Storia di Natale

Il gatto nella tradizione cristiana: accompagnò la nascita e la crocefissione del figlio di Dio

Si racconta di come una gatta abbia partorito nella stalla nel medesimo momento della nascita di Gesù

di Dalmazio Frau

Il gatto nella tradizione cristiana: accompagnò la nascita e la crocefissione del figlio di Dio

Giulio Romano, Madonna della gatta

È antica usanza a Natale raccontare belle storie, un tempo intorno al fuoco d’un camino, oggi magari capita più tra amici riuniti per le festività; perciò vorrei ricordarne una legata alla notte nella quale nacque Nostro Signore e ricordata in alcuni dipinti del XVI secolo.

Un’apocrifa tradizione evangelica narra di come il gatto che oggi conosciamo come “europeo”, in realtà provenga dal Medio Oriente e il disegno a forma di “M” che presenta sulla propria fronte, sia dovuto alla custodia che egli fece del Figlio di Dio appena nato e che sia dunque un sigillo impostogli in dono dalla Vergine Maria. Sappiamo che Leonardo da Vinci avrebbe voluto dipingere una Madonna con Bambino e gatto  - della quale ci restano soltanto gli schizzi preparatori custoditi al gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi - dove certamente le allusioni ed i significati simbolici ed ermetici sarebbero stati, per noi postmoderni, tutti da comprendere appieno.

L’apocrifo misterioso dunque racconta di come una gatta abbia partorito nella stalla nel medesimo momento della nascita di Gesù e che i suoi discendenti a quattro zampe e dalle lunghe code, abbiano sempre – da allora in poi - accompagnato Cristo sino alla vigilia della sua passione e dopo la sua resurrezione, creando di fatto nel regno animale, una stirpe regale di gatti che fa parallelo riscontro alla discendenza di Davide incarnatasi in Gesù Nazareno.

Uno dei più pregevoli esempi che l’arte riporti di questa leggenda è il dipinto di Giulio Romano noto come La Madonna della gatta copia del quale si può ammirare oggi presso la Chiesa dell’Aracoeli a Roma. Nel quadro del 1500 il manierista Giulio Romano ha dipinto il micio che dorme serenamente sulle ginocchia di Maria, volutamente lontano da ogni allegoria negativa a significare forse la sua appartenenza a quel Mondo di Mezzo, a quel Regno Intermedio, dove mai è ben definito dove terminino gli Inferi e comincino i Cieli.

Quello che certamente possiamo affermare è che il gatto sia l’animale “simbolo” dell’arte rinascimentale che lo riabilita e rivaluta nella sua immagine di animale domestico e di compagnia, sino a diventare, in qualità di straordinario cacciatore, simbolo del Cristo Redentore stesso, che prende e trae verso di se, le anime degli uomini.

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