personaggio deciso e aggressivo, molto più determinato rispetto ad Arsace. La Semiramide che è stata ideata da Luca Ronconi è diversa da altre che ho interpretato: è una donna di potere, più che una semplice donna. Tutto quello che ha fatto – la complicità nell’assassinio del marito, la proposta di matrimonio al giovane Arsace piuttosto che al suo vecchio amante, le sue azioni insomma – derivano dalla sua ricerca del potere. È una donna forte, una donna guerriera, volitiva, che quasi non accetta il perdono del figlio che la uccide; non accetta di essere sconfitta».

 Certo, la regia di Ronconi, che punta più sui personaggi che non sul “movimento scenico” rischia forse di ingenerare un po’ di monotonia, data anche la lunghezza dell’opera; ma secondo la  Pratt- e anche secondo il maestro Walker – questo pericolo è stato  scongiurato; del resto, è stata apportata qualche piccola modifica per movimentare di più alcuni momenti e alcune situazioni, pur nel pieno rispetto della visione originale del regista.   “Ci sono alcune piccole modifiche alla regia: alcuni movimenti, alcuni sguardi, che rendono ancora più forti le interazioni tra i personaggi. Semiramide gioca con il giovane Arsace, lo vorrebbe circuire; tutta la scena poi è molto forte. I costumi, la gestualità, i movimenti, rimandano tutti a statue e rappresentazioni dell’antichità classica”

Molto convinto ed entusiasta dello spettacolo è apparso anche il direttore d’orchestra, il maestro Anthony Walker, anch’egli australiano e particolarmente esperto del repertorio che dal  Barocco arriva fino al Belcanto. Walker crede molto in quest’opera e alle sue possibilità di “sedurre” il pubblico: del resto, l’esperimento di Washington dello scorso anno, nonostante la forma concertistica, ha dato ottimi risultati.

“L’intera opera durerebbe circa  4 ore e mezzo, per cui abbiamo fatto qualche taglio, ma si tratta di tagli “tradizionali” che non superano la mezz’ora- quaranta minuti.  L’opera del resto è validissima di per sé: si può dire che per certi aspetti segni la fine del  Barocco e l’inizio del Belcanto propriamente detto.  Ha una “architettura” moto formale ma questo non va assolutamente a scapito della passione, grazie anche a una strumentazione formidabile: non per nulla a questo lavoro si sono ispirati Bellini e Donizetti, ma anche il Verdi del Nabucco “  dichiara il maestro. E non c’è solo questo:” Il canto in quest’opera è spettacolare - ha aggiunto  il maestro - C’è un cast d’eccezione, con interpreti eccezionali e validissimi in tutti i ruoli. Promette di essere una esecuzione memorabile. Sono convinto che chi di solito non va a teatro per vedere un’opera lirica possa innamorarsi di Semiramide: ha dei lati oscuri, passionali, forti, che sono svelati attraverso la musica e gli interpreti e che prendono per mano lo spettatore accompagnandolo fino alla fine”.

 

 

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