Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Da destra in senso orario: S.Ambrogio, S.Agata, S. Gennaro, Santa Rosalia
San Gennaro non sarà costretto a spostare alla domenica la liquefazione del proprio sangue, e il ricordo della pestilenza da cui S.Rosalia salvò Palermo rimarrà al suo posto. Come invocato dal nostro Mario Bozzi Sentieri –e poi dal quotidiano dei vescovi, «Avvenire», scagliatosi contro l'ipotesi governativa dell'accorpamento. “Un grave errore, economico e culturale, pensare alla festa come al tempo libero, ha scritto in un editoriale: questa è la lettura tipica degli economisti, ma non è la più vera”– le feste dei Santi patroni d’Italia non verranno spostate alla domenica suggestiva al giorno che il calendario religioso ha assegnato loro.
Il Consiglio dei ministri ha deciso oggi di “non procedere”
all'accorpamento delle festività, anche per le mancate garanzie di effettivo
risparmio, in questo modo si tutela un autentico patrimonio di usi e
tradizioni, scandito città per città da nomi venerati come quelli di
Sant'Ambrogio, San Gennaro, Santa Rosalia, Sant'Agata, San Nicola e tantissimi
altri.
A Napoli la festa di San Gennaro ricorre il 19 settembre ed è una delle tre occasioni
durante l'anno in cui è attesa la liquefazione del sangue del santo, momento
insostituibili in cui trarre presagi e lanciare invocazioni.
A Palermo a Santa Rosalia, la 'Santuzza', in ricordo di una pestilenza cessata
miracolosamente, si dedica 'u fistinu' (il festino) che si celebra dall'11 al
15 luglio con un carro trionfale e un corteo storico in costume: la sera del 14
luglio la processione parte dal Palazzo reale e si snoda lungo l'antico Cassaro
fino a mare, fermandosi dinanzi la Cattedrale e ai Quattro Canti, punto in cui
il sindaco della città sale sul carro e depone dei fiori ai piedi della santa,
gridando: 'Viva Palermo e Santa Rosalia'. Non appena la processione arriva al
Foro Italico hanno inizio i fuochi d'artificio che durano fino a tarda notte.
A Milano, la festa di Sant'Ambrogio, il 7 dicembre, è il giorno in cui
tradizionalmente si apre la stagione del Teatro alla Scala, sempre con uno
spettacolo d'opera di risonanza mondiale. A Roma la festa dei Santi Pietro e
Paolo, il 29 giugno, non era in discussione, perché oggetto di accordi con la
Santa Sede, come, il 25 dicembre, Natale, o il 15 agosto, l'Assunzione.
Tra le feste più sentite, anche quella di Sant'Agata a
Catania, dal 3 al 5 febbraio, misto di fede e di folklore, con i resti della
santa portati in processione su un carro d'argento tirato da centinaia di
devoti in tunica bianca.
Ogni città ha la sua festa, da San Giovanni Battista a Firenze e a Torino, alla
festa del Redentore a Venezia, da San Ciriaco ad Ancona a San Giusto a Trieste,
in questa povera Italia che si accinge a vendere tutto, e tutto a sacrificare
sull’altare dell’ spread e del terrorismo finanziario internazionale, per ora i
santi sono stati salvati, meglio tenerseli buoni qui c’è bisogno di un miracolo
collettivo!
Inserito da stefano il 23/07/2012 14:28:55
Salve Mario. Mi auguro che sia come dici tu. Io constato che dopo il Concilio Vaticano II le Chiese si sono svuotate, le processioni dovrebbero essere una emanazione/specificazione della S.Messa, che rimane il fulcro della cattolicità, soprattutto la S.Messa in latino, cioè la Messa di sempre, che viene osteggiata anche da molti vescovi. Qui a Livorno la processione di S. Giulia attira anche persone che non praticano usualmente, ciò non mi sembra necessariamente positivo: non si può ridurre la fede cattolica alle (sia pure bellissime) processioni. A meno di non porsi come unico obiettivo la mera conservazione esteriore ed etnico-religiosa della fede, che non esaurisce certo l'essere cattolici. Concordo comunque con te sul Sacro e sulla sua presenza.
