Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
i è successo, in tutta la mia carriera di insegnante, una sola volta ma è stato più che sufficiente e prego veramente il cielo che non mi succeda mai più: venire a sapere che un ragazzo che hai visto crescere, maturare e iniziare ad aprirsi alla vita è mancato.
Si trattò allora, di uno stupido, banalissimo incidenze d’auto. Sono passati ormai 15 anni, ma il suo sorriso e il suo volto sono sempre vividi nella mia memoria e soprattutto nella mia anima.
Ora da insegnante e da genitore mi stringo vicino ai genitori e ai colleghi di Melissa: perché forse chi non fa questo lavoro, tanto bistrattato quando splendido, difficilmente può capire cosa si prova – se non ha avuto, Dio lo scampi, la terribile esperienza di provarla di persona – davanti alla scomparsa di un ragazzo o di una ragazza.
Possono far arrabbiare, essere a volte esasperanti, far cadere le braccia …. Tutto quel che si vuole. Ma è difficile, specie poi quando scatta un quid indefinibile per cui, senza abdicare alla propria funzione e al proprio ruolo, la cattedra non diventa più una barriera, ma uno strumento di dialogo, capire la profonda bellezza e l’enorme patrimonio di umanità che può darti una giornata in classe. E’ tutto un gioco di sguardi, a volte ostili, seccati e persino impauriti, che progressivamente si rasserenano e si trasformano in una luce di fiducia e di stima reciproca. E allora, davvero, si cresce insieme.
Chi non è capace di amare i propri studenti farebbe bene a cambiar mestiere, considerando che tra l’altro per molti altri aspetti non si tratta certo di un lavoro né appetibile né spesso gratificante. E per “amare” non si intende certo fargli le coccole o smancerie, o fargli credere che nella vita in qualche modo ce la si cava sempre e si può anche tirare a campare. E’ un amore che spesso fa male perché si vorrebbe dargli più di quanto siano disposti o capaci di ricevere, perché quando si vuole davvero il bene di qualcuno si guarda al fine ultimo più che ai passaggi intermedi.
Ma soprattutto, ogni ragazzo è un progetto di vita, unico, irripetibile, con le sue particolarità. Nostro compito sarebbe quello di aiutarli a realizzarlo o quantomeno a prenderne coscienza … ma non sempre questo riesce e a volte, sia pure in buona fede, può persino capitare di ostacolarlo.
Tutto a questo a Melissa è stato negato. Non ho il coraggio di immaginare il suo banco vuoto, il senso di orrore e di sgomento tra i genitori, gli amici, i compagni che l’hanno vista crescere, a cui magari ha suggerito durante qualche interrogazione o qualche compito. Se qualcuno facesse del male a uno dei miei ragazzi, anche a qualcuno con cui magari non c’è una particolare sintonia, credo che potrei tranquillamente torcergli il collo senza particolari rimorsi o esitazioni.
Ogni vita è sacra, dall’alba del concepimento (almeno la mia opinione di cattofossile mi spinge a crederlo) al tramonto della vecchiaia; ma senza voler stilare graduatorie di cattivo gusto, non c’è dubbio che quella dei bambini e degli adolescenti lo è in modo particolare: perché sono le promesse che è nostro compito di genitori e educatori aiutare a mantenere, senza soffocarle né tantomeno cercando di farne dei nostri cloni, ma semplicemente fornendo loro quel punto d’appoggio che oggi più che mai, nonostante spesso vogliano far credere il contrario, avvertono la necessità. E chi brutalmente strappa e spegne una di queste promesse, gettando nel dolore e nella desolazione chiunque gli stia vicino non è degno di essere definito un essere umano.
Rieducazione? Sarebbe ora di smetterla una buona volta con un buonismo melenso e bietolone che offende vittime e parenti. Perdono …. Quello forse … purché sulla forca o davanti a un plotone d’esecuzione. E le anime belle e buone, prima di scandalizzarsi, pensino al sorriso di Melissa, della sua amica in pericolo di vita e a quello di tante, troppe altre creature.
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