Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il presidente Netanyahu e il presidente dell'Egitto Mursi
Israele ha protestato con il governo degli Stati Uniti per il dispiegamento di carri armati egiziani nella penisola del Sinai, per la prima volta dalla fine della guerra nel mese di ottobre 1973.
Un evento senza precedenti che, al Cairo, giustificano con la rinascita terrorista, che durante gli anni ha generato vari commando islamisti in questa regione che Israele occupò tra il 1967 e il decennio del 1980.
Gli israeliani si sono lamentati con Washington perché gli egiziani hanno posizionato dei carri armati sulla penisola senza il loro consenso, al fine di schiacciare le unità terroristiche, pericolosamente armate, che apparentemente hanno cercato protezione e rifugio ad Al Halal, una zona desertica e montuosa situata in pieno centro della penisola, dopo l'attacco dello scorso 5 agosto, in cui sono stati uccisi 16 membri delle forze di sicurezza egiziane lungo il confine con Israele.
Gli israeliani temono che la presenza di numerose truppe egiziane nel Sinai, in particolare quelle fornite di carri armati e aerei da guerra, minacci di destabilizzare la regione proprio ora che al Cairo c'è un leader islamista, il presidente Mohammad Mursi, che appartiene alla comunità dei Fratelli Musulmani .
Gli accordi di pace di Camp David del 1978, che furono firmati da Anwar Sadat e dal primo ministro Menagem Beguin, dichiarano che “la regione del Sinai rimarrà smilitarizzata”.
Tuttavia, negli ultimi anni, Israele aveva autorizzato l'ingresso occasionale di forze di sicurezza egiziane, e non solo militari, su petizione del governo del Cairo, per cercare di mantenere l'ordine in una penisola la cui sicurezza si era deteriorata in modo significativo a causa di iniziative di beduini criminali e terroristi islamici.
Certo, ancora non è corretto parlare di crisi, ma è indubitabile che Israele si stia chiedendo se l'Egitto abbia come suo proposito quello di modificare lo status quo degli ultimi dieci anni, e certamente questo solleva qualche inevitabile preoccupazione.
Crediamo che Israele, in principio, non avesse niente da obiettare affinché l'Egitto inviasse in Sinaí alcuni carri armati, perché il problema non ha a che vedere con la sostanza di questa questione bensì col processo che ne è seguito, con le forme diplomatiche, poiché non ci sono state consultazioni preparatorie, né una petizione formale, né un'autorizzazione da parte d’Israele.
Inoltre, c’è da capire il motivo per cui sono stati ritenuti necessari i carri armati in quella zona. Questi mezzi non sono molto utili nella lotta contro il terrorismo.
E’ da credere che Israele avrebbe accettato maggiormente il dispiego di elicotteri Apache o un altro tipo di unità più adatte ed effettive per combattere il terrorismo.
Il ricorso d'Israele agli Stati Uniti indica che ancora il governo di Netanyahu non ha stabilito un canale di comunicazione affidabile con l'esecutivo islamista dell'Egitto, e per tale motivo si è avvalso degli americani che ogni anno bilanciano 1.250 milioni di dollari di aiuto militare all’ Esercito egiziano.
La protesta di Netanyahu è giunta direttamente alla Casa Bianca, non al ministero degli Esteri israeliano, e con essa si invita l'Egitto a non schierare più truppe militari senza il coordinamento dell'esercito israeliano, posto che, in caso contrario, sarebbe considerata una grave violazione degli accordi di Camp David.
Le relazioni tra il due Eserciti sono stati sempre fluidi, durante la presidenza di Hosni Mubarak, finita nel febbraio del 2011.
Tuttavia, queste relazioni si sono andate da allora deteriorando a poco a poco e ora sono arrivate al punto più basso dagli accordi di pace.
