Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
embra proprio che i nostri politici non ne vogliano sapere di capire che il dramma della politica di questi ultimi anni, e segnatamente di questi ultimi mesi, è lo scollamento totale con quello che era il loro elettorato. Peggio, con il popolo che dovrebbero guidare e amministrare.
Torniamo sul discorso delle scorte. Dopo un durissimo articolo di Francesco Merlo intitolato L'estetica della scorta, pubblicato mercoledi 15 agosto su Repubblica, il presidente della Camera Fini ha replicato al giornale di Largo Fochetti con una lettera, francamente imbarazzante, nella quale fra le altre cose chiede al ministro Cancellieri di sollevarlo dal peso della scorta impostagli per legge.
Richiesta un po' tardiva che sembra obbligata dal gran polverone sollevato in questi giorni da Libero, piuttosto che da una autentica rivendicazione di una giusta rinuncia a un privilegio diventato insostenibile nei modi e nelle forme.
Ancora una volta la sensibilità di Fini lascia a adesiderare, ma non è questo il problema. Il problema è un altro ben più grave e inquietante. Fini, nella lettera che riportiamo di seguito, esorta il ministro Cancellieri a riformare le modalità di gestione delle scorte, ma le dice anche che l'impresa è praticamente impossibile per la resistenza che troverà a tutti i livelli politici e amministrativi:
Dubito che possa riuscirvi se non avrà il sostegno convinto delle burocrazie ministeriali e soprattutto se il mondo politico non saprà trarre da questa vicenda agostana l'occasione per uno scatto di reni, per dimostrare concretamente di non essere una casta.
Dunque, il presidente della Camera dichiara esplicitamente, come un qualsiasi cittadino escluso dai magheggi di palazzo, che nessuno vuole veramente rivedere i privilegi che comportano sprechi esagerati e insostenibili?
Dunque il Presidente della Camera si dichiara costretto a subire il privilegio perchè non ha abbastanza potere per praticare quella sensibilità che Merlo, e noi prima di lui, gli ha chiesto di esercitare?
Tutto ciò è offensivo nei confronti dell'intelligenza di noi cittadini, che non saremo politici, ma siamo grado di capire che queste sono chiacchiere ipocrite per cercare di uscire da un impasse imbarazzante senza però rischiare di rinunciare davvero ai privilegi.
Se a questo si aggiunge che Fini chiama in una sorta di correità tutti i suoi colleghi parlamentari che non si sono mossi per difenderlo,dicendo loro: oggi è capitato a me ma domani potrebbe capitare a voi, la faccenda acquista colori che ricordano un po' il famoso discorso di Craxi in parlamento.
Non credo che gli onorevoli Alfano, Bersani, Di Pietro, Maroni - solo per citare i segretari di partito - si siano compiaciuti leggendo le falsità di Libero sul mio conto. Però mi chiedo: possibile che non abbiano pensato che quando si scrivono falsità così volgari per mettere qualcuno alla berlina quale "satrapo della casta e sperperatore di pubblico denaro" si alimenta un sentimento giacobino di delegittimazione di tutta la politica? Oggi è toccato a me, domani potrebbe toccare a loro perché anch'essi hanno la scorta, più o meno numerosa. Perché anch'essi rappresentano il Palazzo, con il potere e i privilegi, veri o presunti, propri dello status di ottimati della Repubblica...
No, caro Presidente Fini, così non va bene, questo passo della Sua lettera si presta, ahinoi ad essere interpretato come un richiamo a stringere i ranghi in difesa dei privilegi o quanto meno del proprio status. Assomiglia troppo ad una difesa di casta contro il popolino becero con i forconi che maramaldeggia sotto gli spalti della cittadella dove la classe politica è chiusa in difesa.
Non era questo che andava detto. Occorreva chiamare tutti a raccolta per una comune rinuncia, occorreva invocare la soppressione di tutte le scorte a tutti. E quando dico tutti, dico anche e lo ripeto, giornalisti, direttori di giornali, scrittori ecc.
