Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Crisi del trasporto su ferro
Ultimamente il nome della prestigiosa università Bocconi si unisce con inquietante frequenza a note di sgradevolezze per i cittadini italiani.
Il governo dei tecnici che tanto ci fa tribolare è targato in gran parte Bocconi, dalla stessa vengono uomini e donne che Monti piazza nei posti strategici e che per il contribuente è preannuncio di dolori economici.
Ora la notizia che farà arrabbiare un’ingente parte di italiani l’ha data il numero uno di Ferrovie italiane, Mauro Moretti, nel corso di un convegno ... alla Bocconi!
Nel 2013 niente treni regionali, cioè niente servizi ai pendolari che usano le ferrovie per recarsi al lavoro tutti i giorni, perché non ci sono soldi.
Moretti ha lanciato un ultimatum allo Stato, o ci date più soldi o niente servizi, solo frecce –rosse argento e d’oro– che costano cifre da capogiro o quantomeno tali da essere sempre meno utilizzabili dall’italiano medio che se la vede sempre peggio con il bilancio familiare.
Messa così, la sortita di Moretti potrebbe anche sembrare di buon senso, quanto meno dal punto di vista aziendale: senza soldi non si va da nessuna parte e quindi si tagliano i rami non produttivi come il trasporto locale che, pur essendo il più frequentato, ha prezzi non competitivi.
Peccato che Fs non sia un’azienda completamente privata, anzi, buona parte del capitale per l’esercizio del servizio ai viaggiatori viene dallo Stato o dalle Regioni. Quindi se lo Stato e/o le regioni diminuiscono i contributi, Moretti che fa? Leva i servizi.
Anche questo potrebbe sembrare ovvio se la faccenda non fosse così semplice, infatti la privatizzazione delle Ferrovie dello Stato non è stata una totale cessione dell’azienda ad un privato, ma si è trattato di una privatizzazione formale cioè una trasformazione in Spa con partecipazione statale totale attraverso il ministero dell’Economia e delle finanze.
Insomma le Fs continuano a chiamarsi e ad essere Ferrovie dello Stato tranne che per quanto riguarda la gestione.
La gestione quindi deve tener conto non solo di profitti e perdite come in una qualunque azienda privata, ma dei servizi dovuti ai cittadini italiani che non solo pagano il biglietto, ma pagano una parte della baracca con le loro tasse.
Va detto che la gestione privatizzata delle Ferrovie ha ridotto molti sprechi, ha eliminato quelle sacche di sperpero accumulati in decenni di gestione statale. Va detto anche che Moretti ha risanato i bilanci che sono andati in attivo. Insomma ha lavorato bene.
A questo punto Moretti si deve essere fatto prendere la mano e indifferente al delicato (drammatico) momento che sta attraversando il paese fa la voce grossa e minaccia di lasciare a piedi i poveri pendolari che vengono già trattati come bestiame di poca importanza.
In compenso ha potenziato i treni ultraveloci, che ormai sono (quasi) una meraviglia (tranne le volte (spesso che fanno ritardo o si rompono per strada), li ha trasformati nel vero rivale del trasporto aereo, dimenticandosi che però l’Italia non è fatta solo di turisti, manager, e benestanti ma anche di lavoratori che prendono il treno per portare a casa uno stipendio sempre più misero.
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