OPERA DI FIRENZE

NABUCCO: l’inossidabile fascino del primo Verdi

Gia quasi esaurite tutte e quattro le recite previste della popolare opera verdiana.

di Domenico Del Nero

NABUCCO:   l’inossidabile fascino del primo Verdi

Foto Michele Borzoni

E' proprio un’opera da .. esaurimento! Non nervoso, almeno non sembra, ma di disponibilità posti sì: sold out, come si dice con un’orrida espressione britannica. Ancor prima che si levi il sipario dell'Opera di Firenze sulle corrusche note del primo celebre titolo verdiano, la prima di domani è già esaurita, pochi posti in platea sopravvivono per la seconda e pochissimi anche per le altre due repliche. Insomma, ai ritardatari non resterà che intonare il va pensiero … sul posto perduto!

Eppure ...“Anche Verdi e Rossini hanno i loro spartiti giustamente a riposo”, diceva Arturo Toscanini che certo se ne intendeva. Vale anche perNabucco? Forse, se ci si limitasse a guardare allo spartito, sì. Se infatti l’opera segna senz’altro un netto stacco rispetto alle due prime esperienze teatrali verdiani, rappresenta anche l’inizio di quel periodo che il compositore stesso designò come “anni di galera” e che durò sino ai Vespri Siciliani (1855); lasso di tempo in cui non mancarono opere destinate a diventare tra le più amate dal pubblico italiano (perlomeno, da un certo tipo di pubblico) ma anche titoli in cui, sempre per usare una definizione di Verdi stesso, egli “guardava losco”, ossia con un occhio al pubblico e uno all’arte.

Pure, anche se per molti aspetti oggi il Nabucco potrebbe apparire un’opera invecchiata, è innegabile che mantenga un certo fascino, parte per motivi extramusicali. E’ notissima infatti la leggenda di un Verdi distrutto dal fallimento della sua opera Un giorno di Regno ma soprattutto dai tremendi lutti familiari che lo colpirono tra il 1838 e il 1840. E aprendo a caso il libretto del Nabuccoavrebbe ritrovato forza e ispirazione musicale leggendo il testo del Va Pensiero. Vere sono purtroppo le sciagure familiari (Verdi perse i due figli e la moglie amatissima) e il fatto che l’impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, insistette per fargli leggere il testo dell’opera; ma soprattutto, la leggenda del Nabucco è legata a motivazioni politiche, nell’equivalenza Ebrei oppressi/italiani dominati dagli austriaci, il Viva Verdi etc.

Si tratta di un mito bello è buono, costruito “a posteriori” alla vigilia del fatidico (e famigerato) 1859. Intanto, ben pochi sanno che l’opera era graziosamente dedicata all’ arciduchessa Adelaide d’Austria (Posto in musica e umilmente dedicato a S.A.I.R.. la Serenissima Arciduchessa Adelaide d'Austria il 31 marzo 1842 da Giuseppe Verdi ), così come del resto la successiva, l’ancor più “patriottarda”I lombardi alla Prima Crociata, era dedicata a Maria Luigia duchessa di Parma. Ma a parte questo, che in fondo era più che comprensibile e anche ampiamente legittimo, non si deve dimenticare che, come ricorda un suo biografo “nel 1842 e 1843, certi fuochi di irredentismo covavano, senza fiammeggiare; né Verdi ne aveva esatta consapevolezza, troppo impegnato alla ricerca di se stesso” 1. Se mai, quello che poteva colpire la fantasia di Verdi era il mito tipicamente romantico del “popolo oppresso” e del suo desiderio di riscatto, che si era già grandiosamente affacciato nelle ultime opere del grande Rossini, il Mosè (anch’esso di soggetto biblico) e soprattutto l’ultimo capolavoro, il Guglielmo Tell tratto da Schiller. E per quanto riguarda il “reazionario” Rossini di certo non vi furono mai equivoci “patriottici”.


Tra l’altro, Nabucco era già stato proposto dal teatro del Maggio Musicale Fiorentino quasi tre anni fa, nel gennaio 2014. Era dunque il caso di riproporlo, pedipiù con la stessa regia e direzione?

Tutto sommato, sì. Intanto il pubblico ha risposto in pieno e un teatro che si rispetti deve anche fare i conti con queste cose, specie se si permette comunque di affiancare a titoli più “popolari” anche capolavori meno noti e da riscoprire, come è stato per Semiramide.

