Tutto grazie a Facebook

Flashmob in piazza nella XVII^ edizione della Biennale di Flamenco di Siviglia

Ma cosa è il Flamenco che attira popoli così diversi?

di Marina Cepeda Fuentes

Flashmob in piazza nella XVII^ edizione della Biennale di Flamenco di Siviglia

Flashmob Flamenco

Centinaia di  “aficionados” all'arte del Flamenco, professionisti e allievi delle innumerevoli scuole che esistono ormai da decenni in tutta l'Italia,  si sono dati appuntamento in molte città italiane il prossimo sabato 29 settembre, alle ore 13, per  partecipare a una singolare manifestazione: danzare tutti insieme  la coreografia proposta  dalla bravissima  “bailaora” Rafaela Carrasco nella web della Biennale -  www.bienal.com - per un Flashmob Flamenco della durata di cinque minuti circa,  che si terrà quel giorno, a quella stessa ora, in una delle piazze principali di Siviglia.

  Sarà questo l'evento  popolare conclusivo della XVIIª edizione della Biennale di Flamenco che, dall'inizio del mese e fino a domenica 30 settembre, si sta svolgendo nel capoluogo dell'Andalusia  dove quest'anno, per la prima volta, ha trovato spazio la   fortunata rassegna “il Flamenco en la calle” e cioè la danza, il canto e i suoni di quest'antica arte offerti gratuitamente da alcuni artisti  in  strade, piazze, parchi, mercati rionali e persino balconi, per far sì che la popolazione e  i turisti di passaggio  possano ammirarli.

Il tutto è partito dalla rete sociale Facebook attraverso la quale un gruppo di amici musicisti e  ballerini romani, fra cui  Manfredi Gelmetti, Isabella Fabrizi e Cinzia Cipi,  frequentatori della Biennale sivigliana,  hanno pensato di proporre quello stesso Flashmob  a Roma, dove, con ormai circa trecento partecipanti, si terrà a Piazza Navona.

In seguito hanno anche  invitato altre città a imitarli; e così  ha fatto Torino, una delle città italiane più “flamenche”, Milano,  Bologna e altre ancora si stanno organizzando:  dunque, sabato prossimo alle 13,  nella capitale sabauda si danzerà flamenco in Piazza Castello, lato Via Garibaldi; mentre i milanesi  lo faranno nella storica Galleria Vittorio Emanuele e, contemporaneamente, i “bailaores” bolognesi eseguiranno la stessa  danza davanti al porticato di  Piazza Santo Stefano, dove l'appuntamento per la prova finale è alle  ore 12.15. 

BIENAL DE SEVILLA 2012-JESUS CARMONA.

Insomma, gli organizzatori di questa  fortunata edizione della Biennale di Siviglia, diretta per la prima volta da una donna, la filologa e giornalista Rosalía Gómez Muñoz,  non avrebbero mai immaginato che la loro iniziativa di far danzare insieme, in pubblico luogo, per brevissimo tempo,  qualche decina  di sivigliani, poteva diventare un evento internazionale di questa portata: oltre all'Italia, infatti, hanno organizzato il Flashmob Flamenco altre città dell'Europa, dall'Ungheria alla Slovenia.

E  avverrà persino  nel Giappone, dove non solo  ci sono migliaia di  “aficionados” all'arte flamenca ma anche centinaia di veri e proprio artisti, fra chitarristi,  ballerini e coreografi molti dei quali hanno la propria compagnia: come il coreografo e danzatore Shoji Kojima che nella Biennale sivigliana di quest'anno, e nell'ambito della rassegna “Letteratura danzata”  ha presentato uno spettacolo basato nella spagnolissima opera letteraria  di Fernando de Rojas “La Celestina”, archetipo  fin dal  del 1499 della vecchia mezzana.

Ma cosa è il Flamenco che attira popoli così diversi?

BIENAL DE SEVILLA 2012-SARA BARAS-PEPA

Il cineasta Carlos Saura, autore di numerosi spettacoli e film che hanno come protagonista indiscusso quest'arte universale, lo descriveva con queste parole: “Il Flamenco è qualcosa di meraviglioso. Non sembra vero che ci appartenga, che sia un’arte nostra, perché è come il jazz. Il Flamenco si situa nel passato, nel presente e si proietta nel futuro. Si apre a nuovi ritmi e a nuove forme: è in costante evoluzione”.

Grazie alle sue opere,  fra cui  un'indimenticabile “Carmen Story” del 1983 con Cristina Hoyos e Antonio Gades, “colpevole” dell'inizio del  boom del  Flamenco in Italia,  e modernamente  anche a   interpreti come Marìa Pagés, Israel Galvàn, Sara Baras,  e tanti   altri, e infine  alla Biennale dei Flamenco di Siviglia che in ogni edizione e, nonostante le difficoltà economiche,  offre sia la tradione che le novità dell'evoluzione continua di quest'arte essenzialmente mediterranea,  il Flamenco si è diffuso nel mondo a partire degli anni Ottanta del secolo scorso.

