Editoriale

E se il problema fosse la democrazia come l'abbiamo intesa fino ad oggi?

Provocazione sui sistemi che devono cambiare, lancio un sasso cadrà nello stagno o in un vespaio?

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

on essendo mai stato un liberal-democratico,  ma se mai un cattolico” reazionario” (rigorosamente non democristiano)  non  mi sono mai in tutta franchezza posto il feticcio della democrazia, per secoli peraltro ritenuta (con buona pace di Churchill) il peggiore dei regimi possibili.

In realtà, basterebbe avere un minimo di senso storico per capire che ogni epoca ha una forma di governo che le è particolarmente congeniale; e l’errore che si fa è quello di vedere in questo una linea di evoluzione quasi darwiniana, per cui dalla scimmia del feudalesimo discenderebbe alla fine l’homo democraticus, purgato grazie al conflitto mondiale e soprattutto dal secondo dopoguerra, tramite la grazia santificante del liberalismo e del lìberismo, da qualsiasi scoria e/o tentazione totalitaria. Ma qual è veramente l’uomo e chi invece la scimmia?

Ora, se il totalitarismo – soprattutto in quella forma particolarmente abietta di cui sussiste ancora qualche residuato bellico ovvero il comunismo – può certo non essere particolarmente appetibile, rimane il fatto che anche la democrazia avrebbe, per così dire, mostrato un po’ la corda.

Se infatti prendiamo la situazione italiana ed Europea,  basterebbe porsi una breve riflessione che dovrebbe forse scuotere un attimo gli zelatori di San Demo e dei suoi profeti, ovvero i partiti, partitelli e partitucoli nostrani e non solo.

Sicuramente la più grande tragedia europea, ancor più che la seconda, è stata la prima guerra mondiale, dove un ordine secolare che con tutti i suoi difetti, soprattutto in quel miracolo di equilibri e di pacifica coesistenza e integrazione di culture che era l’Impero Asburgico (e non “tolleranza”, parola dal significato quantomeno ambiguo) è crollato lasciandosi dietro un vuoto che è stato riempito in due modi: dapprima con regimi autoritari e/o totalitari, dove il carisma secolare delle dinastie è stato sostituito da quello dal capo; poi, da governi democratici che si sono posti, in sostanza, come l’ultimo anello di una felice evoluzione dell’uomo/cittadino. Possono mutare le repubbliche o persino sopravvivere qualche larva di monarchia, ma il vero sovrano è finalmente il popolo …. Ma davvero?

Ora, dato ma non concesso che il popolo sia davvero in grado di esercitare la sovranità (e su questo si potrebbe aprire un dibattito infinito) proprio la storia del nostro paese dimostra che quella della sovranità popolare è una favola altrettanto verosimile quanto Biancaneve e Cenerentola.

E’ almeno dal secondo dopoguerra che,  pur senza indulgere a complottismi  troppo fantasiosi o a scorgere il massone anche sotto la seggetta, tutto porta a credere che nella storia della nostra repubblica la sovranità popolare abbia contato quanto il due di picche: dagli inciuci sottobanco cattocomunisti (complice anche una certa parte del clero che confondeva il rosso della passione di Cristo con quello della rivoluzione di Marx), alla faccia di un paese che nella sua maggioranza il comunismo non lo voleva;  per arrivare a quella selva oscura di episodi anche terribili e sanguinosi, quali Piazza Fontana, Piazza della Loggia passando per Bologna (c’è davvero qualcuno che crede che siano stati Fioravanti e la Mambro, che hanno sicuramente arcimeritato la galera , ma per tutt’altri motivi?)

Mi rendo conto che i problemi storici appena toccati a volo d’uccello meriterebbero ben altro spazio e approfondimento, ma il tutto serviva semplicemente a fare il punto della situazione e cioè:

Settanta anni (o giù di lì)  di questo tipo di democrazia ci hanno regalato un continente che grazie alla secolarizzazione è passato dal cristianesimo al Dio uno e quattrino,che però oggi trova adoratori o zelatori più abili e che quindi sta, per così dire, pagando il conto di una crisi dura da digerire: una unificazione Europea che si basi esclusivamente sui mercati e sull’economia (aspetti sicuramente indispensabili, ma non i soli) non poteva probabilmente avere sbocco diverso.

E gli scenari futuri non fanno certo prevedere una Europa Felix sotto la grigia egida della burocrazia bancaria.