“Sono contento che dopo uno spettacolo metafisico e essenziale come laSemiramide del grande Luca Ronconi, i costumi colorati e di fine ottocento inseriti una scena con una struttura aperta che lasciava spazio all’immaginazione della Bohéme con la regia di Mariani,  ora col Nabucco si torni a un allestimento più classico e improntato al criterio dell’essenzialità pulita ed elegante – dichiara Il direttore artistico dell’Opera di Firenze Pierangelo Conte, che ha espresso la sua viva e più che giustificata soddisfazione per l’andamento della stagione - Il maestro Renato Palumboè un punto di riferimento per l’interpretazione del primo Verdi e d è uno dei direttori più accreditati in questo repertorio.  Palumbo ha plasmato l’orchestra sull’estetica del primo Verdi con accompagnamenti “croccanti” e ricchi di energia: l’ascolto ci regalerà una cura del dettaglio superlativa sia per l’Orchestra che per il Coro. La celeberrima pagina che il coro è chiamato a interpretare è interpretata come indicava Verdi, senza enfasi, senza trionfalismi; è una sommessa preghiera, intima e come tale è eseguita. Palumbo ottiene dal Coro che è come sempre istruito da Lorenzo Fratini, e dall’Orchestra dei pianissimi sfidantissimi”.



L’autore del libretto, Temistocle Solera (1815-1878) era davvero un soggetto originale: poeta e musicista lui stesso, fu il collaboratore di fiducia del compositore bussetano sino all’Attila (1846) quando lo piantò in asso per recarsi a Madrid. Nella vicenda del re babilonese che si trasforma da conquistatore e oppressore in liberatore del popolo conquistato c’è ben poco di verosimile, ma a parte certi versi semplicemente terrificanti ( Deh l’empio non gridi con baldo blasfema il Dio d’Israello si cela per tema?) si deve ammettere che da un punto di vista drammaturgico il meccanismo funziona: un tiranno prima fulminato da Dio e poi pentito, la perfida Abigaille (e come potrebbe una con un nome simile non esserlo) alla fine punita, un gran sacerdote solenne e ieratico quanto basta. Ma il vero punto di forza di quest’opera, che il compositore seppe genialmente intuire, è senz’altro nella dimensione “corale”, o meglio ancora “popolare”; e come se il musicista volesse trasformare il dramma “borghese” tipico delle opere di Bellini e Donizetti in qualcosa di vicino alle passioni e al cuore del popolo. Una intuizione che già abbandonerà nei Lombardi, e che verrà ripresa e perfezionata più tardi.

I personaggi, soprattutto Nabucco, Abigaille e il grande sacerdote Zaccaria sono molto interessanti anche da un punto di vista della tessitura vocale. L’edizione fiorentina, che esordirà domani (martedì 20 dicembre) vede sul podio il maestro Renato Palumbo, mentre la regia è di Leo Muscato: un allestimento del 2012 già sperimentato con successo per l’appunto anche a Firenze; una regia simbolica e monumentale insieme, che ripropone il tema della vicenda del popolo ebraico in una chiave atemporale ma senza stravolgimenti o assurdità. “Per la regia – afferma il regista Muscato – abbiamo pensato di bandire ogni monumentalità decorativa:  lo spazio è una grande scatola che ci permette di raccontare, a seconda delle esigenze, due mondi molto diversi l’uno dall’altro. Quello degli ebrei è decisamente scuro, rischiarato dal fuoco, segno del divino. Quello Babilonese, invece, ostenta ricchezza, ma lo fa in maniera spartana, con dei muri che trasudano oro, e che si caratterizzano per certe durezze esaltate dagli angoli retti che li compongono;  ogni avvenimento è condensato nell’arco di pochi attimi, abbiamo fatto di tutto per dare allo spettacolo un sapore più cinematografico; sono fiducioso che anche per questa edizione tutto ciò si trasformi in emozione per il pubblico”.

In effetti, tre anni fa fu così e non c’è ragione di ritenere che la cosa non debba ripetersi. Per i ruoli vocali, il sovrano babilonese sarà interpretato da Dimitri Platanias, la perfida Abigaille da Susanna Branchini, la tenera Fenena da Anna Malavasi;il gran sacerdote Zaccaria sarà Riccardo Zanellato, il giovane Ismaele Paolo Antognetti.



