Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Ted Bundy al tavolo con i suoi avvocati
«Bello, elegante, romantico, dolce, attraente ...»
Così veniva definito dai suoi amici, dalle fidanzate e da tutti quelli che lo conoscevano; mai avrebbero pensato fosse l’artefice di tanti omicidi di giovani donne.
Ted Bundy, nasce nel 1946, figlio di una ragazza single che proveniva da una famiglia puritana.
La stessa lo respingerà durante i primi anni della sua vita in quanto figlio illegittimo, cercando di nasconderlo dappertutto agli occhi della gente, e considerandolo un disonore per la famiglia, a tal punto che quando venivano visti insieme si facevano passare per fratelli.
Bundy viene cresciuto da suo nonno, un uomo molto violento che picchiava la moglie quotidianamente.
Le conseguenze di queste situazioni, del periodo infantile, sarebbero emerse nell'adolescenza, a causa della sua estrema timidezza con tendenza alla solitudine, come per esempio la mutilazione degli animali che riusciva a catturare.
In seguito studierà legge e contribuirà attivamente ad un partito politico.
Ma in questa fase della vita, deluso da una società in cui non si adatta, inizia il suo percorso di assassino seriale.
Il primo dei suoi crimini avverrà a Washington nel 1974, quando si accanirà contro una donna mentre dormiva, colpendola con una mazza di ferro.
Appena un mese dopo ucciderà una ragazza, nel campus universitario in cui studia lo stesso Ted , lasciandola in una pozza di sangue.
In tutti i suoi omicidi adottava lo stesso rituale inseguendo la giovane vittima per le strada, strangolandola e finendola nella propria abitazione.
A volte le sequestrava, dopo averle colpite, e le trasportava in un luogo più sicuro.
Una volta morte, le sodomizzava con il membro o con un’ oggetto che aveva a portata di mano, dopodiché le mordeva in tutto il corpo.
Bundy è stato considerato un chiaro esempio di quello che sarebbe un assassino psicopatico seriale; non solo per aver subito un'infanzia traumatica, ma soprattutto per il proprio aspetto che sempre ispirava fiducia nelle vittime.
Anche se, inizialmente, commetteva i sanguinosi crimini di notte per allontanare la possibilità di eventuali testimoni, iniziò -a poco a poco- a divenire più fiducioso rivolgendosi alle future vittime in pieno giorno.
Aiutato dal suo fascino e dalla personalità carismatica, un giorno, mentre stava passeggiando nel parcheggio del supermercato, intento ad aiutare due giovani donne a guidare la propria auto Volkswagen, fingendo di avere un braccio rotto, notò subito che le ragazze non si stavano accorgendo di avere davanti uno spietato serial killer.
Dopo i suoi primi delitti, Bundy cominciò a viaggiare in
gran parte del paese: Washington, Utah, Colorado e Florida, lasciando dietro di
sé una serie di rapimenti e omicidi.
Verrà arrestato per la prima volta il 16 agosto 1974, in Utah, dopo essere stato identificato da una donna che mesi prima aveva tentato di rapire.
La condanna comminata sarà quella di scontare una pena detentiva in Colorado, riuscendo, ben presto, a fuggire agli agenti che lo stavano traslocando in carcere.
In questi due mesi, continuerà a commettere degli atrici e inquietanti assassini; stavolta tre ragazze, una delle quali aveva solo dodici anni.
Verrà, poi, arrestato nuovamente in Florida.
Al processo, si sarebbe difeso come avvocato, sostenuto da un gruppo di giovani "fans" che gradavano, fuori dal tribunale, la sua completa e assoluta innocenza.
Ma, la prova inconfutabile che lo accusò, senza
fraintendimenti, arrivò dal dentista forense quando andò a mostrare, dopo averli
confrontati -con altre persone- alcuni segni di morsi su un corpo martoriato.
Erano, ineluttabilmente, le “zanne” –come
ebbe a definirle il dottore- di Bundy.
In seguito, anche gli altri corpi sottoposti a controllo evidenziarono la dentatura di Ted.
Dopo sei ore di camera di consiglio, la giuria stabilì di condannarlo al braccio della morte per 14 omicidi di primo grado ...
Aveva una particolare e morbosa attenzione per i corpi di giovani donne dai capelli lunghi e scuri, che gli ricordavano, confesserà, la sua ex ragazza, che lo aveva respinto alcuni anni prima.
Nello stesso tempo, queste ragazze avrebbero rappresentato la madre che lo aveva abbandonato in tenera età.
L'assassino ebbe a dichiarare agli psichiatri, " Tutta la mia rabbia che ho sfogato sulle ragazze che ho ammazzato, era diretta contro mia madre”.
Potremmo paragonarlo a una miscela esplosiva composta da un killer organizzato e disorganizzato.
Egli sapeva mostrarsi con una personalità molto immatura, lasciare indizi nel posto del crimine, o al contrario prepararlo accuratamente, selezionando le vittime e lasciando poche tracce.
Egli stesso si considerava un “tossicodipendente” del crimine, e benché assicurasse, agli psichiatri, che avrebbe potuto smettere di ammazzare non appena glielo avessero ordinato, dentro di sé, invece, sapeva benissimo che questo demone non lo avrebbe mai lasciato.
Confessò di non aver ucciso 14 donne, ma bensì di averne ammazzate e violentate 28, dal 1970 alla sua cattura.
Diversi test psichiatrici diagnosticarono e lo valutarono individuo dalla personalità schizofrenica: sbalzi di umore molto repentini, impulsività, tendenza alla facile emozione, desiderio di innalzarsi sugli altri, isteria, instabilità emotiva, rifiuto della società e della realtà, ansia, depressione, complesso di inferiorità, immaturità, ossessività, egoismo, tendenza alla falsità, difficile adattamento ai luoghi, persecuzione…
Ted Bundy verrà giustiziato sulla sedia elettrica nove anni dopo la sua condanna, il 24 gennaio 1989, con l’accusa di aver trucidato 14 giovani donne.
Inserito da ines giolli il 09/06/2012 14:30:42
le atrocità che certi elementi riescono a commettere sono fuori da ogni mente umana.in tempi più recenti viene data loro infermità mentale,con questo credono di aver chiuso il conto con la loro coscienza.ammesso che ne abbiano una .
Inserito da Loredana il 09/06/2012 12:39:33
Il volto bello del Male. Leggendo le vite di questi mostri (purtroppo non so ancora considerarli esseri umani), mi accorgo di quanto abbiano tutti in comune: madri non adatte a essere tali, violenza e sopraffazione comminate a volontà semplicemente perché si è bambini e indifesi, mancanza di consapevolezza delle atrocità commesse, se non addirittura stupore di fronte al giudizio e alla condanna. Ogni volta mi domando: ma com'è possibile che non si riescano a fermare in tempo, prima che spargano così tanto dolore e sofferenza sugli altri?
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