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Niccolò Capponi e Niccolò Machiavelli
“Non tanto un genio della politica o della letteratura, ma prima di tutto e soprattutto una persona intelligente, colta, spassosissima e un fiorentino sino al midollo.” Non si sta palando di Coluccio Salutati o Niccolò Bruni, personaggi pure di tutto rispetto, ma nientemeno che di Niccolò Machiavelli. Così sembra la pensassero molti suoi contemporanei, compresi i Medici (e Giulio de’ Medici, poi papa Clemente VII in particolare) che prima di altri suoi talenti ne apprezzavano l’arguzia e la buona compagnia.
Certo può apparire riduttivo per colui che viene ancora oggi considerato in molti casi “l’inventore della scienza politica moderna”; niente di più che un allegro buontempone? Eppure tale giudizio sembra avere molti punti in comune con quello di un suo lontano discendente, Niccolò Capponi, storico per passione e tradizione, che ha dedicato la sua ultima fatica proprio al “segretario fiorentino” con un titolo singolare e anche un po’ provocatorio: : “Il principe Inesistente. La vita e i tempi di Machiavelli” , pubblicato dal Saggiatore in una elegante veste editoriale.
E quale Machiavelli emerge dal ritratto di Capponi? Non proprio un genio più o meno luciferino della politica e neppure colui “temprando lo scettro ai regnator, gli allor ne sfronda” di foscoliana e romantica memoria; immagine oggi del tutto superata ma che lo stesso Niccolò non disdegnò di alimentare, se è vero che alle critiche per come aveva parlato dei despoti replicava: “ Io ho insegnato a principi a esser tiranni, ma ho anche insegnato a’ popoli come spegnerli”; anche se, chiosa un po’ malignamente Capponi, è probabile che questo pensiero non lo abbia minimamente sfiorato durante la composizione del suo “opuscolo”.
Né tantomeno il segretario fiorentino appare il precursore del totalitarismo moderno, secondo la visione gramsciana : ciò che emerge è il ritratto di un uomo senz’altro eccentrico, ma dotato di poco senso pratico e persino pasticcione, come dimostra tra l’altro il suo comportamento nell’anno fatale 1512, quando al ritorno al potere dei Medici si mostra poco accorto e persino maldestro, mettendosi in condizione di essere totalmente estromesso da quella vita politica che era per lui ragione di vita: certe mosse da lui compiute in quell’autunno lasciano abbastanza sbigottiti, come il memoriale in cui con tono saccente consiglia i nuovi governanti di guardarsi da quelli “ che puttaneggiono (sic) infra el popolo et i Medici”.
Discorso in teoria sacrosanto, ma a parte il fatto che in definitiva lui non stava facendo nulla di diverso, riuscì in quel modo a passare per un fedelissimo dell’appena defunto regime repubblicano e a irritare diversa gente “importante” . Come strategia non era proprio il massimo ….
E il Principe? “Un’elegante e abile miscellanea di pensieri, spesso in contraddizione tra loro e assemblati con una certa fretta”, destinato ad essere ampiamente frainteso e per certi aspetti sopravvalutato. E dire che il povero ex segretario fiorentino lo aveva scritto soprattutto e semplicemente per “trovare un impiego” ; ma in questo modo “ Machiavelli aveva reso esplicite, senza rendersene conto, le regole del gioco politico, da sempre seguite nella pratica, ma spesso negate a parole.”
Inoltre, secondo Capponi, egli non pensò alle conseguenze che sarebbero potute scaturire dalla mancanza di un messaggio morale; senza contare che a Machiavelli nuoce per certi aspetti la sua formazione e la sua passione per i classici, soprattutto la convinzione che le lezioni del passato potessero sempre e comunque far testo nel presente. L’idea, ad esempio, di creare una milizia civica al posto dell’esercito mercenario era un progetto validissimo di per sé, ma che fallì miseramente perché Machiavelli era convinto che a compensare il servizio militare bastasse il premio della … virtù civica!
Davvero strano che chi come lui era convinto dell’estremo egoismo dei moventi umani si illudesse poi di poter generare un sentimento patriottico in soldati per nulla pagati né motivati.
Insomma, non proprio un genio, ma anzi un personaggio a cui tra l’altro “ l’alta opinione in cui teneva i propri talenti, unita a un modo piuttosto ruvido di comunicare le proprie opinioni, causò ripetuti guai”.
Un giudizio che farà discutere e che può non essere sempre condivisibile , anzi talmente fuori dalle righe da far pensare a una …. trovata machiavellica per incrementare le vendite. Si tratta comunque un libro ben scritto, in puro stile fiorentino, agevole e godibile quasi come un romanzo.
Niccolò CAPPONI, Il Principe inesistente. La vita e i tempi di Machiavelli, Milano, Il Saggiatore, 2012, pp. 333, € 19,50.
Inserito da Loredana il 01/09/2012 19:07:54
Probabilmente farà discutere come giudizio, però non è molto lontano da quello che è già accaduto da questa parte delle Alpi: sopravvalutare talmente qualcuno o qualcosa, da farlo diventare quello che non è! Certo, è una contraddizione ironica e spassosa: il "machiavellico" per eccellenza (avendo fornito alla lingua italiana l'aggettivo che lo immortala, tra le altre cose) che in realtà è un po' pasticcione, ingenuo e credulone. Devo leggere questo libro!
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