Inserito da MARIO BOZZI SENTIERI il 23/07/2012 12:27:39
Io non credo che – per dirla con Stefano – la gente “se ne frega delle religioni”. So solo – per esperienza diretta - che , sia al Nord che al Sud d’Italia , la gente continua a seguire le processioni dei Santi Patroni e a fare ala alle loro effigi e reliquie, autentiche proiezioni dell’immaginario collettivo e religioso, che assurge a livelli artistici “di massa” , come – citiamo tre esempi territorialmente lontani - la Festa dei Ceri di Gubbio, “U Fistinu” di Santa Rosalia a Palermo, la sfilata delle Casse Processionali di Savona. Nessuna imposizione per carità, ma certamente molta ostentazione, come è tipico del “Sacro”, parola evocativa che non dovrebbe essere ignota anche ad un pagano del Terzo Millennio, nella consapevolezza delle “contaminazioni” dell’elemento festivo, tra tradizioni cristiane e non. Il che la dice lunga sul valore e l’importanza della “Festa”, ben al di là delle stesse adesioni a questa o quella religione. Diverso evidentemente il discorso sulle ricorrenze civili, il cui valore è tutto da verificare.
Inserito da MARIO BOZZI SENTIERI il 23/07/2012 12:27:36
Io non credo che – per dirla con Stefano – la gente “se ne frega delle religioni”. So solo – per esperienza diretta - che , sia al Nord che al Sud d’Italia , la gente continua a seguire le processioni dei Santi Patroni e a fare ala alle loro effigi e reliquie, autentiche proiezioni dell’immaginario collettivo e religioso, che assurge a livelli artistici “di massa” , come – citiamo tre esempi territorialmente lontani - la Festa dei Ceri di Gubbio, “U Fistinu” di Santa Rosalia a Palermo, la sfilata delle Casse Processionali di Savona. Nessuna imposizione per carità, ma certamente molta ostentazione, come è tipico del “Sacro”, parola evocativa che non dovrebbe essere ignota anche ad un pagano del Terzo Millennio, nella consapevolezza delle “contaminazioni” dell’elemento festivo, tra tradizioni cristiane e non. Il che la dice lunga sul valore e l’importanza della “Festa”, ben al di là delle stesse adesioni a questa o quella religione. Diverso evidentemente il discorso sulle ricorrenze civili, il cui valore è tutto da verificare.
Inserito da stefano il 22/07/2012 15:32:04
Da libertario identitario (e quindi rispettoso delle tradizioni) prendo atto che la gente ormai se ne frega delle religioni. Quindi, da un punto di vista della maggioranza, la religione cattolica purtroppo non è più identità, non è più specificità culturale in Italia. E comunque non si può imporre una festività giudaico-cristiana a un pagano, ad esempio. Nessuno vieta ai cattolici di osservare una certa festa in modo extra-statuale. Io sarei per abolire, come feste di tutti, anche le feste del 1 maggio e soprattutto quella del 25 aprile: proprio per il semplice fatto che non sono feste di tutti (la seconda è addirittura "divisoria" per gli italiani). Non concordo poi con l'anti-mercatismo implicito nell'articolo. I debiti si pagano, ricorrere al solito disprezzo pseudo-aristocratico del denaro non è affatto nobile ed è molto elusivo dei problemi concreti dei cittadini. Una politica statalista dissennata, che molto "aristocraticamente" scarica il debito sulle generazioni future, non mi sembra molto nobile (lo spread non è un altare ma lo abbiamo creato noi stessi, vivendo al di sopra delle nostre possibilità).
Inserito da Loredana il 21/07/2012 10:27:02
...Italiani popolo di santi, poeti, navigatori! E del resto, si scherzi pure con i fanti, ma i santi devono essere lasciati stare, no? Sembra che l'unica risorsa di saggezza che ci è rimasta deve pescare nella nostra tradizione popolare. Per fare i miracoli, però, dobbiamo rimboccarci decisamente le maniche, non possiamo lasciar fare tutto il lavoro ai santi di cui sopra!
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