Attualmente, dal il 16 novembre del 2010, quando   l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – l'Unesco -  ha riconosciuto i valori culturali del  genere musicale originario della Spagna meridionale, l’Andalusia, il Flamenco è “Patrimonio Immateriale dell’Umanità” con artisti di ogni cultura e nazionalità.

Il Flamenco è infatti universale  perché  vi sono presenti tutti i sentimenti dell’essere umano: dall’amore alla solitudine, dal dolore all’allegria e alla morte. Il flamenco rappresenta quindi lo stato dell’animo umano. Da qui la sua affinità con l’umanità intera. Questo riconoscimento ufficiale come patrimonio dell’Umanità è un orgoglio per tutti coloro, un'infinità di artisti,  che sentono il flamenco come una forma di vita. Ma anche per coloro che nel  flamenco vedono  molto di più di una musica e una danza per quanto belle esse siano: per tutte le persone che vivono nella culla del flamenco, l’Andalusia, e per le quali il flamenco rappresenta la propria identità.

SILVERIO FRANCONETTI

Ma quale è l'origine del Flamenco? Quali sono le radici primitive  del flamenco? Si tratta di  una vera e propria  commistione di tanti popoli diversi: arabi, ebrei, iraniani, persiani, egiziani, e, andando molto indietro nel tempo,  alcune popolazioni  semitiche  d'origine africana come i cartaginesi e fenici.

Dall’Africa infatti  arrivarono, probabilmente nel 1.500 a. Cristo, gli abitanti del mitico regno di Tarshish, la cui capitale era  Tartesso, un'antica città-stato protostorica dell'Iberia meridionale, di ubicazione incerta, anche se dagli scavi più recenti e dai resti ritrovati, come il celebre “Tesoro del Carambolo” trovato nei dintorni di Siviglia,  sembrerebbe situata proprio in Andalusia, nei pressi della foce del Guadalquivir, il fiume che attraversa la città,  e forse ora si trova sepolta sotto il livello del mare, come la leggendaria Atlantide.

Del mitico regno di  Tarshish parla anche la Bibbia citando le sue grandi ricchezze, specialmente minerarie, di bronzo, stagno e argento e anche dei doni offerti dal sovrano di Tartesso al re Salomone per il suo Tempio.

Del mitico regno di Tarshish si sa poco, ma quel che è sicuro è che le sue donne danzavano come delle vere divinità, “divinamente”, si dice d'altronde in Andalusia di chi balla bene: “…et Tartessiaca concrepat aera manu…”, “le ballerine di Tarshish con le nacchere…”, scriveva nel I secolo il poeta latino Marziale nei suoi versi.

Ecco dunque, dove sono nate le prime radici del flamenco: nell’andaluso  regno di Tarshish, sulle rive del Guadalquivir che lambiva la città di  Tartesso!

E non risulta difficile immaginare, come scriveva nel I secolo avanti Cristo il geografo Strabone, dopo averle ammirate durante i suoi viaggi lungo la penisola ispanica,  quelle ragazze di Tarshish che, “sotto la luna iberica, con i piedi nudi ornati di bracciali tintinnanti, danzavano al suon di tamburi”.

Più tardi, quelle antenate delle “bailaoras” di flamenco, divennero per i Romani dominatori le “puellae gaditanae”, le “fanciulle di Cadice”… Ebbene,  il geografo Strabone racconta che durante il regno di Ptolomeo II, nel 140 avanti Cristo, il commerciante greco Eudoxos di Cícico imbarcava nell’antica città fenicia di Gadir, la romana Gades, centinaia di musicisti e danzatrici, con regolare contratto di lavoro. Probabilmente oltre che per le rappresentazioni teatrali,  dovevano anche allietare i banchetti dei potenti nell'antica Roma e  che allora si svolgevano a suon di musica.

Plinio il giovane scriveva infatti nel I secolo della nostra Era, che nessuna cena importante a Roma poteva finire senza le danze delle ragazze “tartassie” di Gades, accompagnandosi dalle “boeticae crusmata”, cioè le nacchere,  talmente caratteristiche delle danze della Betica, il nome romano dell’Andalusia, che il poeta napoletano Plubio Estacio le riteneva il simbolo della regione da dove arrivavano le popolari danzatrici, le “puellae gaditanae”.

Quelle graziose donne   che  il poeta  Federico Garcìa Lorca descriveva così  nei suoi versi:

Le ragazze dell’Andalusia

la alta e la bassa.

