Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
“Compagni (compagni??? Ancora???), amici, delegati, alle 10 all’Hotel Ergife di Roma. Oh puntuali mi raccomando....”.
E sì, come no. Ma ce li vedi i delegati del Pd, convocati solo per delegare Bersani a trattare per se stesso con Renzi, arrivare in orario? E la colazione? E il taxi che non trovi, anche se nella Capitale tutte le auto bianche sono concentrate nella zona dell’albergo romano – ma non ditelo ad Alemanno, è talmente convinto che le auto bianche votino tutte per lui da aver ceduto ad ogni loro ricatto - dove il Pd ha convocato l’assemblea nazionale.
E poi un po’ di sane e “costruttive” pubbliche relazioni con le penne dei giornaloni (Corriere e Repubblica in testa) non le vogliamo fare? Così, tanto per non perdere il vizio della velina allungata con la mano sinistra, mentre con la destra saluti il nemico che spacci per il tuo più grande amico.
“Ma mi raccomando, io non ti ho dato detto nulla, né ti ho dato qualcosa”.
E sì, siamo tutti ciechi e sordi. I metodi da Comitato centrale, da Partito Comunista, la componente comunista del Pd non li ha mai archiviati. Anzi, fanno talmente parte del loro dna che per questa assemblea hanno scelto un albergo storico, sede di mille congressi, che assomiglia tanto alla Lubianka, la sede moscovita del Kgb.
Ecco, tutti i torti Renzi non li ha quando sostiene che usano “metodi stalinisti”. Al punto che un congresso di scacchisti sarebbe molto più appassionante di questa assembla del Pd. Per non dire del confronto con quelle del Pdl. “Almeno lì c’è un po’ di gnocca” sibila un delegato toscano, vicino a Renzi, “ qui solo gnocchi e senza sugo”.
Ma il dato vero di questa assemblea, una farsa inutile all’interno di una commedia tragicomica, è il tentativo di riportare al centro del dibattito il “bene del Paese” e il futuro dell’Italia, all’insegna del “vogliamoci bene” e del “basta risse”.
Un bene futuro che passa attraverso la pantomima delle auto blu lasciate fuori dal parcheggio dell’albergo, in modo da poter arrivare a piedi. “Ma guarda, questi non usano le auto di servizio”. Giri l’angolo e l’apparecchiatura di Bmw, Mercedes e grisaglie grigie t’investe come un vento sahariano. Sì, altra bella recita. E i big del partito, per evitare ogni rogna, passano da dietro, dove abbondano auto blu e scorte. Di tutte le misure e taglie.
“Entrano dal culo per mostrare la faccia migliore”, sibila un delegato bersiano, evidentemente stufo di questa liturgia. “Ma come facciamo a pensare di essere credibili con queste sceneggiate? Qui dentro non c’è il Paese reale. C’è solo una nomenklatura che non vuol scendere dal treno e vuole continuare a viaggiare in prima”. Ligabue? Sì, la citazione è esattamente quella: “tutti vogliono viaggiare in prima”. Anche Renzi? –vero convitato di pietra di questa assemblea– chiedo distrattamente ad un delegato di aerea moderata, a cavallo fra Fioroni e la Bindy, un ibrido perfetto, insomma.
“Anche Renzi, questa sceneggiata va bene anche a lui, e i suoi delegati non fanno altro che recitare la parte che gli è stata assegnata”. Amen. Tutto finito allora? No, forse questa assemblea un pregio ce l’ha. Dentro alla pancia di questo Pd ci sono tanti Pippo Civati, il rottamatore formato soft, capaci di volare sopra le beghe da vecchie comari. Il problema è che nessuno vuole farli emergere.
Se Bersani e company, anziché difendersi da Renzi con giochi di potere gli avesse anteposto questa fascia di dirigenti e militanti avrebbe vinto su tutta la linea.
Ma basta sfogliare la storia del Pci e di quel che è venuto poi per scoprire che la nomenklatura ha sempre ammazzato in culla le nuove leve. Nel Pci allora, nel Pd oggi, per essere all’altezza della situazione devi essere vecchio e aver lustrato le scarpe a chi ha tenuto in mano il bastone del comando. Per questa ragione fanno un certo effetto l’intervento triste della Bindy, sembrava un funerale invece era l’apertura dell’assemblea, e il richiamo alle regole di Bersani. Quali regole segretario? Quelle che si è disegnato addosso per vincere senza partita? È vero le regole sono una cosa bella, ma c’è una regola al di sopra di tutte le regole: Chi prende più voti vince. Punto.
Invece in questa assemblea, che sembra il mercato della domenica mattina, si tenta di stabilire tutt’altro. Le regole sono fatte per essere rispettare da chi non è stato chiamato a scriverle. Che gioco è? Lo provo a chiedere qua e là incasellando le risposte più disparate fra loro. Impossibile un processo di sintesi. Capisco solo che le primarie, alla fine, sono una sorta di cupio dissolvi della fiera delle vanità che ha pervaso il Pd in questi ultimi mesi. Forse serviranno a qualcosa, forse no.
Anzi, saranno la porta d’accesso per Vendola, altro fantasma dell’opera, che opera sul mercato parallelo del consenso. Ma in fondo la questione delle primarie non interessa a nessuno. Facciamole e così sia. Conta molto di più capire con quale legge si voterà e quanti posti di saranno da spartire. Ecco, il vecchio Pci non è mai morto. “Scusi per l’assemblea?”. In fondo a destra....“Come a destra?” E sì. Chissà come sarà contento Renzi...
Inserito da Loredana il 07/10/2012 14:06:05
Se leggo bene, e tutta questa pantomima mostruosa e sadica perché continuano a prendere in giro noi esseri comuni, credendosi al di sopra di tutto e tutti, risulta vera, c'è solo da augurarsi una catastrofe catartica per liberarsi di questi parassiti disgustosi.
AMMINISTRATIVE 2019, IPOTESI PATTO PER FIRENZE? Se ne parla sottovoce, ma in molti ci sperano.
En Bien! La Francia alle urne... ma per andare dove?
L'Italia senza Renzi è un po' più seria ma molto più imbambolata, meglio che torni magari in dosi meno esagerate
Subito elezioni? Forse meglio di no. Spiegalo al centrodestra.
Intellettuali snob, sondaggisti, cantanti pseudo-colti, giornali: tutti gli sconfitti insieme alla Clinton