I vertici militari israeliani sostengono, da tempo, che la loro principale preoccupazione è che la presenza puntuale delle truppe egiziane nel Sinaí, e specialmente nel nord della penisola -la zona più popolata e più problematica-, si trasformi in un intervento permanente, poiché questo rappresenterebbe un cambiamento significativo degli accordi di Camp David.
Il presidente Mohammed Mursi ha ripetuto più volte, nelle ultime settimane, che la situazione nel Sinai non può continuare nello stesso modo ancora per molto tempo, e ha promesso che l'Egitto riprenderà il controllo della penisola.
Inserito da giovanni il 22/08/2012 16:53:00
Mica per niente gli americani hanno rovesciato Mubarak, finanziando ed armando i "rivoluzionari". Ora sarà più facile creare l'"incidente"... Mica potevano attaccare l'Egitto dopo averci fatto affari ed averlo protetto per decenni.
Inserito da Loredana il 22/08/2012 15:13:20
Leggendo l'articolo, ho avuto l'impressione che stesse iniziando un'altra partita a scacchi, l'ultima di una lunga fila che interessa Israele e il mondo arabo, all'insegna della sopraffazione. Ed è una partita a scacchi ben lungi dall'essere innocua o "locale": i contendenti amano coinvolgere tutto il mondo. Sinceramente, di queste manovre astute e bassissime, sono profondamente nauseata. E il mondo non ha proprio necessità e tempo di stare a sentire stupide scuse per iniziare un altro conflitto. Non ne abbiamo già abbastanza? Non ci stiamo già infliggendo del male profondo e canceroso, in quantità sufficiente?
Inserito da Gabriele Longo il 22/08/2012 14:51:28
Mi domando se si faccia opera salutista per quella che dovrebbe essere la vera Democrazia oppure se continuare a parlare di questi - unici responsabili di quanto accade in una parte del mondo con ripercussioni in tutto il resto - non ci fa dimenticare di noi stessi che continuiamo a diventare sempre più pensiero schierato da una parte o dall'altra di altri e sempre più incapaci di responsabilità e dignità e di ricerca di soluzioni per il nostro Paese! A me non dispiacerebbe che questi non vi fossero più per una di quelle magie provenienti dai tempi dei faraoni o di qualche miracolo di...vino ed acqua. Noi abbiamo problemi di democrazia, di Diritto, di Libertà. In Italia la "Diocrazia" è fin nel buco del culo almeno della stragrande maggioranza di ignoranti, eppure dobbiamo ancora domandarci le cause del perché e per come Israele - cancro della umanità - sia ancora in vita! Politicamente vorrei vederla cancellata insieme alla presa di coscienza di una popolazione ignava quale quella italiana. Per me possono anche morire, perché il mio tempo devo dedicarlo al mio mio progetto di vita... non al loro che hanno condizionato la mia esistenza! A culo loro e chi li sostiene perché questa non è politica ma è Potere di un Popolo malato.. malato.. malato perché è malato chi aspetta ancora la venuta di Dio e, soprattutto, se vuole imporlo con la forza tale pensiero... Sveglia per dare dignità alla VERITA'... non per fare le guerre!
Inserito da angela Passera il 22/08/2012 14:28:31
hai scelto benissimo l argomento e l hai articolato al meglio. nessuno stà prendendo in considerazione l ipotesi che è una certezza della guerra tra israele e l iran per impedire la costruzione dell atomica. ci sarà un enorme cambiamento di equilibri, Legitto si stà riavvicinando all iran " ancor di più " musulmana perciò lontana teoricamente dall Egitto, ma non potendo contare su Assad e la Siria, che non è in primavera,si tutela con altri avvicinamenti. Detto questo sono trent anni che quella striscia deve essere considerata smilitarizzata,nessun ipotetico pericolo può giustificare la preseza di cannoni, SE Netaniau si è recato direttamente all onu, baipassando i ministri degli esteri ci si può aspettare o una risoluzione onu oppure le armi,ma spero proprio di no.
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