Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Matteo Renzi poco amato dal suo partito
Come promesso parliamo di Renzi e della sua duplice sfida: all’apparato del Pd che non lo vuole, e in generale alla politica italiana che lui vorrebbe riformare, anzi rivoluzionare.
I motivi per cui nel Pd non lo vogliono e lo vedono come il fumo agli occhi sono gli stessi per cui Renzi è un fenomeno vagamente interessante. Propostosi come “rottamatore”, termine gergale orribile che però ha avuto immediata fortuna, non si è limitato ad un generico dissenso nei confronti dei vertici del suo partito, ma ha dichiarato senza mezzi termini che Bersani & C hanno fatto il loro tempo, non hanno rispettato lo statuto del partito delle due legislature, e quindi è ora che lascino spazio ai più giovani, ad una nuova classe dirigente.
Renzi non vuole fare piazza pulita degli “anziani”, nessuna pretesa che gli attuali seniores lascino la politica e vadano ai giardinetti ad occuparsi dei nipotini, piuttosto la sollecitazione a fare un passo indietro rispetto ai ruoli di gestione del potere, per rivestire la funzione di padri nobili del pd.
A onor del vero questo è l’ultimo Renzi, quello che, dopo tre anni di amministrazione di Firenze, si è reso conto che una banda di fanciullini, come quella che aveva allestito per guidare la città gigliata, non poteva funzionare.
Basti pensare al caso dell’assessore alla cultura Giuliano da Empoli che minacciava di segnalarsi come il peggiore e più squinternato assessore del dopoguerra (si pensi solo al progetto di spostare tutto lo storico Gabinetto Vieusseux dalla sua sede ultracentenaria in Palazzo Strozzi).
Da Empoli è stato prudentemente sostituito, dopo un periodo di interim tenuto dallo stesso Renzi in ossequio al savoir faire diplomatico che lo contraddistingue quando vuole, con un professore intelligente preparato e certo non quarantenne: Sergio Givone.
Già perché il 38enne sindaco si è reso conto che forse l’esperienza dell’età, se non coniugata e intossicata da una lunga gestione del potere è innovatrice quanto, e magari più, della giovinezza anagrafica. E infatti sul camper, in giro alla conquista di consensi per vincere le primarie del Pd (se mai le faranno e se le faranno senza trucchi), ha invitato il prof. Ichino, altro accademico agée.
Anche le idee di Renzi non sono tali da piacere all’apparato del suo partito di riferimento.
Si può immaginare lo sconcerto di Bersani o di D’Alema di fronte all’elogio della bellezza come forza che muove anche l’economia se rispettata e esaltata nel modo giusto, se valorizzata come imprescindibile elemento dell’italianità.
Nello stesso modo non può piacere ai suoi compagni di partito l’esortazione alla sburocratizzazione; la presa di posizione contro le tasse che bloccano l’economia avvitando il paese in un circuito malefico e mortale; contro la patrimoniale che serve a rimpinguare momentaneamente le casse dello Stato senza risolvere veramente il problema del debito che sta negli sprechi mai veramente eliminati (scorte, auto blu ecc ecc)
Se questo fosse Renzi, vi dirò che non esiterei a sostenerlo.
In realtà questa è solo una parte di Renzi e non saprei dire se sia quella trainante e imprescindibile, temo sia solo panna decorativa, come ammiccante e compiacente è il suo modo di porgersi al pubblico: scanzonato, spiritoso come sanno esserlo i toscani quando lo sono, simpatico, autoironico con quel tanto di autenticità che non può non piacere.
Racconta sempre, per esempio, di aver preso tanto alla lettera l’imperativo della campagna elettorale a Sindaco di Firenze di stare fra la gente per non far sentire lo scollamento fra l’amministrazione e i cittadini, che ad un certo punto a forza di vederlo per strada un signore l’ha apostrofato: «Oh nanni! Ma se tu se’ sempre a giro quando tu lavori?»
Ecco, Renzi è così, un berluschino giovane, ottimo intrattenitore, capace di intercettare le simpatie e il consenso del pubblico che si trova davanti mostrando anche quella libertà dai dettami del partito che il politico tradizionale solitamente non ha, soprattutto in campagna elettorale.
Poi però si ricorda che deve prendere i voti degli elettori di sinistra e comincia a dire sciocchezze.
Per esempio, dopo aver detto che Dante Alighieri fu uomo di osservanza religiosa, reazionario, ecc ecc. conclude che però Dante è di sinistra!
E perché? Perché lo ha deciso Renzi, che ha altresì deciso che la creazione delle biblioteche fiorentine fu un’operazione di sinistra (si parla sempre di diverse centinaia d’anni fa) perché le biblioteche sono per il popolo!?
Qualche volta ammette di aver studiato un po’ poco quando nel suo libro ha scritto con meravigliosa indifferenza alla storia e alla geografia che la battaglia di Gavinana fu combattuta nel quartiere Gavinana a Firenze.
La faccende ci mette un po’ in allarme e siamo sconcertati sulla sua considerazione della toponomastica nelle città, inoltre ci viene il dubbio che Renzi possa pensare che in via Curtane e Montanara si sia tenuta l’omonima battaglia, che ovviamente avrebbe avuto vari episodi in diverse città d’Italia, tante quante hanno una via o una piazza intitolate così!
Inserito da Crispino il 20/09/2012 18:35:25
Devo confessare, Cara Direttrice, che io, da destra, Renzi lo sto seguendo con grande attenzione. Se per idee di sinistra lui intende quelle di Dante solo perchè il Sommo creava biblioteche aperte al popolo allora ben venga la sua sinistra. Certo, c'è quell'aria da furbetto galoppino toscano lascia per ora un pò incerti e diffidenti ma le idee e le azioni contano di più e non sono da trascurare. Per esempio la scelta netta per la meritocrazia ;l'idea che la giustizia sociale consista nella parità di partenza non dell'arrivo. E poi l'ostilità allarmata dei suoi compagni di partito; a me graditissima. Non credo che lo faranno presentare; penso che il "sistema" lo bloccherà prima ma se veramente potrà essere votato penso che quelli come me lo terranno in grande considerazione.
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