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Boncinelli contro il fantasy

L'ottuso oscurantismo post illuminista degli scienziati negati alla bellezza

Il noto genetista, geniale nel suo campo, si addentra in territori a lui ignoti commettendo gaffes culturali imbarazzanti

di Dalmazio Frau

L'ottuso oscurantismo post illuminista degli scienziati negati alla bellezza

Il triste spirito tecnocrate e post illuminista, degno del Cicap e quindi dell’”io non avrò altro credo se non il materialismo ateo”, è quello che ancora una volta contraddistingue la critica – inutile e vaniloquente – di Edoardo Boncinelli contro il Fantasy, apparsa sull’inserto del Corriere della Sera del 25 giugno 2017. Ora, smontare punto per punto le tesi, trite, obsolete e già da troppo tempo da altri migliori di me, ritenute irrilevanti e presentate ancora dal buon Boncinelli, è cosa talmente facile da essere quasi superflua, ma il lettore, spero, avrà la pazienza di accordarmi questo tempo, nella calura di fine giugno.

Concordo tuttavia con il nostro disistimatore del Fantasy quando dice che «oggi viviamo sempre più in un mondo fantasy» e ancora «circonfuso di mistero e di magia». Ebbene sì, ad onta del “migliore dei mondi possibili”, l’anelito al Sovrannaturale, al Meraviglioso, al Sovrarreale, è talmente insito nell’anima dell’Uomo che esso è presente ancora oggi in questo mondo iperconnesso. Certo, anche in coloro che non credono all’esistenza di una realtà spirituale, persino in costoro lo ritroviamo. Poi però, il nostro ottimo genetista, comincia a confondere i “super poteri” con la Magia e l’Incantesimo, dimostrando sin da subito di avere le idee alquanto confuse in materia. Eviteremo dunque, soltanto per ragioni di spazio, di spiegare cosa siano in realtà la Magia e gli Incantesimi sin dai tempi dei Caldei, attraverso poi la ricchezza culturale ad essa legata del Rinascimento con Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Enrico Cornelio Agrippa e Giordano Bruno. Gli basti sapere che Magia non è “super potere”, non è arrampicarsi sui muri – anche se in questo il buon Boncinelli dimostra capacità degne di Spiderman – volare o scagliare raggi termici dagli occhi, ma è il dominio, attraverso “energie sottili”, del Cosmo e dunque del Creato. John Dee, Apollonio di Tiana, Simone di Samaria, Merlino e Alberto Magno perciò non possiedono “superpoteri”, ma conoscenze tali da poter influire sulla realtà sensibile ed ultrasensibile. Ecco perché i “maghi”, gli “stregoni” come Gandalf, i negromanti come Elric e tanti altri, di certo al Nostro ignoti, hanno tanto peso nell’immaginario mitopoietico del Fantastico; perché sono parte integrante del Mito, che voglia o non voglia, piaccia o meno, appartiene e sempre apparterrà all’anima umana. Mi spiace che poi egli dica ancora – per lui mi spiace – di non conoscere nessuno “nella vita” che lanci un sortilegio, perché evidentemente ignora ancora tutte quelle pratiche diffuse – e accertate da innumerevoli studi di antropologia culturale – che ancora persistono in molte culture del razionalissimo secolo XXI. Sciamani, stregoni, “medicine men”, sacerdoti e streghe sono ancora ben presenti, operanti e attivi, non soltanto tra le più sperdute steppe mongoliche o tra le selve subequatoriali ma persino nelle nostre campagne. Superstizione? Infatti sono “Grandi Superstiti”.