Non aver sentito una invocazione netta, chiara, indiscutibile in questo senso, unita al silenzio di tutti i giornali (già, tutti o quasi i direttori delle testate importanti hanno la scorta e non ci pensano proprio a rinunciare! E Fini lo sa e non può inimicarseli tutti, infatti cita solo Belpietro, che a sua volta dovrebbe rinunciare per essere credibile) Non aver sentito niente che veramente faccia pensare e sperare che veramente i nostri politici -e segnatamente il Presidente della Camera che ha preso carta e penna per replicare alle accuse rivoltegli - abbiano intenzione e ferma volontà di far risparmiare lo Stato rinunciando alla scorta, questo è grave.
Concludo ribadendo che, se il caso della scorta a Fini, per come è stata mal gestita, è stata il casus belli, non è il vero scandalo.
Il vero scandalo sono tutte le altre scorte, quelle di quei signori che in questi giorni di polemica fanno finta di non occuparsene, fanno gli indifferenti, tacciono e aspettano accucciati che la bufera passi e non li tocchi.
In Italia sanno che le cose vanno così, basta stare buoni buoni, e si mantiene il privilegio di un autista sempre a disposizione pagato dai cittadini con la scusa della sicurezza.
E infatti vedrete che andrà così tutti zitti e nessun cambiamento, a spese nostre!
Caro direttore, il bell'articolo "L'estetica della scorta" , di Francesco Merlo, mi dà l'occasione per qualche considerazione che affido ai lettori di Repubblica. Il direttore di Libero, Belpietro, fa ciò per cui è lautamente pagato. Sostituisce il fango all'inchiostro (parole di Merlo) per bastonare l'avversario politico e compiacere il padrone. Non è il primo e non sarà di certo l'ultimo giornalista a trasformare in modo volgare e patetico il giornalismo d'inchiesta da indispensabile presupposto della libertà di stampa a grottesca caricatura della più ottusa faziosità. Ne risponderà, come tante altre volte, in tribunale.
Ma non è questo l'aspetto che più mi fa riflettere e mi preme sottolineare. È il silenzio distratto del mondo politico istituzionale, con le sole eccezioni del Presidente Schifani e dell'onorevole Casini. Intendiamoci bene. Non chiedo nessuna solidarietà. Non ne ho alcun bisogno perché è certo e incontestabile che nella organizzazione del servizio di scorta alla mia persona non ho avuto alcun ruolo dipendendo tutto esclusivamente dagli uffici del Viminale. È una verità, una regola, che vale per il presidente della Camera come per i tanti esponenti istituzionali e politici per cui si ritiene necessario predisporre, e non è certo l'interessato a farlo, misure più o meno rigide di scorta e di sicurezza.
...Non credo che gli onorevoli Alfano, Bersani, Di Pietro, Maroni - solo per citare i segretari di partito - si siano compiaciuti leggendo le falsità di Libero sul mio conto. Però mi chiedo: possibile che non abbiano pensato che quando si scrivono falsità così volgari per mettere qualcuno alla berlina quale "satrapo della casta e sperperatore di pubblico denaro" si alimenta un sentimento giacobino di delegittimazione di tutta la politica? Oggi è toccato a me, domani potrebbe toccare a loro perché anch'essi hanno la scorta, più o meno numerosa. Perché anch'essi rappresentano il Palazzo, con il potere e i privilegi, veri o presunti, propri dello status di ottimati della Repubblica
Ha scritto Merlo: "Fini non può non accorgersi di essere protagonista di un privilegio (legale). Così degradata, infatti, quella scorta non lo protegge ma lo omaggia. Ed è così che in Italia ogni scorta diventa la corte del potente di turno, non più luogo e mezzo militare per 'scorgerè il pericolo ma ornamento e abbellimento di 'cortesia'". Non sono d'accordo. Gli uomini e le donne impegnati ogni giorno nei servizi di scorta non omaggiano proprio nessuno. Fanno il loro dovere con professionalità e sacrificio, non certo perché ben pagati, anzi... Personalmente li considero dei collaboratori preziosi da rispettare, non certo dei famigli.
