Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il maestoso Grand Hotel Villa Cora, situato sulle colline sopra Firenze ha ospitato la seconda edizione del Divino Tuscany, 4 giorni, da giovedì 17 a domenica 20 maggio, di cui due ( venerdì e sabato) di degustazioni dei più grandi vini fiorentini; soltanto una delle molteplici e affascinanti tappe dell’evento.
Fondato da James Suckling lo scorso anno, il Divino Tuscany, compendia intenti e obbiettivi in un conciso slogan: «L'idea è semplice: Il mondo deve venire a Firenze per celebrare i migliori vini toscani come il cibo, intrattenimento, arte, cultura e storia. Non c'è posto al mondo come Firenze ».
All’interno della lussuosissima location i sensi erano estasiati da profumi e sapori raffinati e contrastanti tra loro, tra Brunelli. Chianti, Ornellaia e Montepulciano, solo per dirne alcuni: soprattutto nel “grand tasting” pomeridiano, occasione non certo frequente di muoversi tra etichette in formati rari e edizione limitata, sorseggiando il vino e conversando piacevolmente con il suo produttore.
Baudelaire, Verlaine e Pascoli, solo per citarne alcuni, sarebbero stati entusiasti di potervi partecipare. Mentre meno consapevolezza avrebbe assistito certi orientali, nei quali si registra una scarsa cultura vinicola; “schiavi” dell’industrializzazione, più attenti al prezzo (non sinonimo di risparmio!!) che alla qualità!
Tra le degustazioni e la storia di questi “magici” liquidi (dove sono situati i vigneti, chi cura la fase di produzione, come è nata l’azienda, particolari e aneddoti delle varie annate..) emergono preoccupazioni sul “made in”; in Oriente sono maestri non tanto nell’inventare quanto nel riprodurre, se non con qualità migliore, con costi più bassi. Per questa ragione i nostri vinicoltori si tengono ben stretto il loro know-how!
La non cultura vinicola diventa un problema nel momento in cui bere e piacere non vengono a coincidere e dunque “il bere fine a se stesso” porta una svalutazione della qualità.
Per avere un idea della qualità basti pensare ai prodotti italiani del 2003/2004 che si potrebbero definire di un sublime dolce caldo sfidando la canicola che nella primavera/estate del 2003 soffocò l’Europa facendo presagire almeno un annata buia per i vitivinicoltori. Invece no.
I vitivinicoli toscani: tra cui Antinori, Frescobaldi, Mazzei, Ricasoli, Il Borro, Petrolo, Castello Banfi, Dei e il Principe Corsini hanno deliziato i palati non solo di italiani, il pubblico era diviso equamente tra italiani e stranieri, tra i quali spiccava una maggioranza americana.
Non possiamo negare che eventi di questa portata siano vento sulla bandiera italiana, economicamente ma anche da un punto di vista di immagine. Ancora una volta i dati lo confermano: il vino italiano è in salute nonostante la crisi, fatturato a +7% nel 2011 (sul 2010). Soprattutto, ma non solo, grazie ad export.
Il vino italiano è uno dei settori più in salute del made in Italy, tanto che, anche nel riacutizzarsi della crisi economica mondiale, ha visto crescere il fatturato del 7% nel 2011 sul 2010, soprattutto, ma non solo, grazie all’export: +4,4% in Italia, +10,6% oltreconfine.
A completare il quadro ben nove cene (a ingresso limitato col … contagocce, circa 40 ospiti a cena) in palazzi celebri palazzi fiorentini, tra cui palazzo Corsini al Prato Antinori, Frescobaldi, Ricasoli.
E Domenica mattina gran finale nel Valdarno al Palagio: BBQ lunch con Trudie e Sting, che già lo scorso anno ospitarono con entusiasmo questo evento davvero …. Docg!
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