Lettere al Direttore

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di Simonetta Bartolini

CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA

( le colpe dei partiti e  le colpe degli elettori)

Criticare il comportamento dei politici italiani è fin troppo facile.   Eliminato con un referendum il finanziamento pubblico ai partiti,   questi sono riusciti ad intascarne il triplo.

Facendo aumentare in un modo spropositato  il numero dei  dipendenti  pubblici,   in particolare impiegati,   si sono creati  un popolo di  fidi “elettori” ,   che a sua volta  hanno creato una paralizzante burocrazia che “disarma” il volenteroso.

Hanno più volte promesso di ridurre il numero dei parlamentari,  delle provincie,  degli enti inutili,  ma la decisione viene continuamente rimandata .

Aver trovato  un politico con le mani “nella marmellata”,  non fa più notizia,  fa più notizia non averlo trovato.    

 Molto ci sarebbe da dire al riguardo del  come i partiti si  comportano quando hanno qualcosa da dirci,  essendo autoconvinti  di essere gli unici depositari del” sapere”,    il loro non è un parlare, ma un “pontificare”, infatti  ritengono di essere gli unici in grado di “salire in cattedra”.         

Si pensi alla occupazione partitocratica del territorio e delle istituzioni,  ogni angolo dell’Italia , comuni,  provincie regioni, sono  diventati   loro “feudi”.   Ma chi a dato a loro tale investitura ?     Siamo di nuovo precipitati nel Medioevo?

Non parliamo poi di tutti i privilegi della così detta “casta”,   stipendi, pensioni, auto blu,  ecc.

Alcuni  di loro, le classiche mosche  bianche, dicono  “siamo   onesti” “, “non abbiamo colpe”, “siamo tranquilli”,  ma cosa fanno per cambiare? Meno di niente.  Se veramente fossero “nauseati” abbandonerebbero   tutte le cariche politiche, e denuncerebbero  il comportamento dei loro colleghi.  Ma perché non lo fanno? La ragione è una sola, dove troverebbero un identico lavoro?  Non hanno tutti i torti, hanno fatto tanto per arrivarci, perciò non vedono la ragione di sollevare il loro sedere dalla poltrona.

Ma come si comportano i partiti  al seguito delle  nostre giuste critiche, che prossimamente potrebbero diventare giusti  insulti? Logica vorrebbe che rendendosi contro della situazione in cui si trovano,  decidessero di fare una ”inversione di rotta”, ma neanche per sogno, a parte una ventilata e sempre rimandata “rottamazione”,   non sono andati oltre.  Anzi  cercano di  addebitare  a noi cittadini , le maggior colpe di questa “deriva partitocratica”, infatti ci accusano di poco senso civico,  di scarso attaccamento alle istituzioni,  qualunquisti, antipolitici, ecc. Da che parte viene il pulpito!    La volpe sta facendo la correzione alle galline.

 Con queste  critiche ,  non si intende dire  che se  tutto va male,   la colpa è tutta dei partiti,   anche noi  purtroppo abbiamo delle colpe.   Vediamole.

Tralasciamo le colpe cosi dette “veniali”,  cioè cittadini che hanno preso una tessera,  non per “partecipare”  alla vita del partito,  ma per chiedere favori.    Un comportamento deplorevole,  purtroppo  molto diffuso,  che sicuramente ha  negativamente  “contagiato” i partiti.

Ma qui si vuole  toccare alcuni “tasti” , di cui si parla troppo poco;  iniziamo con le conseguenze dovute alla   scarsa preparazione politica degli elettori.

Alcuni anni fa, fu fatta una inchiesta-sondaggio per conoscere il grado di conoscenza  che gli elettori  avevano  al riguardo dei programmi  dei vari partiti.  Scopo, constatare se gli elettori  erano a conoscenza del reale comportamento dei partiti, in particolare,  se quello che avevano promesso,  fosse  o non fosse stato  successivamente mantenuto. Come si è svolto tale  sondaggio:   agli elettori che non avevano niente in contrario di  dire per quale partito avevano votato,  è stata chiesta  per quale ragione hanno votato il tal partito.  Grande delusione degli intervistatori, l’ottanta per cento di questi elettori avevano votato un partito che in parlamento aveva continuamente  avversato le  scelte che invece l’elettore  col  voto aveva inteso premiare.  Al restante venti per cento degli elettori che avevano  “indovinato”, è stato chiesto  di elencare alcune delle ragioni per cui  gli altri partiti non meritavano  di essere votati,     altra grande delusione, la stragrande maggioranza di  loro si sono limitarti  ad una generica risposta:  perché sono di destra, oppure perché sono di sinistra.  Solo una piccolissima parte di loro,   ha dato risposte  qualificate.

Domanda, ci rendiamo conto delle conseguenze che si creano a causa di questa scarsissima conoscenza  politica? I politici hanno fatto ben poco per combattere questa nostra poca  informazione,  anzi si potrebbe dire che  loro sono gli artefici, infatti, quando  descrivono le loro scelte, parlano in politichese, infatti usano  parole a doppio o a triplo senso,  difficilmente comprensibili anche ai commentatori politici.

 Non dimentichiamoci  che i    legislatori hanno la necessità di conoscere esattamente ciò che gli elettori chiedono,  diversamente non si vede come sia possibile   andare incontro alle loro esigenze.

E allora che fare? Ricordo molti anni fa, ancora giovanissimo, pur essendomi appena affacciato alla politica, mi resi conto dell’esistenza del problema appena accennato, ebbene, seppur provocatoriamente proposi  “la patente a chi vota”,  in parole povere, chi non era  interessato  ad una seppur minima  conoscenza  delle  proposte e del comportamento  dei vari partiti, non poteva votare.

Tocchiamo un altro “tasto” non meno “delicato. Sarebbe idealmente necessario che dando il voto ad un partito, ognuno di noi  potesse  pronunciarsi  anche  sul loro comportamento, cioè poter dire : mi sei piaciuto, oppure  mi hai deluso. Purtroppo  il voto non permette la possibilità di spedire “messaggi”di tal genere, infatti    il voto ad un partito è solo,    e niente altro,   che un “consenso” e come tale ovviamente viene inteso.

Troviamoci nei “ piedi” dei partiti, quando dopo ad una tornata elettorale,  si apprestano a  commentare i voti ricevuti,   ad un  aumento dei voti,   viene dato  un ben preciso significato:   che  i loro programmi , che  le loro battaglie,  che  l   loro comportamenti ,  sono piaciuti,   conseguentemente  ritengono  doveroso  continuare sulla  strada intrapresa.  Qui la contraddizione è evidente,   dare un voto ad un partito  è un consenso, come dire “continua così ” ,   perciò non possiamo dire a loro “avanti tutta”  e contemporaneamente   pretendere  un cambiamento. Ed infatti,  anche perché a loro non conviene, i partiti non cambiano.          

I partiti hanno molte cose da rivedere, ma qualcosa dobbiamo rivederlo anche noi.

Sgubbi Giuseppe Solarolo Ravenna

 

 

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