Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Saggista, organizzatore culturale, attualmente è direttore di Biblioteche di Roma
unedì 9 luglio il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman ha pubblicato sul New York Times un articolo - ripreso qui da noi su “Affari Italiani”, il quotidiano on-line - che dovrebbe farci davvero riflettere.
Che cosa dice Krugman di tanto sconvolgente? In buona sostanza, che è semplicemente folle (per la sua evidente irragionevolezza) che economisti, giornalisti e politici della UE continuino ad affermare che la via di uscita dalla crisi dei debiti sovrani europei, dell’euro e, in parole più povere, dalla depressione che sta attanagliando le economie dell’Europa unita (ma lo è davvero?) consiste in maggiori dosi di austerità, di tagli alle spese e di oneri fiscali.
Anche un bambino, dice Krugman, è in grado di capire che si tratta di una tesi insensata. Seguendo questa strada l’avvitamento su stessa dell’economia vera (produzione/consumi/produzione) non può altro che continuare, vanificando l’efficacia di qualunque taglieggiamento, sia esso espresso attraverso nuove tasse o tagli di salari e posti di lavoro.
Sempre il 9 luglio i dati diffusi pubblicamente sul crollo dei mutui e dei crediti al consumo hanno confermato questa dinamica suicida e l’incremento dello spread - ormai alla soglia del livello che indusse Berlusconi al famoso “passo indietro” - e quindi degli interessi sul debito pubblico si è ampiamente divorato nel giro di una settimana le tanto sbandierate maggiori entrate fiscali.
A questo punto è indispensabile spingere la gente a interrogarsi circa le vere ragioni della politica alla Schettino portata avanti dal governo Monti con l’appoggio di 2/3 del Parlamento. A quali effettivi interessi va incontro la politica della “terra bruciata” praticata dall’ex consulente di Goldman Sachs e dai suoi degni compari di cordata?
L’analisi va fatta sulla tatticae sulla strategia.
Partiamo dalla tattica.
Si tratta di una tipica azione di “divide ed impera” accuratamente studiata nei tempi e nei modi, per impedire che si possa creare un fronte comune della “gente”, cioè di quei cittadini che – a prescindere dal collocamento nell’ambito pubblico o privato, dall’età, dalla collocazione geografica – sono comunque le vere vittime della politica governativa.
Monti ha spezzato la classe media massacrando i dipendenti a reddito fisso, ma lasciando indisturbate le libere professioni sotto il profilo fiscale (le pagliacciate dei blitz della finanza da Cortina a Capri sono appunto solo questo: pagliacciate. Se Monti avesse voluto combattere davvero l’evasione fiscale di liberi professionisti e piccoli imprenditori, dentisti e idraulici, avvocati e ristoratori e via dicendo, avrebbe introdotto il “contrasto d’interessi” cioè la deducibilità anche minima da parte del consumatore della fattura rilasciata dai suddetti. Tutto il resto è fumo negli occhi). Ha messo i vecchi (colpiti a tradimento nei legittimamente attesi trattamenti pensionistici) contro i giovani (illusi di avere acquisito grazie a ciò prospettive di uscita dal precariato e di inserimento nel mondo del lavoro chiaramente false in una economia in grave recessione, a cui il solo vero regalo del governo è la licenziabilità – nell’improbabile caso di una assunzione – grazie alla modifica dell’art. 18). Infine ha incanalato la frustrazione di tutti contro i lavoratori del pubblico impiego secondo gli usi della demagogia più bieca, becera e semplicistica, facendo leva su ciò per un attacco senza precedenti a questo settore.
Il risultato e un “tutti contro tutti”: una meschina guerra fra poveri, che lascia il manovratore libero di tessere le trame della sua vera strategia.
Già, perché questa tattica, a quale strategia prelude? La cortina di fumo cosa nasconde?
Monti si accinge (la spending review è solo un assaggino) a calare una serie di leggi che cancelleranno progressivamente lo stato sociale, (dalla sanità alla assistenza ai disabili, dalle politiche per gli anziani a quelle per i meno abbienti), per poi “privatizzare” a beneficio dei suoi veri padroni una gran parte dei servizi che fino ad oggi erano gratuiti (e il tutto sempre con il maggiore carico fiscale del mondo!!!!) in una imitazione peggiorativa del “modello americano” che tanto piace a speculatori e corporations.
