Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La casa museo di Sigfrido Bartolini è la casa-laboratorio dove egli visse per tanti anni in compagnia della moglie Pina e dei suoi due figli, Simonetta e Alessio e rappresenta lo specchio della sua vita di pittore, incisore e scrittore.
La casa è abitata dalla moglie del maestro, sensibile depositaria delle memorie storiche familiari che ci racconta l’uomo e l’artista riuscendo a donare sincera e inaspettata emozione alle persone che vi si accostano come ospiti, visitatori preparati o semplici curiosi.
Per raggiungere la casa si percorre un piccolo ma significativo tratto della campagna pistoiese tanto cara all’artista.
I tre piani di via di Bigiano 5 raccontano lo spirito di Sigfrido Bartolini, un uomo davvero non comune e lo raccontano non attraverso i cimeli e gli oggetti di uso personale che occupano, giustamente, zone marginali degli ambienti, ma attraverso le tracce che Bartolini stesso ci ha lasciato: il modo in cui ha accostato una statua a una sfera di creta e a un capitello, un dipinto a un’incisione, un’anfora a un acquerello, tutto ci indica il suo modo di ordinare la realtà e di riesaminarla attraverso la sua arte.
I calchi in gesso, a grandezza naturale, della Venere di Milo, di quella di Cirene e i Fregi del Partenone, disseminati per la casa, testimoniano il suo debito alla classicità. Le pareti del salotto sono adorne di opere pittoriche e grafiche di artisti che lo ispiravano o che erano stati suoi maestri, come Pietro Bugiani e Alfiero Cappellini. E ancora si possono ammirare una litografia di Carlo Carrà, un dipinto di Ardengo Soffici, un curioso monotipo doppio di Mario Sironi, opere di De Chirico, di Lorenzo Viani, di Mino Maccari e una serie di monotipi dal titolo “Il trionfo della morte”, realizzati da un giovanissimo Bartolini nel periodo della tragica alluvione nel Polesine, una catastrofe che l’aveva particolarmente colpito.
Il resto della casa è occupato dalla straordinaria quadreria per lo più composta dalle opere dell'artista: dai grandi affreschi staccati, agli oli, ai monotipi, alle xilografie.
La casa di Bartolini testimonia, in modo evidente, l’amore che egli aveva per gli oggetti realizzati a mano dagli artigiani, che troveremo riprodotti in molte sue opere. L’amore per la cultura popolare si manifesta anche nella collezione di anfore proveniente da tutte le regioni italiane che si vede nello studiolo, dove sono raccolti i libri della sua formazione. I volumi sono conservati in una libreria costruita dallo stesso artista, che amava molto fare da sé i propri mobili o modificarli a proprio piacere. L’anima di cartapesta di un cavallo a dondolo per bambini, un rocchetto per intrecciare funi diventano elementi caratterizzanti dell’arredo. Bartolini rende visibile ciò che altrimenti sarebbe invisibile!
La visita prosegue nel Laboratorio, il luogo probabilmente più ricco di fascino dell’intera casa: con i suoi torchi, l’odore degli inchiostri per la stampa, le sgorbie, i coltelli, i legni, i rulli e le carte. Da qui si esce nel piccolo ma delizioso giardino dove è possibile ammirare le piante fiorite che caratterizzano i paesaggi cari all’artista, e dove vivono le amate tartarughe. Qui si respira una “calma inquietudine” e si gode di un vento fresco che porta un buon odore e percezioni e immagini; luogo ideale per il caffè letterario immaginato dall’instancabile signora Pina.
All’ultimo piano, si accede ad una bellissima mansarda in cui sono conservati la ricca Biblioteca d’arte, una grandissima matrice xilografica (80x100 cm), il Fondo di Riviste del Novecento, l'Archivio e il Fondo epistolare di Sigfrido Bartolini. Vi sono anche i rami biffati che testimoniano il rispetto del patto intercorso tra l’incisore e i collezionisti.
Parlando dell’arte di Bartolini ci si è spesso interrogati sull’assenza della figura umana nelle sue opere. In effetti l’uomo non si vede ma a noi invece, piace pensare che sia molto presente, che l’artista sia stato sempre molto interessato alle visibili tracce che, nel tempo, l’uomo ha lasciato sul territorio. Sulle sue splendide spiagge dipinte infatti persistono ostinati i segni di una presenza invisibile che non si lascia scorgere: un grande ombrello bianco che ripara dal sole, una tenda che qualcuno ha montato e lasciato lì, una bandiera, un nastro, un pallone, o delle reti che sembrano essere state abbandonate, ma da chi?
E questo è evidente anche nella sua casa, una casa accogliente, dove sembra di sentire continuamente la sua presenza insieme a quella dei suoi amici artisti, dei suoi maestri, dei suoi allievi che discutevano con lui di natura e di arte e della sua bella famiglia.
Questi personaggi non sono mai mostrati in fotografia, come invece accade solitamente in una casa museo ma fanno prepotentemente capolino in ogni stanza, ad indicare la capacità dell’artista di comunicare alle persone più diverse, in modo semplice e diretto. Che è poi quello che la sua casa continua a fare.
Inserito da Loredana il 20/06/2012 18:18:12
Se le descrizioni e le illustrazioni delle guide e dei libri di storia dell'arte d'Italia fossero scritti come questo articolo, penso che il turismo culturale interno aumenterebbe a dismisura, e molti più artisti giovani sarebbero tentati di seguire le orme dei grandi predecessori. A me personalmente è venuta voglia di visitare questa casa museo, anche solo per respirare l'aria d'arte che soffia così preponderante qui, e che deve aver nutrito intensamente il giovane Bartolini.
Violetta Valéry ritorna nel suo tempo: una Traviata ottocentesca per il Maggio Musicale
Firenze: una Butterfly d'eccezione per il centenario pucciniano
Madama Butterfly tra Oriente e Occidente: Daniele Gatti legge il capolavoro di Puccini
Una favola che seduce e incanta: Cenerentola di Rossini trionfa al Maggio
Un lampo, un sogno, un gioco: Gioacchino Rossini, Manu Lalli e l'incanto di Cenerentola