Altro errore, anzi di certo svista, nel quale incorre lo scienziato e scientista Boncinelli, è il ricondurre la letteratura fantasy alla prima guerra mondiale. Peccato, adesso saprà che essa è più antica e senza risalire necessariamente all’epopea di Gilgamesh e all’Odissea, senza scomodare Ariosto, Spenser e altri, sappia che l’origine del Fantasy va ascritta a William Morris, esponente della Confraternita Preraffaellita e dunque in piena, romanticissima, Età Vittoriana, dunque almeno un cinquantennio prima della data da lui proposta. Ebbene sì, il Fantasy è connesso al Sovrannaturale, anzi questo ne è parte essenziale, fondamentale, inestricabile. Il mondo “fantastico” è coerente, perché in esso le leggi della Magia appunto, valgono quanto da noi quelle della logica e persino l’attuale pensiero di una certa speculazione fisica quantistica oggi presume posano esistere “universi”, “infiniti mondi” nei quali viggano altre leggi differenti dalla nostre. È il Multiverso bellezza, e non ci si può fare molto, anzi nulla! Ma proseguiamo, visto che si vorrebbe sempre vivere in un mondo appunto governato da ferree e immutabili e logicissime scienze… Ancora Boncinelli sostiene che nella Sf gli eventi rispettino «un filo di coerenza tecnico-scientifica, magari un po’ azzardata». Questo nella cosiddetta “Hard Sf” è probabile che sia, ma vogliamo prendere altri esempi di autori come Poul Anderson, Frank Herberth o E. C. Tubb? Eppure sono tutti grandi e acclamati scrittori di Sf. Invece egli sostiene che «nel fantasy i protagonisti si trovano sempre in balia di forze imponderabili e imprevedibili come la magia». E con ciò? Anche Odisseo è in balia del capriccio di Poseidone ma agisce, reagendo con la propria intelligenza, combatte il fato avverso, sfida gli déi opponendosi ad un destino apparentemente ineluttabile. Altrettanto opinabile è la tesi che gli «eletti» abbiano spesso «relazioni di parentela» o abbiano sostenuto «un particolare tirocinio». Questo forse vale per un “non fantasy” come Harry Potter o invece per un fantasy coma il “Ciclo di EarthSea” di Ursula K. Le Guin, ma non certo per Conan il Barbaro, o per Fafhrd e il Grey Mouser, tanto per fare due nomi a caso, sempre che l’ottimo Boncinelli abbia mai letto qualcosa di loro.

«Le atmosfere[…] sono sempre quelle delle saghe nordiche». Boncinelli dimostra di non conoscere per nulla il genere che critica, altrimenti saprebbe che esistono numerosi romanzi d’ambientazione fantasy mediterranea come quelli dell’autore lui ignoto Avram Davidson, o ambientati in Medio Oriente o in Cina e comunque nell’oriente asiatico, come fa Norwell W. Page con il suo Prester John. Quanto poi alla sua critica al romanzo Gotico, sarebbe forse bene rammentasse che il “Prometheus Unbound” di Mary W. Shelley è sostanzialmente un’opera illuminista, basata sulla scienza materialista, priva di ogni riferimento alla spiritualità e anzi atea, eppure è considerata appartenente al cosiddetto genere “gotico” come “Vathek” o “Il Castello di Otranto“. Mi chiedo anche quali siano questi programmi televisivi che il Nostro si guarda sempre bene dal citare, ma ai quali fa continuo riferimento. Dice ancora che «le storie narrate non possono stare né in terra né in cielo» e sarebbe sin troppo facile rispondergli che infatti esse sono fatte “della stessa materia dei sogni” e che “ci sono più cose tra il cielo e la terra, mio buon Orazio, di quante ne immagini la tua filosofia”. O vogliamo anche sputare sentenze banali, scontate e superficiali su William Shakespeare? Da un epigono di Piergiorgio Odifreddi e di Piero Angela non mi stupirebbe. Ancora Boncinelli dimostra di non aver le idee molto chiare su favole e fiabe, sostenendo che nel Fantasy tutto, ma proprio tutto, sia «magia e sortilegio». Ne è così tetragonalmente sicuro? E comunque se anche così dovesse essere, il Fantasy per sua naturale, ontologica essenza, non si rivolge infatti alla scienza positivista che tanto il Nostro auspica, ma appunto al mondo – da lui ritenuto esecrabile – del Sovrarreale, del metafisico e dunque del Meraviglioso. Un mondo coerente con sé stesso, dunque perché tacciarlo di “inverosimiglianza”? Inverosimile nei confronti di chi? Di quale realtà? Della nostra, materiale, tangibile? Non mi sembra proprio che viviamo in un mondo basato sull’inoppugnabilità della scienza, tanto più che così dicendo il Boncinelli si contraddice con la sua prima affermazione. Lo infastidisce poi che questa sorta di virata verso l’”irrazionale” piaccia a molti, a troppi, sostenendo un’ennesima volta il già ritrito pensiero che questo agire sia una sorta di “fuga dalla realtà”. Inutile citare a tale proposito quanto già scrisse J. R. R. Tolkien sulla «santa fuga del prigioniero» ad uno che vorrebbe ogni cosa attinente alla letteratura e forse non soltanto a quella pervasa di “impegno”, ignaro e incapace non solo di comprendere ma neanche di capire quale altissimo “impegno” sia civile, etico, estetico, filosofico e politico, esista nascosto – e neppure troppo a volte – dietro «al velame» della letteratura Fantasy. Provi a leggere nell’interlinea, il sottotesto, “celato” in opere di scrittori moto differenti e a volte opposti tra loro, in questo genere letterario. Provi a leggere cose viene detto tra le righe de Il Signore degli Anelli o tra quelle delle opere di Michael Moorcock o in quelle di una Tanith Lee. Tutte carneadi per Boncinelli, lo immagino. Il Fantasy invece non è mai «divertimento», men che meno è «puro» perché etimologicamente non distrae, non distoglie chi legge da tutti quegli archetipi che sono intimi dell’essere umano, in ogni sua età e non fa altro che cercare una risposta alle più antiche domande che l’uomo si pone da sempre. Così s’insulta persino il più sprovveduto dei lettori, accusandolo di distrarsi, di essere disattento e punto riflessivo. Un poveraccio insomma, un beota che si beve qualunque scempiaggine, tanto è fantasy e la magia risolve tutto. Be’, se così fosse non la vedo tanto diversa da una fede cieca e altrettanto irrazionalmente discutibile su una presunta scienza che ha risposte a tutto. Spiegatelo al calabrone che vola ma non dovrebbe.

