FIRENZE: teatro della Toscana.

Un cantiere per l'Opera. Con una guida d'eccezione: Elio

Francesco Micheli e il poliedrico Elio raccontano il melodramma, in un modo davvero fresco e inusuale. Soprattutto per giovani, ma non solo.

di Domenico Del Nero

Un cantiere per l'Opera. Con una guida d'eccezione: Elio

L’opera lirica? Tutt’altro che un pezzo da museo, ma anzi un qualcosa che può entusiasmare i giovani ed essere loro d’esempio. Bellissimo concetto e sicuramente condivisibile, ma sul quale non pochi potrebbero trovare da ridire. Ma se ad affermarlo è Elio, noto musicista e cantante di generi che almeno in apparenza non sembrano avere molto a che fare  con il mondo del melodramma, sicuramente si tratta di un testimonial davvero speciale.

In realtà Elio, come lui stesso ci tiene a ricordare, non è affatto così lontano dalla musica colta: si è diplomato  in conservatorio e collabora con importanti compositori contemporanei, come Nicola Campogrande. E proprio con  questo compositore, il regista Francesco Micheli  e il pianista Simone Soldati  Elio ha presentato nel pomeriggio di ieri il progetto Cantiere Opera presso il teatro della Pergola. Cantiere Opera, coproduzione della Fondazione teatro della Toscana e Parmaconcerti, con il sostegno della Fondazione Luciano Pavarotti, è inserito nell’abbonamento  Il teatro?#Bellastoria ideato e promosso dalla Fondazione cassa di Risparmio di Firenze e rivolto ai giovani tra i 16 e i 21 anni.  

Ma in cosa consiste esattamente questo particolarissimo spettacolo? Sia Elio che Micheli  giocano, giustamente a … non scoprire troppo il sipario. “ Non lo so cosa sia e non lo sa nessuno: volontariamente” – dichiara Elio e prosegue: sappiamo da dove si parte ma non assolutamente dove arriveremo. Da molti anni mi sono avvicinato all’Opera, un processo lento ma sempre più coinvolgente” – dichiara il celebre cantante, che ricorda come il mondo dell’Opera sia stato creato e venga tiutt’ora animato da personaggi estremamente interessanti. “ Proprio qui, in questo teatro, in un angolo, Verdi ebbe una animata discussione con un suo interprete. Parliamo dell’Opera, vero e proprio forziere colmo di gioielli artistici esplorando questo mondo con un esperto e con il pubblico che sarà soprattutto, ma non esclusivamente, di giovani”, conclude Elio.

L’esperto è senz’altro Francesco Micheli , regista d’opera, direttore artistico della Fondazione Donizetti di Bergamo e dello Sferisterio di Macerata.   “Nel nostro cantiere c’è l’Opera, che io amo per la sua potenza ed energia. Questi maestri, i grandi compositori, sanno lavorare una materia nobile e farla diventare un oggetto unico, e di questi grandi maestri c’è una profonda nostalgia. Eppure i personaggi di questo “quintetto d’oro (Rossini Bellini Donizetti Verdi Puccini) erano scabrosi e spesso persino censurati … ma sono comunque uomini mortali come gli altri”. Così  Micheli che, come Elio, esprime una profonda fiducia sul messaggio e sulle potenzialità che la musica operistica possono avere ancora per le giovani generazioni.

E si comincia così a comprendere cosa si mette in cantiere: un incontro, dal vivo, con quegli straordinari artisti, con il loro mondo concettuale, la loro personalità e cultura, l’influenza che hanno avuto. Un ciclo di sei incontri, dal 31 gennaio al 12 febbraio, tutti al teatro Niccolini  alle ore 21 (tranne quelli del 4 febbraio e 5 febbraio, con orario 19 e 16,45 e dell’11 e 12 febbraio con i medesimi orari ). A ciascun compositore saranno dedicate due serate e ognuno di loro è caratterizzato in modo ironico e un po’ scanzonato: Rossini ad esempio è il Rivoluzionario in musica, inspirato in cucina quanto a teatro, che ha sconvolto il mondo allora conosciuto in poche mosse, mentre il “cinematografico” Puccini  è “un toscanaccio gaudente che non si è occupato tanto di teorizzare il senso del proprio lavoro quanto di farlo, e farlo da Dio”. E così, la genesi, la storia, il successo e le alterne vicende delle opere di questi maestri si alternano all’esecuzione dal vivo delle arie più memorabili, che fanno parte della nostra identità come i grandi capolavori delle arti figurative.

Ma …  e il sesto? Gli ultimi due incontri? Un finale a sorpresa e davvero gradito.  Elio e Micheli ricordano giustamente che qualche compositore in giro c’è ancora ed ecco che presentato il maestro Nicola Campogrande, di cui verrà presentata un’opera davvero in fieri,  che ancora non ha ricevuto il battesimo del palcoscenico: nientemeno che un lavoro tratto dal De bello Gallico di Cesare.

“E’ un soggetto terrificante per un’opera, voluto fortemente da Elio malgrado tutti i tentativi fatti per dissuaderlo: talmente impossibile che io e il librettista lo abbiamo accettato”, dichiara il compositore che aggiunge alcune dichiarazioni di grande buon senso a proposito di certe “avanguardie” totalmente incapaci di arrivare al cuore del pubblico.  “Non solo i compositori non sono tutti morti, ma provano ancora ad  evocare quella forma di spettacolo che le compendia tutte (l’Opera, appunto) e può interpretare il nostro futuro”, conclude il maestro Campogrande.  Sarà sicuramente un appuntamento di grande interesse e lo sarà ancora di più poter vedere la sua nuova opera.

Una iniziativa, almeno a quanto sempre, davvero lodevole sotto ogni punto di vista: perché vuole far vivere una delle nostre più grandi tradizioni culturali e avvicinarla al pubblico dei giovani. Perché l’arte, la grande arte, è sempre eternamente giovane.

 

 

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