OPERA DI FIRENZE: 80° Maggio Musicale.

BERLINER: la grande musica del Reno conquista le rive dell'Arno.

Un eccezionale concerto dei Berliner Philarmonicker, diretti da Gustavo Dudamel, conclude il festival.

di Domenico Del Nero

BERLINER: la grande musica del Reno conquista le rive dell'Arno.

Gustavo Dudamel e i Berliner

Davvero una serata da grandi occasioni. Il teatro dell’Opera di Firenze è stipato in ogni ordine di posti e accanto a qualche impenitente maglietta spuntano non solo decise le cravatte ma persino qualche abito da sera. Del resto, la temperatura è torrida ma nonostante questo i Berliner  Philarmonicker  regaleranno di certo più di  un brivido di emozione.

E’ veramente un concerto “extra” , quello che il  Maggio  Musicale Fiorentino ha scelto per chiudere definitivamente la sua ottantesima edizione. Ieri sera infatti si sono esibiti  proprio i  mitici “Berliner”,  che erano già intervenuti nella scorsa stagione ma quest’anno sono stati l’unico “extra festival”.

Oltre allo stato maggiore del teatro, con il sovrintendente  Cristiano Chiarot e  il coordinatore artistico Pierangelo Conte, spiccano la presenza del sindaco Dario Nardella e dell’arcivescovo di Firenze,  cardinale Giuseppe Betori. Non è musica sacra e Wagner non si può precisamente definirlo un personaggio in odore di santità, ma la grande musica, come tutta la grande arte, è sempre e comunque un dono del cielo.

C’è molta attesa per il concerto e l’ingresso degli orchestrali e del direttore  maestro Gustavo Dudamel è accolto con un applauso fragoroso. E a ragione; fondati nel 1882 (lo stesso anno della Triplice Alleanza!) i Berliner sono diventati uno dei complessi orchestrali più famosi nel mondo: nel secolo scorso, hanno avuto come direttori artistici calibri quali Wilhelm Furtwängler ed Herbert von Karajan, oltre al nostro indimenticabile Claudio Abbado.

Gustavo Dudamel non è certo da meno: nominato da Time tra le cento persone più influenti del 2009, ad appena 36 anni è uno dei più prestigiosi direttori d’orchestra a livello internazionale, sia nel  settore sinfonico che in quello operistico: basti dire che nel gennaio del 2017 ha avuto l’onore di dirigere il Concerto di Capodanno al Musikverein con i Wiener Philarmonicker.

La prima parte del programma comprende la sinfonia numero tre Renana  di Robert Schumann.  Sin dalle battute iniziali del primo movimento emergono le straordinarie caratteristiche di questa orchestra: un suono compatto e nitido, una straordinaria tavolozza di colori, la potenza degli archi e il nitore dei fiati, dei legni e degli ottoni. La direzione di Dudamel , sicura ed elegante,  rende immediatamente il clima romantico della partitura, con lo slancio cavalleresco permeato di esultanza del primo movimento, a cui fa da contraltare un secondo tema “cortese” e meditativo. Ma se è vero (senza che per questo si possa già parlare di musica “a programma”) che questo lavoro è una sorta di rappresentazione della vita renana, un esempio di “musica evocativa” che tendeva al superamento dei confini tra i linguaggi delle varie arti (quelle che Baudelaire chiamerà corrispondenze), è difficile immaginare un’esecuzione più luminosa di quella di stasera .  La sinfonia presenta infatti una complessa costruzione architettonica in cinque movimenti i cui due estremi,  entrambi “vivaci” e caratterizzati da somiglianze tematiche e armoniche, racchiudono i tre  centrali. La straordinaria ricchezza tematica e tutti i valori estetici e culturali della Renana sono stati resi con una maestria che è veramente impossibile descrivere:  le impennate, i momenti più meditativi e sognanti, gli afflati lirici, con passaggi sempre perfettamente calibrati.

E si può ben dire che sia stato il Reno il ...fiume conduttore della serata. La seconda parte  del concerto comprendeva infatti alcuni brani sinfonici tratti dalla Tetralogia wagneriana. Brani famosissimi, per certi aspetti “sin troppo”, nel senso che la familiarità rischia alla fine di smorzare l’incanto. Ma ascoltare, eseguiti dai Berliner sotto la direzione di Dudamel  l’Entrata degli dei nel Walhalla (Rheingold), il Viaggio di Sigfrido sul Reno e la Marcia Funebre dal Gotterdammerung, la Waldweben dal Siegfried e infine la Cavalcata delle Walchirie è stata veramente una “prima volta”. Baudelaire, scrivendo a Wagner a proposito del Tannhauser, parlava dell’effetto “sinestetico” della sua musica. E’ precisamente l’effetto che si è percepito: gli impasti strumentali, la purezza del suono, i passaggi hanno veramente ricreato quel clima tra il mitico, l’epico  con venature liriche (come nel mirabile Waldleben, con Sigfrido che ascolta i soffi e i sussurri della natura prima dello scontro con il drago) che rendono davvero unico il Gesamtkunstwerk wagneriano.

Impossibile descrivere la gamma di emozioni e sensazioni trasmesse. Basti pensare alla maestosa Einzug der Götter in Walhall: dal montare maestoso dei corni interrotti dalle percussioni, a simboleggiare il martello che svela alla vista avida degli dei la nuova reggia; quindi il “cantabile” che rappresenta il ponte arcobaleno nel cielo e nello stesso golfo mistico, evocato con potenza armonia e nitore indescrivibili …

 Persino un brano come la cavalcata delle Walkirie, sicuramente stupendo ma  per certi aspetti ormai “abusato” ha  riscoperto tutto il fascino terribile, demoniaco e ancestrale, evocato dalla notte del mito e con una sensibilità tra il romantico e il decadente.  Wagner avrebbe sicuramente apprezzato, e questo non è certo poco. Certo ha apprezzato molto il pubblico che ha salutato questo splendido concerto con lunghi e meritati applausi. Un evento davvero da ricordare.

 

 

 

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