Volgarità intellettuali

Marchionne da Bruxelles insulta Firenze: piccola e povera cittá

Per attaccare Renzi offende la città gigliata e i suoi cittadini. Renzi da parte sua prende le distanze dall'ad di Fiat

di Simonetta  Bartolini

Marchionne da Bruxelles insulta Firenze: piccola e povera cittá

Ma chi crede di essere?

Ancora una volta tocca difendere Matteo Renzi, non per concordanza di idee, ma per il disgusto che provoca chi lo attacca e come lo fa.

Intorno al sindaco di Firenze si agitano come falene impazzite da una luce accecante compagni di partito, ex sodali, concorrenti, amici e nemici. Prima lo accusano di copiare il programma del suo partito, poi D'Alema annuncia di andarsene per spuntare le armi all'odiato rottamatore, ma ci ripensa subito dopo aver visto che nessuno gli chiedeva (non implorava) di rimanere (l'autorottamazione non è nella vocazione dell'uomo con i baffetti).

Ora ci si mette anche Marchionne, l'ad Fiat che ha fatto di girocollo blu e barba lunga il simbolo dell'efficienza manageriale, vi ricordate quando disse che non si radeva per risparmiare tempo? Chissà se -sempre in onore al detto rigorosamente rispettato, il tempo è denaro- ne utilizza un po' (di tempo) anche per lavarsi, far l'amore con sua moglie, e altre orrende stravaganze di noi spreconi mangiapane a tradimento!

Dunque quel simpatico e di Marchionne a proposito di Matteo Renzi, in un contesto internazionale (rivolto agli studenti che partecipano alla tavola rotonda alla biblioteca Solvay di Bruxelles) ha testualmente dichiarato: " È il sindaco di una piccola, povera cittá" quindi poiché si deve essere reso conto che così aveva offeso soprattutto i fiorentini e poco il loro sindaco, così, senza rettificare, ha aggiunto che " Matteo Renzi è la brutta copia di Obama, ma crede di essere Obama".

Una zitella inacidita di ottocentesca memoria non avrebbe saputo far di meglio, anzi di peggio.

Il lettore si chiederà perché questo attacco frontale al candidato alle primarie del centrosinistra, per dovere di cronaca  va detto che Renzi aveva preso con decisione le distanze dall' ad Fiat, nel corso del video forum di Repubblica tv, ma non è chiara la tempistica delle dichiarazioni dei due, visto che Marchionne a Bruxelles stava rispondendo ad una domanda del pubblico. L'ora in cui sono state battute le agenzie farebbe pensare che le dichiarazioni da Bruxelles, in rete alle 12,29 per l'Agi, siano precedenti a quelle di Renzi e che dunque non si tratti di un "fallo di reazione" ma di cafonaggine autonoma.

D'altra parte l'ad di Fiat non è nuovo agli insulti da lavandaia (ci scusino le dignitose signore ormai estinte) dove l'arroganza è seconda solo all'antipatia, ricordate il duello verbale con Della Valle che già ci aveva costretto a rivalutare il non simpatico patron di Tods?

A conti fatti quel che Renzi ha detto di Marchionne, ammesso che lo abbia dichiarato prima di lui, è un giudizio politico sollecitato da chi gli chiedeva cose ne pensasse del l'ad di Fiat che non ci pensa due volte a mettere il profitto dell'azienda davanti agli intessi dell'Italia e dei suoi lavoratori, essendo quell'azienda viva tutt'oggi, non per merito proprio, ma per aver ricevuto sovvenzioni che hanno dissanguato le casse del Stato negli anni, anzi nei decenni.

Renzi, che qualche tempo fa, non lontanissimo, era sembrato quasi un fan di Marchionne, o quanto meno della sua interpretazione del libero mercato, di fronte alle recenti scelte della casa torinese ha detto:

 "Non ho cambiato idea io, è Marchionne che non solo ha cambiato idea, ma ha tradito.

Qualsiasi risultato abbia ottenuto e otterrà, avrà questa macchia di aver preso in giro lavoratori e politici dicendo una cosa che non avrebbe fatto.

Non ho mai immaginato Marchionne come modello di sviluppo per l'economia, andava ai congressi Ds dove c'erano D'Alema e Bersani, e Bertinotti ne parlava come il borghese buono. Ho solo detto in una intervista a Enrico Mentana che se fossi stato un elettore della Fiat al referendum  (quello di Pomigliano d'Arco per Fabbrica Italia, ndr) che aveva alcuni profili di ricatto politico che Marchionne poneva, che avrei votato per il sì,  senza se e senza ma".

Come dicevamo, Renzi non ci piace, ma ancora una volta ha ragione. Se è legittimo ricredersi sull'operato di qualcuno e cambiare il giudizio di fronte a scelte che non solo non si condividono ma addirittura di aborrono, non è legittimo, né accettabile che un privato cittadino, detentore peró di un discreto potere in campo finanziario globale, parli  in un contesto internazionale di questione italiane e di personaggi italiani con tanta volgarità intellettuale.

Men che meno è accettabile che offenda una delle città più belle del mondo liquidandola come "povera e piccola".

Ora i fiorentini pretendano le scuse pubbliche di Marchionne, perché anche questa è diffamazione, tanto più grave quanto il pulpito e l'oratore sono quello che sono.

O diffama solo Sallusti?

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