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nuovi e vecchi mostri

A palazzo Barberini va in scena l'orrore metafisico delle inaugurazioni romane

Le banalità del direttore americano, le domande che non ci sono al ministro Franceschini e per finire l'orda di vegliardi sul buffet

di Riccardo Rosati

A palazzo Barberini va in scena l'orrore metafisico delle inaugurazioni romane

Basterebbe guardare in alto per strabiliare, ma gli occhi di tutti erano fissi al buffet per conquistare l'amato tramezzino

l'11 gennaio si è svolta presso Palazzo Barberini la presentazione del nuovo assetto delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma –  Palazzo Barberini e Galleria Corsini, divenute autonome con la riforma del MiBACT nel luglio del 2015. A relazionare erano presenti la direttrice di questo nuovo polo museale, Flaminia Gennari Santori, e il ministro Dario Franceschini.

La cornice era di quelle che ricordano il perché l'Italia vada considerata il centro del mondo, quel Palazzo Barberini, al quale hanno contribuito nomi del calibro di Bernini, Borromini e Pietro da Cortona. Una pinacoteca tra le prime al mondo, ma questo dato verrà scritto nei pezzi dei nostri non-colleghi giornalisti? Ovvio che no. Una conferenza stampa, con una stampa sempre più connivente, nel non riuscire nemmeno a fare una domanda scomoda a un Ministro che sa solo ripetere la solita pappardella renziana, nel confondere il turismo con la valorizzazione. Nessun giornalista che, mentre Franceschini inanellava una menzogna dopo l'altra, col plauso dell'ennesimo direttore museale calato dall'America e che dire anonimo è dir poco, gli abbia ricordato che, ad esempio, in questi giorni si sta palesando la possibilità della chiusura del Museo Provinciale Campano di Capua, con la più grande collezione esistente di “Mater Matuta” o che il Museo della Richard Ginori sta per essere messo all'asta. “Che ci frega, stiamo qui per far soldi”, in breve è stata questa la presentazione.

Tante ciarle sul nuovo sito del Museo, su un futuro ampliamento del percorso espositivo di 700 mq, con spazi sottratti al Circolo Ufficiali delle Forze Armate. Ancora una volta una “italiana americanizzata” alla guida di un polo culturale in Italia e, infine, l'annuncio di un futuro biglietto d'ingresso che verrà introdotto per il Pantheon. Ecco, questa è l'Italia sempre più di quei “mostri” di cui parlava Dino Risi nei suoi indimenticabili film. Nel frattempo, quei musei che non fanno danaro chiudono.

Unica nota positiva, la presentazione della grande tela di Pompeo Batoni: Ritratto del principe Abbondio Rezzonico (1766), la quale andrà ad arricchire la meravigliosa collezione di Palazzo Barberini, che però si vede sempre a pezzi, raramente il percorso espositivo è accessibile in modo completo, tanto che i Lemme hanno minacciato di ritirare la loro donazione, poiché il secondo piano del Palazzo, dove è collocata, non è quasi mai visitabile. Eppure Direttrice e Ministro dicono che loro sono degli “illuminati”, giacché loro sanno gestire i Beni Culturali... alla faccia!

Avremmo voluto almeno rallegrarci del cocktail offerto alla stampa presso la Galleria Corsini, purtroppo però ci si è trovati puntualmente a sgomitare con dei vegliardi che si abbuffavano, per poi scoprire, grazie alla “soffiata” di un simpatico cameriere, che questi anziani e maleducati signori si fanno tutti i “buffet della cultura” a Roma, tramite un ben consolidato passaparola. Domanda, chi li fa entrare? Noi ci siamo dovuti accreditare per essere lì. Dunque, poiché la gestione è il vanto del ministro renziano, come è possibile che della gente si imbuchi cosi?

Il lettore ci perdonerà se abbiamo parlato poco o nulla di Cultura, ma speriamo che verremo creduti se diciamo che ciò era francamente impossibile. Il rutto di ottuagenario davanti a una tela rinascimentale, mentre si ingozzava a una festa dove non era stato invitato. La pochezza di Direttrice e Ministro è stata tale che questo ci siamo riportati a casa. Certo, avremmo potuto parlare dei tanti e sublimi Caravaggio o del mitico Ritratto di Enrico VIII (1540) di Hans Holbein. Purtuttavia, a noi è rimasto impresso nell'anima un rutto. Forse siamo riusciti davvero, dopo tanti anni di ricerca e studio, a valutare bene lo spessore di questa “Italia Europea”.

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