Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Anche se si tenta di ignorarla, è impossibile, la questione del vilipendio religioso non ci abbandona, e non ci abbandona perché è la più grande ipocrisia planetaria della quale siamo vittime.
Forse non esiste tema etico e morale, civile e legale, individuale e collettivo sul quale il classico detto "un peso e due misure" si adatti con tanta perfezione; a proposito del quale si perpetrino le peggiori ingiustizie e diseguaglianze.
Il ministro Terzi , di fronte alle esplosioni di violenza rabbiosa da parte islamica per il filmato famigerato che circola su you tube, e temendo che esse si possano diffondere anche in Italia, ha dichiarato che nel nostro paese esiste già il reato di vilipendio.
Il ministro dice il vero, peccato che, come tutto in Italia, esso venga applicato con una discrezionalità che definire ingiusta è un simpatico eufemismo, per definire esattamente la discrezionalità che non solo giudici -(una volta tanto non sono gli unici colpevoli) ma anche istituzioni e società civile (cosiddetta) - applicano nel caso del vilipendio neppure il più aggiornato dizionario dell'insulto e dell'indignazione, basterebbe a rendere esaustivamente il nostro pensiero.
Qualche giorno fa il Giornale di Milano, l'unico a quanto ci risulta, per la penna di Maurizio Carverzan, ha evidenziato come gli insulti al mondo cattolico, il vilipendio dei suoi simboli, l'offesa gretta alle sue gerarchie, facciano impunemente il giro del mondo, senza che nessuno -tranne qualche cattolico più osservante, immediatamente trattato da oscurantista, ottuso, incolto e rozzo- si levi a protestare, non dico scendendo in piazza a manifestare, ma neppure provi a sporgere una denuncia sulla base di quella legge la cui presenza viene invocata ora dal ministro Terzi.
Abbiamo visto un Papa abbattuto da un meteorite, una rana crocifissa, il sesso orale della Maddalena verso il Cristo inchiodato sul Golgota, e ci hanno detto che era arte! Quindi guai a protestare, figuriamoci denunciare!
Le immagini, spesso nella tridimensionalità pseudo-monumentale, sono andate nei maggiori musei di tutto il mondo, sono state pubblicate da qualunque giornale, hanno fatto il giro della rete, e ancora una volta sono state trattate come capolavori! Gli insulsi sedicenti artisti che le hanno create, riempiendo il vuoto della loro ispirazione con la provocazione volgare e offensiva, hanno ricavato fama e onori, oltre al vedere salire le quotazioni dei loro prodotti spacciati per arte da quel mercato in tutto simile, nei metodi e nel sistema di autoconservazione e virtualità di valori, a quello della grande finanza internazionale che ha messo il mondo economico in ginocchio.
E ancora nessuno ha levato, non dico una mano ma almeno un dito, per segnalare che non è giusto vilipendere così simboli e uomini della religione cristiana e cattolica.
Abbiamo visto fumetti blasfemi, film pornografici, o semplicemente comici con oggetto la religione cattolica da irridere nei modi più volgari.
Anche in quel caso chi ha protestato è stato trattato da oscurantista, retrogrado, beghino, baciapile, rozzo, reazionario incapace di comprendere la libertà del mondo contemporaneo che concede a tutti il diritto di fregarsene dei sentimenti, valori, credi altrui!
Poi sono arrivati gli islamici e hanno detto NO. La nostra religione non deve essere offesa in nessuno modo, in nessuna forma, con nessun mezzo. Altrimenti ci arrabbiamo e se ci arrabbiamo non badiamo a spese: città a ferro e fuoco, omicidi, violenze di vario genere per affermare l'inviolabilità dell'immagine della nostra religione.
E il mondo che ha fatto? Pur stigmatizzando le violenze, pur invocando (in pochi) la libertà di vilipendere la religione islamica come si fa con quella cattolica e cristiana, ha sostanzialmente accettato il fatto che chi tocca l'islam muore, e vuoi per ipocrite ragioni di opportunità, vuoi per ragioni di sicurezza, vuoi per ragioni diplomatiche, era dal tempo delle vignette danesi su Maometto che nessuno si attentava a fare lo spiritoso sul profeta e a rappresentarlo più che dignitosamente.
In Italia, come di consueto, abbiamo fatto mostra del nostro essere servilmente proni alla volontà del più forte (nel senso di violenza e nel senso del petrolio che comunque gli islamici governano) e ad un certo punto abbiamo messo in discussione il canto XXVIII dell'Inferno nel quale Dante condanna Maometto, e le immagini di simile condanna degli affreschi di Bologna a San Petronio risalenti al XV secolo. Insomma niente da dire sul Papa abbattuto da un meteorite, niente da dire su sesso orale della Maddalena con il Cristo in croce, ma se il nostro maggior poeta colloca all' Inferno Maometto c'è chi propone di espungere lo studio della Divina Commedia dalle scuole Italiane, e viene anche preso in considerazione!
Al solito viviamo nella consapevole ipocrisia della doppia morale, per sacrificare ciò che è giusto, e etico sull'altare di una malintesa libertà.
La religione, qualunque sia, a chiunque appartenga, indipendentemente da quanti siano i suoi seguaci, appartiene alla sfera dei sentimenti spirituali personali che come tali dovrebbero essere sacri e inviolabili.
Dunque qualunque religione deve essere ugualmente difesa dal vilipendio di cretini, registi o sedicenti artisti, da quello dell'idiota per strada che bestemmia qualunque Dio e da quello che si diverte a prendere in giro tanto per provocare.
Se poi i principi , le leggi, i modi di una religione devono o si vuole criticarli, lo si faccia, è giusto, questa è libertà legittima da difendere ad ogni costo, ma sempre e solo con rispetto.
Inserito da Carlo Collodi il 11/01/2013 02:31:54
Anche Carlo collodi venne spesso censurato nelle sue opere teatrali e periodici. Si potrebbe proporre l'aggiunta del vilipendio alla ragione, e vietare di insegnare ciò che non è razionale almeno ai bambini.
Inserito da Loredana il 20/09/2012 15:39:45
Mi sembra che la parola chiave sia proprio: ipocrisia. Ipocrisia che è diffusa e trasversale, nel mondo cristiano e in quello islamico. Cambiano i modi di esprimerla, ma la violenza di fondo rimane. In effetti, mi ha sempre colpito una disparità di atteggiamento: se Maometto o l'Islam viene offesa in qualche modo, la reazione è violentissima. Manifestazioni con bandiere bruciate, anatemi contro il maledetto Occidente, registi uccisi, ecc. Se i simboli cristiani (soprattutto quelli cattolici, nella persona del Papa) vengono colpiti, pazienza. Perché questi due pesi e due misure? Da un lato tolleranza zero e dall'altra al massimo grado? C'è qualcosa di profondamente storto,che non ha a che fare con la religione. Imbarcarsi in dispute teologiche può essere lungo, pericoloso, polemico, ma qui c'è, dappertutto, una profonda mancanza di rispetto per il credo altrui. Non crediamo tutti nelle stesse cose, e va bene così. Ma questo ci mette automaticamente in diritto di offendere e svilire l'altro?
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