Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Niccolò Campriani
Oro e fango
Un lunedì da leoni per l’Italia, con ben tre medaglie: d’oro con Niccolò Campriani nella carabina, argento con Massimo Fabbrizi nella fossa, dopo spareggio, bronzo con Matteo Morandi negli anelli.
La felicità si sprecava tra gli azzurri, poi il comunicato che sminuisce e rattrista l’intero ambiente: il marciatore Alex Schwazer, incluso nella 50km, campione olimpico, escluso dalla gara, prima ancora di sbarcare a Londra, tramite avviso del Coni.
L'agenzia mondiale antidoping lo ha trovato positivo all'Epo, sostanza vietata, il 30 luglio scorso ma la notizia è giunta poche ore fa. «Ho sbagliato, la mia carriera è finita», ha ammesso assumendosi ogni responsabilità.
L'apparenza dell’atleta che assume sostanze proibite che aumentano le sue capacità fisiche durante le gare, in questo frangente una marcia lunga 50 km, si scontra pesantemente con quella che aveva dato Schwazer di sé, in questi ultimi 4 anni.
Lo vedevamo, grazie ad alcuni servizi televisivi a lui dedicati, tra i monti dove è nato, nella tipica abitazione col terrazzo in legno e i fiori a rimbellirlo, mentre si allenava con la tuta della nazionale, allorquando preparava la cena a mamma MariaLuisa e a papà Josef, che venuto a conoscenza della cosa, dicono, sia mezzo svenuto.
Il suo volto, scelto per reclamizzare Kinder Pinguì, assieme al fratello, stava trasformando il tutto in una favola a lieto fine, ancor più quando venne alla ribalta la sua storia amorosa con Carolina Kostner.
Quando lo intervistavano in merito alla sua preparazione diceva: «In molti mi chiedono come ci si prepara ai Giochi Olimpici: è semplice, allenandosi, allenandosi e allenandosi ancora».
Già, allora, mentiva spudoratamente? Anche quando parlava di «responsabilità, lavoro, duro lavoro, e tantissima passione per il sudore sulla fronte».
Insomma, un finale spiacevole e cupo.
Schwazer si era già nascosto, creando perplessità, rinunciando a una gara breve sui 20km.
Un abbandono dovuto a un fastidioso raffreddore, diceva lui.
Poi, il 30 luglio la verità. Un colpo al cuore all’atletica italiana. Un tradimento al suo allenatore Michele Didoni.
La Federatletica è stata fermissima: « Sul doping non si fanno sconti», ha detto frastornato il suo coach Didoni.
«Non ho neppure voluto chiedergli perchè l'ha fatto: non ci sono giustificazioni. A quasi 28 anni si è uomini, non più ragazzi. Alex deve crescere e cambiare vita».
Questi G.O., per l’Italia, non sgombrano il campo dalle infinite domande e dai tantissimi dubbi che si accavallano e che questo caso trascina con sé: è veramente attendibile la ricostruzione fatta?
Non è che dietro a Schwazer ci siano state altre persone?
E’ pensabile che un atleta azzurro, eleggibile di medaglia, sia abbandonato a sé stesso, così da poter compiere una scelleratezza del genere?
La risposta? Siamo in Italia, tutto è possibile.
Inserito da Marina il 07/08/2012 11:25:21
Una delle piu' grandi vergogne Italiane!!
Inserito da antonella il 07/08/2012 11:15:53
anche perche' si sa che fanno i controlli a sorpresa....che stupidita'!!!
Inserito da angelasimona il 07/08/2012 11:14:39
Oro e fuoco schwazer....bruciato!
Inserito da erika il 07/08/2012 10:56:24
Cara Loredana, il tuo commento non fa una piega
Inserito da Loredana il 07/08/2012 10:49:45
Oro e fango, davvero. Il titolo è proprio azzeccato per quanto è accaduto. Tre medaglie in un colpo solo, prova che il duro lavoro porta risultati. La notizia del doping di Schwazer mi lascia davvero perplessa: non conosco tutta la vicenda, ma mi sembra che questo atleta abbia smarrito la strada che aveva intrapreso. Infatti suona strano lavorare sodo e pulito per diverso tempo e crollare nel fango per aver cercato una "scorciatoia", facile, ma anche molto pericolosa, come si è visto. Il lato buono della vicenda è che non ha cercato di incolpare il mondo, le divinità, la società di qualcosa che ha commesso lui. Mi auguro che cambi davvero vita, come diceva il suo coach.
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