Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Uno spettacolo di forte impatto e di alto livello chiude la stagione teatrale dell’80 Maggio Musicale Fiorentino: l’Histoire du soldat di Igor Strawinskij, nella rilettura e nella personale interpretazione del regista Alessandro Talevi con la drammaturgia di Kara McKecnie, la cui ultima recita è andata in scena ieri sera al teatro Goldoni.
Talevi ha il dono veramente straordinario e non comune di riuscire a dare una lettura personale e “attualizzante” che non sia uno stravolgimento totale del testo che mette in scena: lo si era già visto con il bellissimo L’amore delle tre melarance di Prokofiev e lo ha ripetuto qui. Come aveva dettagliatamente spiegato nella conferenza stampa di presentazione, [1]l’opera “nasce” da Stravinskij , mescolando la vicenda narrata con l’autobiografia del compositore stesso, che stava vivendo un momento particolarmente difficile e complicato. Particolarmente idoneo a questa opera “da camera” il palcoscenico del teatro Goldoni, in cui il lavoro del compositore russo e la sua geniale messa in scena hanno trovato davvero il loro contesto ideale.
Tutto ha funzionato alla perfezione, dando l’impressione di una preparazione accurata e meticolosa e di meccanismo tanto complesso quanto ben collaudato: la multimedialità realizzata tramite proiezioni che proiettano sullo sfondo della scena (lo studio del compositore) drammatiche sequenze della storia contemporanea: la prima guerra mondiale, un Lenin ghignante dalle fattezze demoniache, la rivoluzione che distrugge chiese e cerca di sradicare il passato della Russia, a cui il compositore era invece legatissimo; ma la “sovrapposizione” della vicenda biografica del maestro alla leggenda del soldato (secondo il meccanismo già descritto nell’articolo di presentazione, a cui rimandiamo[2] ) riesce perfetta e ben lungi dal creare sconcerto o irritazione: anzi rende la vicenda del soldato un dramma che si ripete sempre nella storia, in quella immane e insensata tragedia che è la guerra. Così, alle musiche originali del compositore, si mescolano secondo una sapiente e precisa scansione un canto tradizionale russo con cui una madre si lamenta per la coscrizione obbligatoria dei soldati e la voce di Fëdor Šaljapin (amico personale di Strawinskij) che intona il Lied Der Tod und das Mädchen di Schubert.
Bravissimi, anche nell’inconsueta veste di figurante, i sette orchestrali del Maggio diretti da Alpesh Chauhan con una scansione precisa, asciutta e vibrante, senza la minima “dissonanza” con gli interventi musicali registrati. Decisamente non meritavano … la fucilazione a cui ben sei di loro sono stati sottoposti alla fine; ma questo è dovuto appunto al fatto che anche i musicisti sono in questo spettacolo pienamente “attori”.
Singolarissima opera senza canto,
con la presenza di recitazione e danza, l’Histoire
è un tipico esempio di sperimentazione proto novecentesca, che vedeva gli artisti alla ricerca di nuove
vie espressive proprio nel momento in cui il vecchio mondo sembrava
definitivamente collassare su se stesso. Partendo dalla storia costruita da Stravinskij e Ramuz, Talevi ha immaginato
una sorta di affresco che comprenda la Prima Guerra Mondiale, la
rivoluzione russa e l’emarginazione; una
vicenda recitata in parte nell'originale francese e in parte in inglese. Bravi e
convincenti i protagonisti, il Soldato
di Martin Bassindale , il
Narratore di Benjamin Victor, il Diavolo signorile e mefistofelico di Alexander Blake, la Principessa di Chiara Mogini. Molto
bello e d’impatto nella sua semplicità l’impianto scenico di Madeleine Boyd,
autrice anche dei costumi, molto curate
le luci di Marco Faustini,
così come il suono e le
proiezioni. Grandi applausi e pieno gradimento di pubblico e di critica.
Domani mercoledì 31 ultimo concerto con un programma tra classico e contemporaneo: nella prima parte di Ludwig van Beethoven l’Ouverture Leonore n.3 e la Sinfonia n. 7; nella seconda il Concerto n. 8 per pianoforte e orchestra di Luca Mosca. Sul podio con l’orchestra del Maggio il maestro Marco Angius, direttore musicale e artistico dell’Orchestra di Padova e del Veneto, al pianoforte Anna d’Errico
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