Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La polizia indiana ha formalizzato le accuse nei confronti dei due marò trattenuti in Kerala, e sono pesantissime.
La decisione era attesa perchè domani si conclude il periodo di 90 giorni previsto dalla legge indiana per la carcerazione preventiva, dopo il quale sarebbe scattata la possibilità della libertà dietro cauzione.
L'annuncio della presentazione dei documenti da parte del commissario Ajith Kumar, capo del Gruppo speciale investigativo (Sit) incaricato delle indagini sull'incidente, è giunto proprio mentre il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura e la delegazione italiana si trovavano a colloquio con i marò nel carcere di Pujapoora. E a qualche ora dall'incontro dello stesso De Mistura con il “chief minister” del Kerala, Oommen Chandy, previsto per l'inizio del pomeriggio.
Secondo il quotidiano The Indian Express, che sostiene di avere avuto accesso al documento, Kumar chiederà il processo di Latorre e Girone in base a quattro sezioni del codice penale: 302 (omicidio); 307 (tentato omicidio); 427 (azioni che hanno comportato danni) e 34 (associazione per delinquere). In aggiunta, dice infine il giornale, nell'elenco delle accuse è indicata anche la violazione della Convenzione internazionale per la repressione di atti illeciti contro la sicurezza della navigazione marittima del 1988 che stabilisce la giurisdizione territoriale di uno Stato fino a 200 miglia nautiche dalla costa.
La faccenda non è chiarissima, tanto che il Governo Italiano ha richiamato l’ambasciatore in India, per consultazioni.
A parte tutte le questioni relative al diritto internazionale in fatto di territorialità: non sappiamo ancora se i fatti contestati siano avvenuti o meno in acque indiane. A parte l’incontestabilità della morte dei pescatori, la cui responsabilità viene attribuita dagli indiani ai nostri marò. Quel che veramente sconcerta e fa sospettare un gioco “sporco”da parte degli indiani è quell’accusa di associazione a delinquere che lascerebbe intendere il proposito di imputare ai nostri soldati una sorta di volontà organizzata di uccidere quei pescatori,.
Se veramente le accuse sono quelle diffuse dal giornale indiano, la sensazione è che l’India voglia alzare il prezzo della faccenda a proprio favore e se l’Italia non saprà essere durissima, i nostri poveri marò rischiano di invecchiare lontani da casa, affogati nei meandri di burocraticismi indipanabili. E questo non possiamo permetterlo
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