Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La Grande Guerra di Mario Monicelli
Imbrigliati nel minimalismo spesso inutile ed autoreferenziale di molto cinema italiano contemporaneo, ecco che rassegne come Decamerone italiano: viaggio realista e surreale in dieci tappe nell'identità italiana al cinema ospitato in questi giorni dalla Casa del Cinema di Roma, riconciliano lo spettatore più appassionato ed esigente con la tradizione d’eccellenza che ha contrassegnato per diversi decenni la nostra scuola cinematografica.
Lo spazio diretto da Caterina D’Amico si è collegato e ha reso omaggio ai 150 anni dell'Unità d'Italia, attraverso un ciclo di film che come specchi riflettenti ci rimandano l'identità del nostro paese così come è stata vista e raccontata sul grande schermo.
In un susseguirsi di numeri emblematici, il programma curato dallo scrittore e giornalista Marcello Veneziani, senza dubbio una delle sensibilità intellettuali più acute del panorama contemporaneo, si è declinato attraverso cinque giornate (chissà fino a che punto una casualità) per cinque coppie di film, dal 31 ottobre al 4 novembre. Dieci pellicole per altrettante storie come dieci erano per l’appunto le novelle narrate nel capolavoro tardo medievale di Giovanni Boccaccio a cui fa riferimento il titolo.
A questo proposito, abbiamo chiesto a Marcello Veneziani a cosa si debba la scelta di un titolo dal rimando boccaccesco: « Ho immaginato questo parallelo inquanto si tratta di dieci film. Quindi il legame è direi di tipo numerico. Sono dieci storie per raccontare la nostra società e fissare una sorta di punto nell’anno della ricorrenza».
E in effetti, la rassegna ha esplorato in profondità tutti quegli aspetti sostanziali dell'identità nazionale che ancor oggi non possono dirsi definiti compiutamente nel segno di una percezione comune ed omogenea. Scorrendo l’elenco dei film non può sfuggire quanto le opere selezionate siano ancora attuali per tematiche ed interrogativi sotto diversi aspetti ancora privi di risposte. Esaltate dalla prospettiva e dal punto di vista di eccezionali cineasti, autentici maestri del medium celluloide, rappresentativi delle migliori stagioni del cinema italiano, come: Luigi Magni, Mario Monicelli, Dino Risi Ermanno Olmi, Pupi Avati Liliana Cavani. Autori in alcuni casi anagraficamente distanti come pure per orientamenti politici e argomenti narrati ma uniti nell’aver saputo superbamente rappresentare l’identità nazionale, di volta in volta mediante il registro della commedia, il tono drammatico, in chiave realista o epica, fino al grottesco.
Il Decamerone di Veneziani si è dunque contraddistinto come occasione imperdibile per osservare una volta di più certe pagine ancora irrisolte nelle coscienze, punti nodali della nostra storia moderna che vanno dalla Prima Guerra Mondiale, al senso d’appartenenza nazionale, ivi comprese le divisioni reali o presunte tra Nord e Sud Italia, come pure il rapporto con la religione cattolica.
Dieci titoli che da soli costituiscono un’intera antologia del cinema italiano perchè meglio di altri sono emblematici del mondo che li ha generati ed insieme riassuntivi dell’intera estetica cinematografica degli autori che li hanno filmati e firmati. Si pensi a La Grande Guerra, di Mario Moniceli, un affresco di rara ironia, epico e struggente della vita di trincea durante la prima guerra mondiale, ma anche sul rapporto tra due mondi ancora oggi apparentemente lontanissimi come Milano e Roma, magistralmente raffigurati da Vittorio Gassman e Alberto Sordi. O alla rappresentazione crepuscolare e visionaria di uno spiritato quanto mistico Francesco d’Assisi rielaborato da Liliana Cavani. Meno imponente della trasposizione firmata da Franco Zeffirelli ma non meno suggestiva.
Le proiezioni sono state inoltre arricchite dagli interventi di esperti autorevoli selezionati tra storici del cinema, scrittori, giornalisti di costume e società e ovviamente cineasti, che come in un duello di cervelli che molto ha ricordato le dispute intellettuali che si tenevano nei simposi e consessi d’età rinascimentale si sono confrontati sui diversi temi di discussione. Infine è doveroso accennare al notevole parterre di registi, tra gli altri: Francesco Rosi, Lina Wertmuller e gli stessi Pupi Avati e Liliana Cavani, la cui presenza ha elevato la già bella rassegna ad appuntamento di eccezionale rilevanza.
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