Un paese, l’Italia, da cui è scomparsa da un pezzo la certezza del diritto, dove la legislazione tutela esclusivamente  chi  delinque e sovente non applica neppure, anche nel campo del diritto privato, quelle numerose norme che dovrebbero tutelare diritti fondamentali, come la proprietà e i contratti (vedi il rapporto inquilino –proprietario);  per non parlare di quella chimera che è diventata la sicurezza dei cittadini, soprattutto nelle fasce più deboli. (Brindisi docet, nel modo più tragico e ignobile)

Un paese con una classe politica che, con un climax veramente discendente, si è degradata dai vecchi marpioni democristiani, socialisti & c. (alcuni dei quali però avevano almeno un minimo di dignità e di senso dello Stato) a quella indecorosa pletora di parlamentari che in molti casi ignora persino la storia del paese che dovrebbe rappresentare: il salsicciaio e il paflagone dei Cavalieri di Aristofane sarebbero in confronto due augusti luminari.

Ma soprattutto che è diventata, salvo poche e lodevolissime eccezioni, del tutto autoreferenziale e scollegata dai problemi del paese: una sconcia casta che si crede tale quasi per dritto divino (peraltro senza nemmeno in molti casi credere in Dio) e che ha ridotto molti ad affidarsi ai virtuosismi di un guitto, con tutto il rispetto per i suoi seguaci tra i quali, si spera, ci sarà senz’altro gente in gamba e migliore di tanti politici “di professione” (per questo del resto ci vuole veramente poco)

Una situazione che sta distruggendo il futuro delle giovani generazioni, nei confronti dei quali si tiene un atteggiamento ambiguo e demenziale, che oscilla da un giovanilismo che poi spesso finisce solo per mercificarne l’aspetto e il corpo e  la chiusura totale verso quegli elementi che oltre a gambe o muscoli dimostrino  di avere  anche qualche neurone e soprattutto di saperlo usare: sì alla velina, anche e soprattutto se cretina, mentre una ragazza o un giovane di talento devono mettersi in coda ad aspettare un turno dai ritmi quirinalizi (ovvero; vietato ai minori di novanta anni se non accompagnati dai bisavoli); poi ci si lamenta  della fuga dei cervelli e del proliferare dei bordelli, che sarebbe a questo punto anche ora di legalizzare; così perlomeno aumenterebbe il gettito fiscale e magari si potrebbe fare a meno dell’Imu.

E alla fine: un governo che non abbiamo voluto, mandato al potere con una prassi quantomeno costituzionalmente discutibile; per non parlare poi dei provvedimenti che ha preso, per i quali non era davvero necessario il gotha della cultura accademica italiana, che evidentemente è ancora tale e quale la definivano le agguerrite riviste fiorentine  dei primi del Novecento e i Futuristi, di cui oggi si sente immensamente la mancanza (o di qualcosa d simile)

Etc. etc. etc. e ce ne sarebbero tante da dire, ma cede la penna (e soprattutto lo stomaco) a tanto oltraggio. Ma allora non sarebbe forse il caso, più che invocare semplicemente un ricambio di quel vorace apparato digerente che è la classe dirigente italica,  di ripensare se anche la democrazia come l’abbiamo conosciuta e applicata non abbia bisogno di qualche utile correttivo?

Quale? Beh, questa potrebbe essere l’occasione di un bel dibattito. Intanto, il sasso è partito; si vedrà se cade nello stagno o finisce in un vespaio.

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da ilsavio il 28/05/2012 16:29:20

    Mi trovo d'accordo sulla necessità di un ritocco all'attuale democrazia...d'altronde non si tratta di un concetto cristallizzato in una sola versione ma proprio perché appartiene al popolo deve modificarsi in base alle sue esigenze.

  • Inserito da ilsavio il 28/05/2012 16:29:20

    Mi trovo d'accordo sulla necessità di un ritocco all'attuale democrazia...d'altronde non si tratta di un concetto cristallizzato in una sola versione ma proprio perché appartiene al popolo deve modificarsi in base alle sue esigenze.

  • Inserito da Helmut Leftbuster il 25/05/2012 20:44:25

    Indubbiamente il tipo di assetto democratico adottato dopo la guerra, teoricamente equilibrato ed evoluto, è poi finito rapidamente preda di quelle nefaste ideologie mondialiste che l'hanno fatta da padrone sino ad oggi: cattocomunismo, radical-scicchismo, multiculturalismo. Quando basta predicare "l'accoglienza" indiscriminata per mettere le briglie ad un principio costituzionale come quello dello Ius Sanguinis, è facile capire quanto il concetto di "democrazia" rischi di essere poi nei fatti eluso e deluso; senz'altro deviato. Resistiamo in nome dell'Identità regalataci (spesso a prezzo del sangue) dai nostri Padri.

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