OPERA DI FIRENZE

Martedì 20 dicembre 2016, ore 20.00

Giovedì 22 dicembre, ore 20.00

Sabato 24 dicembre, ore 15.30

Martedì 27 dicembre, ore 20.00



Riassunto dell’opera

Nabucco: dramma lirico in quattro parti

Parte I Gerusalemme. All`interno del tempio di Gerusalemme, i Leviti e il popolo lamentano l’infelice sorte degli Ebrei, sconfitti dal re di Babilonia Nabucco, che ora si accinge a entrare in città. Il gran pontefice Zaccaria conforta la sua gente. In mano ebrea è tenuta come ostaggio, infatti, la figlia di Nabucco, Fenena, la cui custodia Zaccaria affida a Ismaele, nipote del re di Gerusalemme. Questi, tuttavia, promette alla giovane di restituirle la libertà, perché un giorno a Babilonia egli stesso, prigioniero, era stato liberato proprio da Fenena, innamorata di lui. I due stanno preparando la fuga, quando giunge nel tempio Abigaille, supposta figlia di Nabucco, a comando di una schiera di Babilonesi. Anch`essa è innamorata di Ismaele e minaccia Fenena di denunciare al padre che ha tentato di fuggire con uno straniero; infine si dichiara disposta a tacere purchè Ismaele rinunci a Fenena, ma questi si rifiuta di soggiacere al ricatto. A capo del suo esercito irrompe Nabucco, deciso a saccheggiare la città. Invano Zaccaria, con un pugnale sopra il capo di Fenena, cerca di fermarlo, perchè Ismaele si oppone e consegna Fenena salva nelle mani del padre.
Parte II. L`empio. Nella reggia di Babilonia. Abigaille ha scoperto un documento che svela la sua identità di schiava: dunque a torto i Babilonesi la ritengono erede al trono. Nabucco, in guerra, ha nominato Fenena reggente della città e ciò non fa che accrescere l`odio di Abigaille verso di lei. Il gran sacerdote di Belo, alleato di Abigaille, riferisce che Fenena sta liberando tutti gli schiavi Ebrei. Abigaille coglie l`occasione e medita di salire sul trono di Nabucco. Zaccaria, intanto, rivela con gioia al popolo che Fenena, grazie all`amore di Ismaele, si è convertita alla religione ebraica. Essa viene raggiunta da Abdallo, vecchio ufficiale del re, che svelate le ambizioni di Abigaille, le consiglia di fuggire per non incorrere nella sua ira. Ma non c`è tempo, poiché giunge Abigaille che ha con sé i Magi, il gran Sacerdote e una folla di Babilonesi. Giunge però, inatteso, anche Nabucco che si ripone la corona sul capo,imprecando contro il dio degli Ebrei e minacciando di morte Zaccaria. Alla dichiarazione di Fenena che rivela la propria conversione, egli replica imponendole di inginocchiarsi e di adorarlo non più come re, ma come dio. Il dio degli Ebrei lancia un fulmine. Nabucco, atterrito, cade agonizzante, mentre Abigaille si pone sul capo la desiderata corona.
Parte III. La profezia. Giardini pensili nella reggia di Babilonia. Abigaille in trono riceve gli onori di tutte l`autorità del regno. Nabucco tenta invano di riprendersi la corona, ma viene fermato dalle guardie. Nel successivo dialogo fra i due, Abigaille ottiene, sfruttando le instabili condizioni mentali di Nabucco, di fargli apporre il sigillo reale su un documento che condanna a morte gli Ebrei. In un momento di lucidità, Nabucco si rende conto di avere condannato anche la figlia Fenena e inutilmente supplica per la sua salvezza. Anzi, Abigaille straccia il documento che attesta il suo stato di schiava, dichiarandosi unica figlia ed erede. Ordina infine alle guardie di far prigioniero Nabucco. Sulle rive dell`Eufrate, gli Ebrei invocano la patria lontana e d è ancora a Zaccaria che consola il suo popolo con una profezia che li sprona ad avere fede.
Parte IV. L`idolo infranto. Dalla propria prigione Nabucco vede tra gli Ebrei condotti a morte anche Fenena. Disperato si converte al Dio degli Ebrei. Abdallo e un manipolo di guerrieri rimasti fedeli al re, vedendo Nabucco rinsavire e rinvigorire, decidono di insorgere guidati dal vecchio re. Nei giardini pensili risuona una marcia funebre: stanno giungendo gli Ebrei condannati a morte. Zaccaria benedice Fenena martire. Ma all`irrompere di Nabucco, cade l`idolo di Belo e i prigionieri vengono liberati. Nabucco torna sul trono. Abigaille, avvelenatasi, chiede perdono morendo a Fenena e auspica il matrimonio di lei con Ismaele. Zaccaria predice a Nabucco il dominio su tutti i popoli della terra.


1Claudio CASINI, Verdi, Milano, Rusconi, 1994, p. 67.

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