Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
A partire dalla mezzanotte del 9 agosto converrà tenere gli occhi fissi al cielo perché comincia la “Notte di San Lorenzo” e potremmo vedere qualche stella cadente.
Ebbene, ogni volta che ciò capiterà diremo: “Stella, mia bella stella, desidero che...”. Poi potrebbe cadere un’altra e un’altra ancora e, ogni stella, si dice, farà avverare un desiderio.
Ma come scrive Alfredo Cattabiani nel suo “Lunario” (Mondadori), quei punti luminosi, che gli astronomi chiamano Perseidi perché pare provengano dalla costellazione di Perseo, sono in realtà sciami di aeroliti che vagano per lo spazio a grande velocità finché, sfiorando l’atmosfera terrestre, s’incendiano per il forte attrito e si consumano in brevissimo tempo senza lasciare traccia.
Questa “pioggia di stelle” non è l’unica durante l’anno, si verifica anche nella notte tra il 13 e il 14 novembre con le Leonidi, che sembrano provenire da un punto della costellazione del Leone, e in quella fra il 23 e il 24 dello stesso mese con le Andromeidi che giungono invece dall’Andromeda.
Nella tradizione le stelle cadenti d’agosto sono dette anche “Fuochi di San Lorenzo” perché sarebbero le scintille del fuoco che ardeva sotto la graticola del santo durante il martirio avvenuto il 10 agosto del 258.
San Lorenzo
In realtà, come ha spiegato Cattabiani in “Santi d’Italia” (Rizzoli), san Lorenzo non morì abbrustolito ma in un modo più prosaico. Tuttavia la leggenda della graticola è piaciuta di più all’immaginazione popolare tant’è vero che anche un proverbio veneto dice: “San Lorenzo dei martiri inozenti, casca dal ciel carboni ardenti”.
Un altro proverbio ci ricorda che la festa, che cade proprio nel mezzo della canicola, sarà il giorno più caldo dell’anno, ma non bisogna disperarsi perché “San Lorenzo la gran calura, sant’Antonio la gran freddura, l’una e l’altra poco dura”.
Forse questa coincidenza con il periodo canicolare potrebbe spiegare la nascita della leggenda della graticola e il culto straordinario di cui ha goduto il martire che oltre ad avere il patronato sulla città di Grosseto, è anche invocato contro gli incendi nonostante la sua leggendaria morte sulla graticola.
E forse perciò, in alcuni luoghi dell’Italia e dell’Europa, la festa di San Lorenzo conserva riti con reminiscenze pagane di culti solari d’origine celtica: ad esempio, in Romagna si raccomanda di immergersi sette volte nelle acque del mare per purificarsi e propiziarsi fortuna e felicità. Oppure si può fare anche un solo bagno perché, spiega un proverbio, “E' bâgn e' de' d’SaLurénz e' va par sët”, e cioè, “il bagno nel giorno di San Lorenzo vale per sette”.
Comunque sia, una leggenda narrata a Cervia giustifica questa tradizione in chiave cristiana: si racconta che una ragazza fu curata dalla malaria dopo che aveva avuto in sogno la visita di san Lorenzo consigliandole di farsi il bagno in mare la mattina del 10 agosto. La notizia si propagò per tutta la Romagna e ancora oggi è viva l’usanza.
Ma torniamo alle stelle cadenti che dovrebbero splendere nel cielo non solo durante la Notte di San Lorenzo ma anche nelle notti immediatamente successive.
Ebbene, sono chiamate anche “Lacrime di san Lorenzo” perché secondo un’altra credenza sarebbero quelle che il martire romano del secolo terzo, che è sepolto nell’omonima Basilica, versò durante il supplizio e che da quel momento vagano nei cieli, scendendo sulla terra in quella magica notte.
Ispirandosi a questa tradizione Giovanni Pascoli scrisse una sua celebre poesia, intitolata “X agosto”, rievocandovi la morte del padre ucciso in un agguato:
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
luccisero: cadde tra i spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero. Disse: Perdono;
e restò negli occhi aperti un grido:
portava due bambole in dono...
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! D’un pianto di stelle lo inondi
quest’Atomo opaco del male!
Insomma, come afferma Alfredo Cattabiani, “ognuno proietta sulla realtà che lo circonda i propri sentimenti e Pascoli vedeva in questi aeroliti lacrime di dolore, altri invece amano illudersi che siano messaggere di desideri”.
Altri ancora restano con lo sguardo fisso nel cielo e non osano parlare temendo di dire banalità. È bene tacere in questi casi. Basta contemplare con meraviglia uno spettacolo che ci suggerisce l’idea dell’infinito, che ci libera per qualche minuto dal nostro piccolo io. Dunque il Silenzio sarà il modo migliore per contemplare il cielo nella magica Notte di San Lorenzo.
Inserito da Loredana il 08/08/2012 11:12:43
Bellissimo articolo su uno dei santi più venerati in Italia, e anche più famosi, grazie alla notte magica che gli è stata dedicata.
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