In parallelo Monti sta predisponendo – in nome dell’abbattimento del debito sovrano italiano - la svendita al migliore offerente (sempre i suoi veri padroni) dei pochi gioielli rimasti nel patrimonio pubblico statale (dall’ENI a Finmeccanica, e il tentativo di cessione senza parvenza di gara del controllo di Ansaldo alla tedesca Siemens la dice lunga) e in quello degli enti locali. Il ministro Grilli ce ne ha dato una anticipazione esplicita negli scorsi giorni.
Dopo di che l’Italia impoverita, arretrata politicamente e socialmente di 40 anni, spogliata di gran parte delle infrastrutture pubbliche, economicamente marginale, diventerebbe una pura e semplice colonia dei grandi centri della speculazione internazionale, ma manterrebbe intatta la sua centralità geografica per tutti i grandi traffici illeciti dell’area del Mediterraneo (armi, esseri umani, narcotraffico, ecomafie) con piena soddisfazione delle organizzazioni criminali internazionali, la cui presa sul nostro Meridione diventerebbe definitiva in una situazione di impoverimento diffuso, sul modello dei “cartelli” sudamericani. Una trama alla Brian Aldiss? Qualcosa di assai più concreto, almeno potenzialmente, temo. E tutto questo con l’avallo del PDL? Viene davvero da dire con James Joyce: “La storia? La storia è un incubo da cui cerco di svegliarmi”.
Ma se ci svegliamo, possiamo ancora reagire, mandare a casa i professori e riprendere in mano il nostro futuro. Riattaccando la spina alla nostra democrazia che - per quanto acciaccata – e sempre meglio di questa tecnocrazia sprezzante ed eterodiretta.
Le famiglie italiane detengono un patrimonio privato che è 9 volte il debito pubblico. Perché dovrebbero svendere i gioielli della famiglia nazionale agli speculatori stranieri? Perché non possiamo ricomprarci la quota di debito attualmente in mani straniere e poi togliere semplicemente i nostri BTP, BOT e CCT dal mercato internazionale dei titoli di stato, come prima del ’90?
E’ ora di svegliarsi!
Inserito da stefano il 28/07/2012 00:58:18
Ma magari si privatizzasse un po'... Siamo in un regime socialista e non ce ne accorgiamo neanche. Cerchiamo di non essere egoisti e cerchiamo di non lasciare alle future generazioni un debito pubblico abnorme. Occorre tagliare la spesa pubblica e al contempo serve responsabilizzare una buona volta l'italiano medio, con la sua mentalità da assistito vigliacco. Le ricette buoniste-idealiste lasciamole alla sinistra, che con il compromesso storico con la DC ci ha lasciato questa "bella eredità"...
Inserito da Gian Galeazzo Tesei il 27/07/2012 19:20:00
L'esortazione a svegliarsi e a partecipare meno passivamente alla drammatica fase che la Nazione attraversa e' senz'altro condivisibile ma l'analisi di Viglino sembra richiedere alcuni distinguo. L'idea di combattere la recessione incrementando in defiicit la spesa statale ripropone la classica ricetta Keinesiana che richiederebbe eventualmente un orientamente in tal senso dell'intera Unione Europea e del suo maggiore stato componente la Germania.che invece, come noto, ha un atteggiamento radicalmente contrario. Se la politica della spesa fosse oggi adottata singolarmente dall'Italia lo spread andrebbe alle stelle , gli interessi passivi aumenterebbero di decine di miliardi e ci sarebbe con forte probabilita' il fallimento. Monti ha gravi difetti ,principalmente quello di cincischiare con una classe politica piuttosto meschina e comunque apparentemente inconsapevole della gravita' della fase in atto, ma i problemi che propone sono reali. Vogliamo ripagare l'immane debito che ci ha lasciato la prima repubblica o vogliamo fallire ? Anche noi a destra dobbiamo decidere. Quanto a riconprarci una grossa parte del debito pubblico facendo leva sul capitale risparmiato dalle famiglie, sarebbe idea da applicare, per decisione spontanea dei singoli ( possibilmente) o altrimenti per decreto governativo. Sempre nel frattempo i soldi non abbiano preso , quasi tutti , la strada dell 'estero.o
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