Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Sicilia, un giorno qualunque di due esattori del pizzo per conto della mafia. I due stanno parlando dei loro non limpidissimi affari e il discorso cade sulla politica e sulle prossime elezioni. Bisognerà gestire anche i voti da portare a questo o a quel politico per garantirgli la vittoria alle elezioni, in cambio, ovviamente di favori, come sempre.
Ma certo i tempi sono cambiati e anche i mafiosi lo sanno e non si fidano più dei politici, tanto che uno dei due dice all’altro: «I discorsi s’hanno a fare chiari!», ovvero attenzione, che questi non mantengono mai nessuna promessa, e ci fregano.
Il meccanismo al quale i due si riferiscono è il cosiddetto voto di scambio, ovvero io mafioso porto voti a te politico e tu in cambio mi dai quello che ti chiederò. Si tratta di un vero e proprio contratto fra politica e mafia, e come tutti i contratti prevede che ciascuno dei due interlocutori metta bene in chiaro i termini della transazione e poi adempia ai medesimi.
Niente di nuovo purtroppo, sappiamo che da decenni le cose vanno così soprattutto in certo sud particolarmente inquinato dalla malavita organizzata. Lo sappiamo al punto che la legge elettorale per le politiche venne cambiata a favore delle liste bloccate (cioè decise dai partiti) per mettere un freno all’ignobile scambio.
Lasciamo perdere che al posto di uomini in debito con la mafia sono andate in parlamento le veline, in ogni caso l’intenzione era buona e apprezzabile.
Poiché nelle elezioni regionali resistono le preferenze, il voto di scambio in questi giorni torna di prepotente attualità, ha denunciato la cosa un magistrato siciliano che aveva messo sotto controllo ambientale e telefonico i due esattori di pizzo di cui sopra, e intercettendo la conversazione che abbiamo riportato.
Il magistrato –al quale va tutta la nostra stima e riconoscenza per la correttezza fin qui dimostrata (vera perla fra i colleghi assetati di protagonismo e di facile sensazionalismo politico a favore o contro una parte politica) – ha diffuso la notizia non per gettare accuse su qualcuno della politica siciliana in particolare, infatti nell’intercettazione non si faceva riferimento al alcun nome e partito, ma per lanciare l’allarme sul concreto pericolo di un potente inquinamento delle elezioni da parte della mafia in un momento come questo quando la disperante confusione rende ancora più fertile il terreno alle infiltrazioni mafiose.
In realtà la vera notizia, drammatica, avvilente, miserevole, umiliante contenuta in quella intercettazione non consiste nel pericolo del voto di scambio, ma sta nel fatto che ormai neppure la mafia si fida più dei politici!
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