Le fanciulle di Spagna

dal piede minuto

e tremule gonne;

quelle che hanno riempito di luce le piazze…

 

Nella Cadice moderna costruita sulle rovine di Gades, la città più antica dell’occidente  mediterraneo, fondata dai Fenici nel XI° secolo avanti Cristo, venne promulgata  il 19 marzo del 1812  la prima e più moderna Costituzione dell'Europa  che servì da modello alle prime costituzioni dell'Italia Risorgimentale: “La Pepa”, fu chiamata dal popolo per la coincidenza con la festività di San Giuseppe.

Ebbene, nella Biennale di Flamenco sivigliana  la “bailaora gaditana” Sara Baras, diretta discendente di quelle antiche “puellae  gaditanae”, ha voluto rendere omaggio alla sua città nel duecento anniversario della sua prima Costituzione con un eccezionale spettacolo intitolato proprio “La Pepa” dove racconta al ritmo del Flamenco la storia dei quello storico evento.

E lo ha raccontato  ballando anche con grande sensualità; sicché immagino che Sara Baras  non sarebbe piaciuta  al misogino e moralista poeta latino  Giovenale che giudicava le “puellae” di Gades oscene e lascive. A tale proposito scriveva ad un amico nella Satira XI:

Ah, tu forse ti aspetteresti ragazze,

che dimenano le natiche

e si contorcono a terra,

da svegliarti libidini

con  canzoni di Cadice.

In una casa modesta come la mia

Niente spudoratezze.

Lascio al ricco i crepiti di nacchere!

 Nacchere che, nella loro versione più moderna, hanno risuonato durante questo mese di settembre  nella Biennale di Flamenco di Siviglia dove oltre a Sara Baras si sono esibite tante altre moderne discendenti della “puellae Boeticae”, le “fanciulle dell’Andalusia” che con le loro danze incantavano tutto il Mediterraneo: come Marìa Pagés, Eva Yerbabuena, Belen Maya, Pastora Galvan, Rocio Molina e tante altre, che oltre a danzare sono delle vere e proprie ricercatrici di altri linguaggi del flamenco.

Fra di loro anche la sivigliana  Rafaela Carrasco, una vera innovatrice del baile flamenco, che ha persino creato un paio di anni fa un bellissimo  spettacolo, intitolato “150 gramos de pensamientos”, “150 grammi di viole del pensiero” dove il filo conduttore era la  ricetta di un dolce a base di gelatina di fiori con ingredienti quali  la musica, il “cante” e il “baile2. E vi assicuro che mentre lei danzava il dolce  si poteva quasi assaporare. 

Lei è anche lautrice del Flashmob che, come già detto,  sabato 29 settembre riunirà nelle piazze italiane e non solo, centinaia di amanti del Flamenco: l'arte musicale amato da tutti i  letterati e artisti della celebre Generazione del 27’: Salvador Dalì, Federico  Garcìa Lorca, Luis Buñuel, ecc.

Ma amato anche da Silverio Franconetti, l'unico “cantaor” della storia del flamenco,  un sarto di professione e mezzo italiano perché  il padre era un soldato piemontese giunti in Spagna al seguito dei Savoia.  Colui che nel 1881  aprì a Siviglia il primo Caffè Cantante Flamenco della città, chiamato “El Café de Silverio”.

Era soprattutto un “cantaor de siguiriyas”, una tipologia del canto flamenco più   “jondo”, e cioé profondo, tragico, forte, a volte desolante, interpretato in forma compassata e lenta.  Sulla leggendaria  forma d'interpretare la “ seguiriya”  che Silverio Franconetti aveva  Federico Garcìa Lorca ha scritto:

Mezzo italiano

e mezzo flamenco,

come cantava

quel  Silverio?

Il denso miele d’Italia

col limone nostro,

scorreva nel profondo pianto

del siguiriyero.

Insomma, gli “aficionados” al Flamenco che ormai imperversano in Italia e che sabato prossimo alle ore 13 danzeranno all'unisono in molte piazze del bel Paese,  contemporaneamente ai sivigliani nella XVII° edizione della Biennale di Siviglia,  hanno un degno antesignano:  Silverio Franconetti!

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Spiller il 28/09/2012 11:30:53

    Ciao Ragazzi, per il flash mob di Step Up 4 Revolution a Roma: domani,29 settembre ci si trova in Via Del Corso 126 di fronte al Grand Hotel Plaza alle ore 1830! Dicono che verranno anche regalate delle magliette del film, che indosserete anche per il flash mob. Imparatevi la coreografia. http://youtu.be/wroOYVMA1y4 venite in tanti, più siamo meglio è!

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.