Non mi sembra poi che ci sia molta differenza tra un mondo basato sulla “magia” e uno dove è ammessa per convenzione l’esistenza di astronavi che superano la velocità della luce, entrano in iperspazi, gestiscono scudi di energia e usano spade dalla lama di luce fermata a mezz’aria da inoppugnabili teorie scientifiche… Conosco molti lettori di Sf che accettano supinamente tutto questo e molto altro ancora, senza interrogarsi troppo sul fatto che i laser nello spazio dovrebbero essere silenziosi e invisibili, non diversamente da come altri accettano che un incantesimo recitato alla luce della luna apra le porte di Moria. Viene poi a galla l’evidente disprezzo che il dotto Boncinelli nutre verso il Romanticismo, reo a suo dire di aver «disintegrato il pensiero illuminista». Ahimè, purtroppo non è così, anche se, lo confesso, mi sarebbe piaciuto molto; tant’è vi è chi pochi decenni più tardi vorrà ancora uccidere «il chiaro di luna». Non mi stupisce del resto che per lui «conoscenza» sia «scire per causas» e che ritenga la magia un lasciarsi trasportare dal vento dell’irragionevolezza, ma in questo le nostre formazioni culturali sono troppo divergenti e mai arriveremmo ad una sintesi in armonia, essendo per me invece, sempre più vera la sentenza dantesca del suo Ulisse che dice appunto: «fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza». Conoscenza delle Cose Ultime, dei Principi Superiori e dei Grandi Misteri che regolano il Cosmo mosso dall’Amore del Sole e delle altre stelle. Che poi sia il secolo attuale quello della scienza, me ne lasci Boncinelli, ancora una volta dubitare, di là dall’ennesima contraddizione nella quale egli cade, mi sembra che un simile “mito contemporaneo” sia altrettanto fugace o forse più indimostrabile di quelli da lui criticati nel Fantasy. Trovo agghiacciante nel suo snobismo scientista poi, l’idea che egli propugna ovvero di una scienza in mano ad un’elite sola in grado di capirla, mentre gli altri, un branco di ottusi, possono solamente rivolgersi alla magia. Neppure i più oscuri momenti della storia umana hanno pensato questo, e se lo hanno fatto hanno recato poi ben gravi danni fatti di intolleranza e odio verso le “razze inferiori”. Bisognerebbe pensarci. Si giudicano quindi con aria di malcelato disprezzo e sufficienza tutti quei “credenti” che ancora – e sempre meno mi pare – hanno una fede, paragonando ancora una volta, con un’iperbole artificiosa, cose che nulla hanno a che vedere le une con le altre, come il culto delle reliquie, le medicine alternative o i complottismi. Idee parecchio confuse e superficiali quelle del nostro logico Boncinelli che ritiene la razionalità e l’equilibrio esser appannaggio soltanto dei possessori del suo tipo di “cultura”. L’unico degno di essere appellato come tale.

Insomma, ancora una volta è il caso di citare le memorabili parole di quel singolare personaggio creato dalla mente di John Carpenter che è Snake Plissken in “Fuga da LA”. Parole assolutamente adatte a tutto quanto sopra esposto in nome di una vera e propria imposizione di un pensiero unico:  

«Benvenuti nel regno della razza umana».

Buio.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Donata il 03/10/2017 16:25:06

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