Non è comunque questo il punto, bensì che è tutto il sistema che va rivisto per limitare costi e sprechi, per impedire abusi, per snellire e razionalizzare i servizi di scorta. Con una certa sorpresa, perché colpevolmente non me ne ero accorto in precedenza, ho letto che il ministro Cancellieri ha confidato a Merlo di voler cogliere l'occasione per "rilanciare la battaglia che da tempo vuol condurre a testa alta sull'uso e l'abuso delle scorte". Molto bene, lo faccia subito e non solo a parole. Non dubito né della sua volontà né delle sue capacità. Dubito che possa riuscirvi se non avrà il sostegno convinto delle burocrazie ministeriali e soprattutto se il mondo politico non saprà trarre da questa vicenda agostana l'occasione per uno scatto di reni, per dimostrare concretamente di non essere una casta.
Ha scritto ancora Merlo: "Fini potrebbe dare il suo piccolo-grande contributo rimodulando le proprie vacanze in modo più controllabile, più civile, più gestibile. Spetta a lui rientrare nel principio di uguaglianza e sottrarsi, senza ovviamente compromettere la sicurezza, a un regolamento che rischia di trasformare il suo diritto alle vacanze in un privilegio costoso per lo Stato...". Anche se non credo che raggiungere quando posso la famiglia ad Ansedonia (non a Miami) renda necessario rimodulare le mie vacanze in modo più controllabile, più civile, più gestibile... sono comunque d'accordo con Merlo. Specie quando sostiene che spetta a me rientrare nel principio di uguaglianza e sottrarmi al regolamento del ministero degli Interni. Per poterlo fare chiedo pubblicamente al ministro Cancellieri di intervenire subito, nelle modalità che riterrà più opportune, per consentirmi di non godere più di un "privilegio legale".
E chiedo ai tanti esponenti politici scortati di far sentire anche la loro voce e di agire. Non contro Belpietro (che ovviamente ha la scorta) ma contro quel muro di gomma e di ipocrisie che fa sì che in Italia cambiare le cose sia impossibile, a tal punto che perfino per vivere senza essere scortati pur non avendolo mai chiesto, occorre un trattamento di favore, una vera e propria raccomandazione! Può apparire una piccola questione ma, a ben vedere, non lo è, perché dietro all'estetica della scorta c'è la credibilità della nostra democrazia e la sua capacità di migliorarsi.
On Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei Deputati, su Repubblica il 17 agosto 2012
Inserito da Crispino il 20/08/2012 00:08:46
Le scorte sono un altro dei molti inaccettabili , scandalosi privilegi della nostra classe politica. Sarebbe ora che il popolo tutto ma quello di destra in particolare si scuotesse dal torpore che lo attanaglia e chiedesse conto ai suoi rappresentanti dell'inerzia, della tecnica da furbetti , delle malefatte complessive . Avvilente e mortificante risulta l'inerzia di quasi tutti i dirigenti delle diverse formazioni di destra. Cio' premesso l'attacco a Fini sembra un falso obbiettivo , rivolto a confondere le acque , a riattizzare una rissa interna alla destra proprio forse per dissipare responsabilita' piu' gravi e generali sulla costituzione dei privilegi della casta. Fini ha gravissime responsabilita' nella crisi della destra ma accusarlo per le scorte e' ridicolo e strumentale.
Inserito da Crispino il 20/08/2012 00:02:14
Le scorte sono un altro dei molti inaccettabili , scandalosi privilegi della nostra classe politica. Sarebbe ora che il popolo tutto ma quello di destra in particolare si scuotesse dal torpore che lo attanaglia e chiedesse conto ai suoi rappresentanti dell'inerzia, della tecnica da furbetti , delle malefatte complessive . Avvilente e mortificante risulta l'inerzia di quasi tutti i dirigenti delle diverse formazioni di destra. Cio' premesso l'attacco a Fini sembra un falso obbiettivo , rivolto a confondere le acque , a riattizzare una rissa interna alla destra proprio forse per dissipare responsabilita' piu' gravi e generali sulla costituzione dei privilegi della casta. Fini ha gravissime responsabilita' nella crisi della destra ma accusarlo per le scorte e' ridicolo e strumentale.
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