Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Locandina della presentazione del libro di Cicchitto
Presentare un libro, a Roma, non è mica cosa facile. Intanto devi scegliere il giorno giusto. L’opzione possibile va dal martedì al giovedì sera. Guai a scegliere il lunedì e il venerdì, deputati e senatori sono a casa loro. Senza un parlamentare, un membro del governo non fa troppo chic, che presentazione è?
Per il posto, invece, non ci sono particolari problemi. Va tutto bene. Insomma, rifuggite dall’idea che presentare un volume sia una cosa semplice, nella Capitale è un’arte anche questa. Anche perché i vernissage organizzati per spiegare il senso dell’ultima fatica letteraria diventano l’occasione per incontri ravvicinati, per chiacchiere in libertà, per contatti insomma. E martedì pomeriggio, nonostante si trattasse del saggio del presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, (“La linea rossa”, edito da Mondadori), l’appuntamento non è sfuggito alla regola.
Deputati e senatori, accorsi in massa, ne hanno approfittato per mettere a punto strategie, conversare con i propri referenti sul territorio, consiglieri comunali e regionali, seguendo distrattamente il dibattito, quello vero. Che c’è stato. Perché Cicchitto e Massimo D’Alema, aiutati da Gaetano Quaglieriello, vice presidente dei senatori del Pdl, e dal giornalista Giovanni Pons, hanno discettato dell’anomalia italiana, ovvero l’esistenza del più grande partito comunista d’Occidente, “culla di un giustizialismo arrivato fino ai giorni nostri”. Ma anche di altre anomalie, dalle collusioni pubblico-privato di Tangentopoli al terrorismo di destra e di sinistra.
Nel suo libro Cicchitto ripercorre oltre settant’anni di storia italiana, tracciando quella che definisce “La linea rossa”. Un libro, quello del presidente dei deputati del Pdl, che prova a sviscerare le contraddizioni di Togliatti, “l’originalità di Gramsci” e la sua “eterodossia” rispetto al comunismo stalinista. E poi ci sono anche gli errori dei “ragazzi di Berlinguer”, tra quali c’è anche D’Alema, assieme a Walter Veltroni e Achille Occhetto. E proprio D’Alema ha approfittato dell’occasione per parlare dell’anomalia della sinistra italiana. “In questo Paese”, ha detto il presidente del Copasir, “sembra che ci sia sempre la guerra fredda”. Sarebbe ora di “porre fine a un’inutile baruffa”, cercando di “lavorare su quegli elementi che possono rendere questo paese una democrazia europea”.
La cosa positiva, ha spiegato D’Alema, è che “ci siamo alternati”, centrodestra e centrosinistra, non è stata soppressa nessuna libertà, non è successo nulla di catastrofico. Al massimo”, ha aggiunto il lìder Maximo, “è stato cambiato il nome di una via”.
Insomma, nemmeno Berlusconi ha fatto i danni che tutti dicono. Eppure Cicchitto, sia nel libro che nel dibatitto, si chiede come mai durante Tangentopoli, alcuni partiti, “siano stati salvati e altri siano stati distrutti”. E D’Alema riconosce che “certamente Berlinguer identificò in Craxi il suo avversario principale, a mio parere sbagliando”.
Nel libro, Cicchitto, sottolinea come l’uso politico della giustizia, il “giustizialismo teorico e pratico”, sono stati “in un certo senso lo sbocco finale, presentato in una versione aggiornata e mistificata, dell’ideologia comunista”. Un confronto comunque a viso scoperto, con Quagliariello che rimprovera un certo “razzismo” di una certa sinistra: “Quando si pensa che si è antropologicamente diversi inevitabilmente si arriva a conclusioni di tipo razzista. Quando sento che noi del centrodestra siamo antropologicamente diversi, mi viene l’orticaria”.
Inserito da Luca Bonicalzi il 25/07/2012 22:50:52
AMMINISTRATIVE 2019, IPOTESI PATTO PER FIRENZE? Se ne parla sottovoce, ma in molti ci sperano.
En Bien! La Francia alle urne... ma per andare dove?
L'Italia senza Renzi è un po' più seria ma molto più imbambolata, meglio che torni magari in dosi meno esagerate
Subito elezioni? Forse meglio di no. Spiegalo al centrodestra.
Intellettuali snob, sondaggisti, cantanti pseudo-colti, giornali: tutti gli sconfitti insieme alla Clinton