Lettere al Direttore

scrivi al direttore

di Simonetta Bartolini

E’ purtroppo inutile farsi illusioni


Caro Direttore,

ho letto con interesse e partecipazione l’articolo di Giuseppe Del Ninno apparso il 25 settembre su Totalità.it e ne condivido il contenuto, anche per avere vissuto esperienze non molto dissimili da quelle dell’autore.

                                    Soltanto, vorrei fare un passo più in là, o, per meglio dire, più in giù. Perché se certamente è vero che la classe politica nella sua ampia accezione ha perso le motivazioni ideali e  ideologiche che, fino a non moltissimi anni, fa la ispiravano (o ne ispiravano una consistente parte), è anche vero che la dequalificazione di questa “casta” è andata avanti in sintonia con la caduta della società civile che la esprime. Forse, soltanto un poco più in fretta.

                                    E’ purtroppo inutile farsi illusioni: i politici che ci rappresentano, non solo li abbiamo scelti noi (e, negli enti territoriali, con il sistema delle preferenze) ma ci assomigliano in modo preoccupante. Non è soltanto l’ignoranza che è progressivamente cresciuta (vedi, a puro titolo di esempio, la morte del “tu” e il trionfo del “te” nel linguaggio mediatico) ma è anche la disonestà ad avere rotto gli argini. E non parlo del grande crimine, che ovviamente riguarda pochi o della micro criminalità indotta spesso dalla disperazione, ma di quella diffusa, piccola, quotidiana  disonestà che ci coinvolge personalmente e di cui spesso nemmeno ci rendiamo più conto: penso alla nostra colpevole inerzia, quando accettiamo che il negoziante o il ristoratore di turno non ci rilascino uno scontrino fiscale, convinti così di risparmiare un po’ anche noi; o alla nostra malafede quando esibiamo sull’auto, senza averne titolo, un contrassegno per disabili, allo scopo di parcheggiare più comodamente; o alla nostra complicità quando accettiamo, anzi, magari sollecitiamo da un personaggio influente (il “nostro” Fiorito) un favore, una precedenza, anche a danno di altri meno abili o introdotti. Di esempi così “quotidiani” se ne possono citare a iosa ma è inutile dilungarsi perché tutti portano ad una sola conclusione: se non recuperiamo la piena consapevolezza e dignità di noi stessi, niente migliorerà davvero. Al massimo, ci illuderemo di essere noi migliori perché ci indigniamo per le colpe degli altri. E se sembra un ragionamento ovvio, scontato, proviamo a metterlo in pratica.

                                    In una delle sue riflessioni meno citate, Carlo Marx dice che “Essere radicali significa cogliere le cose alla radice. Ma la radice per gli uomini è l’uomo stesso”.

                                    Insomma, caro Direttore, credo, banalmente, che se non torniamo a noi stessi e non ci consideriamo la radice del problema  e della sua soluzione, anche questo ennesimo, orribile scandalo della politica locale finirà per risolversi in uno strascico di rimedi che dureranno fino a quando la bufera sarà passata, lasciandosi dietro solo uno stropicciato elenco di buone intenzioni ancora una vola tradite.

                                    Con cordialità e stima

                                                                                                                                                Luigi Filippi

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