Sprechi di Stato

Caro Feltri, adesso fai una campagna per l'abolizione delle scorte a tutti

Occorre cambiare le regole e risparmiare, tu hai la forza, il seguito e l'autorevolezza per vincere questa battaglia, gli italiani te ne saranno grati

di Simonetta  Bartolini

Conosco Vittorio Feltri da tanti anni quanti ad una signora non piace ricordare, l'ho sempre riconosciuto mio maestro di giornalismo (si parva licet), i primi articoli li ho scritti sui suoi giornali per sua volontà, il poco che so l'ho imparato da lui.

Così leggere il suo commento sul Giornale di oggi (15 agosto) non mi ha stupito, anzi vi dirò che nutro la segreta speranza, scusate la presunzione, che abbia letto il mio appello sulle scorte ai direttori di giornali. Oddio, non credo che abbia visto questo minuscolo giornale on line soprattutto perché Vittorio non ama i computer e tutto quel che li riguarda, ma magari qualcuno potrebbe averglielo segnalato e stampato!

Sia come sia, oggi Feltri ha di fatto ribadito quel che Totalità aveva pubblicato ieri e cioè che le scorte sono tutte uguali, e non si può imputare al tutelato la responsabilità dei costi e/o sprechi che esse comportano, anche se si tratta di Fini.

Feltri (potete leggere il suo pezzo di seguito), unico fra tutti i titolari di scorta, ammette che essa ha un costo e non indifferente, e propone che venga tolta a tutti, comprese le prime tre cariche dello Stato, ma intima che, se poi dovesse scapparci il morto, non si versino lacrime di coccodrillo o si lancino accuse alla polizia, al Viminale ecc.

Ha ragione, la conditio sine qua non è la messa al bando delle querimoniose litanie colpevolizzanti che servono solo a chi le eleva a sottolineare la propria limpida, cristallina correttezza preventiva, al netto dall'interesse vero per la vittima.

Se però le scorte non le avesse più nessuno (tranne in rari, eccezionali casi) non si potrebbe lamentarsi che tizio è stato ucciso perché qualcuno gli aveva negato la scorta come accadde nel caso di Biagi, al quale appunto era stata negata in un mondo di super scortati.

A dire il vero manterrei la scorta al presidente della Repubblica, come avviene in tutto il mondo, e la ridurrei a tutela alle altre cariche dello Stato. Fine. Non ha senso che i presidenti dei due rami del Parlamento si muovano con una carovana di macchine, e un corteo di uomini. Le processioni lasciamole alla Chiesa.

Caro Vittorio, ora però fai un passo in più, facci vedere dalle pagine del tuo giornale una bella campagna martellante, come tu sai farne: intelligente, spietata, affinché le scorte vengano abolite a tutti.

Costringi anche gli altri giornali a venire dietro alla tua proposta, obbligali a non ignorarti, e se lo farai come tu sai fare non potranno ignorarti, saranno costretti a seguirti.

Chiama ancora una volta i lettori a sostenere questa campagna di giustizia in tempi di rigore e povertà imminente, non dare tregua ai politici e ai tecnocrati, a chi ci governa o presume di farlo, obbligali con la forza della tua autorevolezza e del tuo essere titolare di scorta disposto a farne a meno come gli altri, a cambiare le assurde regole di questo gioco allo spreco.

Sono certa che  i tuoi lettori, e non solo, saranno in tantissimi al tuo fianco, con noi di Totalita.it in prima fila!

 

Gianfranco Fini è alle prese con una nuova polemica. Il motivo è noto. Egli ha cinque o sei uomini (delle Forze dell'Ordine) che lo scortano. Chi li paga? Lo Stato. Gli uomini - anche i poliziotti - mangiano, bevono, dormono e sono retribuiti. Costano. E allora, che fare in tempo di crisi e di bolletta? La cosa più facile sarebbe abolire la tutela. Ogni personalità, o presunta tale, a rischio o non a rischio attentati essa sia, si arrangi per conto proprio. Se qualche matto le spacca la faccia, pace amen. Affari suoi.Se questa è una soluzione intelligente, la si adotti. Ma la si adotti per chiunque: per il presidente della Camera, per quello del Senato, quello della Repubblica, quello del Consiglio; per i ministri, per tutti: me, Alessandro Sallusti, Maurizio Belpietro compresi. Giova precisare che la scorta non è uno status symbol, ma una misura di prevenzione. E non sei tu a pretendere ti sia garantita: provvede l'autorità ad assegnarla nel caso ravvisi un pericolo. Siamo sempre lì: c'è una legge che regola queste faccende. La legge non è più adeguata? Si cambi. Ma finché è in vigore, e le guardie ti seguono, non puoi essere accusato perché ti stanno appresso da mane a sera. Non è mica una colpa. Per qualcuno magari è una seccatura; non è mai un abuso. Comunque, per tornare a Fini, spesso lo abbiamo punzecchiato per le scelte politiche e non solo. Spessissimo lo abbiamo criticato per i comportamenti. Ma stavolta ci preme dire che non è lui a commettere un errore. Il presidente di Montecitorio - giusto o sbagliato che sia - stando ai sacri testi, va scortato sempre, anche in vacanza. Poiché gli agenti hanno diritto a un piatto di spaghetti e a un letto (collocato preferibilmente in una stanza) è naturale che le relative spese siano a carico dello Stato e non del tutelato. Ripeto. Si considera superfluo, o troppo oneroso, un servizio così? Eliminiamolo non perché a fruirne c'è anche Fini. Eliminiamolo, eventualmente, per tutti, senza discriminazioni in positivo. Occhio, però. Se poi un tizio, che oggi è scortato e domani non lo sarà più, verrà freddato a pistolettate, come accadde a Marco Biagi, niente polemiche: non si dica che era stato abbandonato a se stesso. E non si attacchi per questo il Viminale, il Governo, la Polizia.

Vittorio Feltri, il Giornale, 15 agosto 2012