Editoriale

Se il Pd non vuole governare il paese, ma solo il potere per Bersani

Renzi accusato da Fassina di copiare il programma del Pd, ma Matteo di quale partito è?

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

me Renzi comincia a piacere. Ebbene sì il fatto che ormai il “tiro a Matteuccio” sia uno sport trasversale e nazionale me lo rende simpatico. Se la classe politica italiana, autosputtanatasi a tutti i livelli, si unisce, da destra a sinistra passando per il centro, a sparare su Renzi alzo zero, potrebbe significare che il sindaco di Firenze è veramente diverso da loro  (da cui il rigetto come di un organo non compatibile) e quindi almeno per questo degno di attenzione.

Cosa abbiamo visto per ora di Renzi? Non molto, ogni volta che qualcuno gli chiede il programma rimanda al sito nel quale è trascritto. E questo non è furbissimo, dà l’idea di far fatica a imparare e soprattutto ad argomentare le proposte con le quali si presenta.

In compenso appena esprime uno dei punti del programma i suoi compagni di partito gridano che ha copiato... da loro! Sì, come a scuola durante il compito in classe: quello vispo, allegro, simpatico che però proprio per queste sue caratteristiche sembra meno affidabile di altri, viene accusato dal secchione, bruttino e antipatico di aver copiato!

A scuola succede, le maestre lo sanno e non ci fanno caso, c’è quel tanto di competitività fra i ragazzi che rende le accuse di plagio scontate e naturali.

Ma all’interno dello stesso partito?

Oggi Stefano Fassina, responsabile economia del Pd, ha accusato Matteo Renzi di aver copiato la parte di programma, scritta da lui a proposito di occupazione femminile, asili nido ecc.

«Fa taglia-incolla delle proposte approvate dall'Assemblea Nazionale del Pd e, da ultimo, riprese nel Documento della Conferenza Nazionale per il Lavoro di Napoli [...] è vero che lui non può saperlo perché non partecipa, ma almeno qualcuno dei suoi potrebbe dare una letta ai documenti programmatici del partito a cui è iscritto e riconoscerci la paternità, meglio, maternità delle sue proposte»

Così ha tuonato Fassina contro il reo candidato alle primarie in concorrenza con Bersani.

A questo punto dal Pd dovrebbero spiegare come deve funzionare la faccenda per il povero cittadino-elettore.

È ovvio che ciascun concorrente alla candidatura a premier alle prossime elezioni di primavera presenterà all’elettorato un programma quanto più convincente per essere il prescelto.

È anche ovvio che i programmi non saranno esattamente uguali perché altrimenti non avrebbe senso la concorrenza di candidati, ma poiché siamo all’interno di uno stesso schieramento non si può neppure pensare che i programmi siano diametralmente diversi nel merito, quanto magari possono esserlo nel metodo.

Intanto è assurdo che all’interno di uno stesso schieramento si perseguano valori opposti fra loro (matrimoni gay, adozioni per omosessuali, e simili) che ovviamente mettono l’elettore in un grave imbarazzo: immaginate un elettore convintamente Pd e contrario ai matrimoni gay (alle primarie voterà chiunque tranne Vendola) che si trovi di fronte alla vittoria del governatore della Puglia. Dovrebbe votarlo alle politiche come futuro premier. Essendo però, quella che distingue Vendola dagli altri, una questione importante e di coscienza l’elettore si troverebbe in grave imbarazzo e forse deciderebbe o di votare un altro partito o di non esprimersi affatto.

Insomma l’identità della coalizione parte con un grave handicap.

Di contro si dovrebbe immaginare che all’interno delle varie anime del Pd la scelta fra chi candidare a premier si dovesse giocare soprattutto sul metodo (rottamatori contro usato sicuro, approccio nuovo alla politica contro quello ormai noto) piuttosto che sul merito (se i programmi sulle cose da fare sono diversi significa che sono anche partiti diversi!).

E allora cosa strepita Fassina contro i supposti plagi di Renzi? Dovrebbe essere contento che le strade si incontrino su più punti di quanti le dividano. Dovrebbe essere più che soddisfatto se uno dei contendenti nella corsa delle primarie la pensa come l’altro e addirittura ne condivide il programma. Perché proporsi di governare un paese dovrebbe significare puntare su ciò che unisce, e più sono le cose che uniscono maggiore sarà la possibilità di governare con soddisfazione secondo il mandato degli elettori.

Ma a quanto pare così non è, e Fassina con la sua intemerata contro Renzi plagiatore ci ha dimostrato che il fine del Pd e dei suoi raprresentanti non è quello di offrire la miglior guida all’Italia, ma quella di conquistare il potere personale!

Sono sempre i soliti, proprio non cambiano. E noi dovremmo votarli?

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da pietro46 il 08/10/2012 22:45:30

    Egr.Bartolini,son passati alcuni giorni da quando è successo ma la stampa è in ritardo.Se ci fosse onestà intellettuale un candidato dovrebbe saltare.Se ci fosse onestà intellettuale dovrebbero essere proprio coloro che si apprestano a votare alle primarie a richiedere il depennamento.Mi riferisco al Vendola.Lei sa perfettamente che il suddetto ha dichiarato che si decurterà l'appannaggio di 50.000 annuali.E no,Vendola,se hai reputato che lo stipendio più alto fra i presidenti di Regione,non può essere "congruo"per il difensore dei derelitti,dei diseredati...e di tutta la retorica di cui sei capace,molla l'osso.Non basta la decurtazione da questo o dal prossimo anno.Devi restituire 50.000 per ogni anno che sei stato governatore...e se ci fosse quell'onestà intellettuale dovresti mettere la testa sotto la sabbia e rialzarla solo prima di...non vogliamo la morte di nessuno. Ed è il caso di dirlo... per Scajola almeno era a sua insaputa.

  • Inserito da ghorio il 08/10/2012 19:55:37

    Quello che stento a capire dall'area di centrodestra è la simpatia per Renzi. Arrivano cosi dichiarazioni di entusiasno per Renzi, senza la reciprocità. Del resto è stato sempre così: se un giornalista di sinistra è bravo, a destra sono pronti ad "ospitarlo" e a offire spazi immensi o quasi. Se invece è di destra, per la sinistra è sempre "forcaiolo" e"reazionario" e, magari, a destra non trova spazi. Ho fatto queste considerazioni leggendo l'articolo del direttore Simonetta Bartolini, le cui prese di posizione le condivido spesso. Non riesco a capire infatti perchà il centrodestra parteggi per Renzi. Se esperime idee di centrodestra cambi partito, anche se la questione di rottamare tanti politici non è nè di destra, nè di sinistra: è un ragionamento logico, visto che da almeno quarant'anni i politici alla moda sono sempre gli stessi, come la passerella dei direttori di giornali nelle trasmissioni televisive. Idem sulla durata dei mandati: non tre, ma due devono essere, come i presidenti degli Stati Uniti. Idem la durata, quattro e non cinque anni. Non ho mai sentito Renzi dire di abolire le province o le regioni. Questo infatti è un modo di ragionare di centrodestra, anche se poi il cnetrodestra, una volta arrivato al potere procede con il solco già tracciato e si dimentica di abolire le province e di ridimensionare le regioni con le loro ambasciate. Potrei continuare con la scoperta di Renzi di contestare la Cgil: è il minimo che si possa fare accomunando ad ogni modo anche la Cisl, la Uil, Ugl, considerato che i sindacati hanno cessato da trent'anni di fare gli interessi dei lavoratori e non delle loro poltrone. Giovanni Attinà

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