Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Irene Brin
“Il primo dovere di chi ha molto denaro è semplicemente spenderlo. Con grazia. Se può”.
Ecco un esempio di cosidetta “brinata”, è lo stile Irene Brin: una scrittura elegante, arguta, ironica.
Irene Brin è stata una donna straordinariamente poliedrica e versatile: giornalista straordinaria, scrittrice dallo stile inimitabile, prima ambasciatrice della moda italiana in America e Direttrice insieme al marito Gasparo del Corso della prima importantissima Galleria D’ Arte nel dopoguerra a Roma: la Galleria l’ Obelisco.
“È stata la migliore di sempre, lo è ancora” . Così scrive Concita De Gregorio nella prefazione alla nuova biografia di Irene Brin “ Mille Mariù “ di Claudia Fusani, finalista al Premio Viareggio.
Franca Valeri nel presentare il suo libro” Bugiarda no,reticente” ha detto che la vera rivoluzione è quella del ritorno delle buone maniere. Penso anch’io che la vera rivoluzione di Irene Brin sia stata proprio il privilegiare le buone maniere e soprattutto la sua missione, molto sentita, di trasmettere la karis: la grazia come la chiamava la prima poetessa greca: Saffo.
Saffo cercava di trasmettere e far comprendere con la sua scuola, nel suo tiaso, il significato più profondo e complesso della grazia del fisico e dell’ animo, un miscuglio di raffinata eleganza e cultura.. dunque: l’ attenzione al portamento, all’ incedere corretto della camminata, al gusto nel vestire, ai particolari, alla lettura approfondita di libri, all’ amore per l’ arte, alla cura del corpo.. lo stesso, sulla carta, attraverso i suoi sorprendenti articoli, che hanno fatto davvero scuola, ha fatto l’ insolente, autodidatta, curiosa e insuperabile Irene Brin. Raffinata, in privato non troppo esigente, sempre disponibile e sorridente, «una vera signora» come l’ amavano ricordare i suoi amici più stretti.
Si arrabbiò solo quando Jackie Kennedy, nel soggiorno in Italia rimasto famoso, si presentò a un ricevimento con un abito identico al suo: un tailleur di Valentino bianco e marrone. Valentino era il sarto preferito di Irene ma quella volta si beccò una scenataccia.
Così scrive Concita De Gregorio:
“ Oriana Fallaci aveva l’ elmetto e stava in trincea, Irene Brin ha vissuto un ‘ altra guerra e non ha indossato divise: l’ ha raccontata senza presunzione, senza arroganza, senza esibire militanza. L’ ha fatto con mille istantanee di calze smagliate e chiome disfatte..”
È morta nel 1969, a soli 58 anni a Sasso e le sue ultime parole sono state “ voglio fare un viaggio”.Irene Brin è stata la nostra Dorothy Parker, Maria Vittoria per gli amici, aveva lasciato la scuola al ginnasio, parlava cinque lingue, leggeva un libro al giorno. Quando scrisse il suo primo articolo di giornale a 20 anni , ricevette un biglietto che diceva “Brava Mariù, farai carriera.” firmato: Luigi Pirandello, un ammiratore. Nella sua breve vita ha scritto per dodici quotidiani, e trenta settimanali, ha prodotto 150 traduzioni, ha redatto con decine di pseudonimi diari di guerra e posta del cuore cambiando ogni volta, abito, aspetto, stile e anima. Se scrivere è un modo per cercare l’ anima, l’ anima trovata racchiude un pezzetto di tutte le angosce e le sconfitte dei personaggi dei racconti di Irene Brin. Meglio allora, cambiare strada. Strada, vita, forma e di nuovo anche il nome : e allora :Mariù, Maria Del Corso,Mariella, Ortensia, Marlene, Contessa Clara, Madame d’O, Geraldine Tron questi solo alcuni dei suoi numerosissimi pseudonimi.
Tanti nomi, tanti generi, tanti interessi; un solo punto in comune: l’ eleganza.
L’ Eleganza che Irene impersona sempre nel suo modo di vestire che è poi il suo modo d’ essere, di trasformarsi da bionda a bruna, da magra a grassa, l’ eleganza che trasmette con i suoi consigli attraverso le parole della Contessa Clara, l’ eleganza della moda italiana che porta per prima in America, l’ eleganza sempre presente in tutti i suoi nomi , e nelle protagoniste femminili dei suoi racconti, anche in quelle donne isolate, disperate in mezzo alla guerra in Jugoslavia , donne che anche nella povertà e semplicità imitano gesti leziosi, portano collarini di tulle mantengono eleganti passioni, conservano dignità , stile e soprattutto eleganza interiore
Una donna camaleonte con l’ intelligenza altissima di una regina, così la descrive il suo amico Indro Montanelli.
Ma una vena di profonda da tristezza visita spesso l’ animo di Irene Brin che forse anche per questo si sente tanto vicina alla sua più amata scrittrice Virginia Woolf. Così parla di Virginia Woolf in un ritratto ancora inedito: “aveva compreso quanto la vita sia incerta, frantumata e confusa. Saggia, rammentava la sua follia e ne prevedeva il ritorno. Incosciente, soffriva oscuramente di una decadenza provvisoria ed inevitabile”. .
Dalle pagine della Settimana Incom la misteriosa Contessa Clara (solo dopo la chiusura della rubrica si riconobbe in Irene Brin l’identità) elargiva consigli di savoir faire: come vestire, come comportarsi, che cosa assolutamente non fare Se apriamo il divertente Dizionario del successo e dell’ insuccesso e dei luoghi comuni di Irene Brin, alla parola INVECCHIARE (BENE) leggeremo:
Costituisce un successo essenziale, cui bisognerebbe mirare in tempo e tendere con perseveranza. A quarantanni una donna intelligente deve:
a- dimagrire
b-riportare i suoi capelli al colore naturale, biondo, bruno, castano, o grigio che sia, perché solo la sfumatura vera le si addice ormai;
c- spogliarsi di ogni timidezza e di ogni infantilismo
d- rallentare la propria attività puramente mondana, e concentrarsi su rare, ma sensazionali apparizioni, rinunciando, poniamo, a prendere l’ aperitivo ogni giorno in Via Veneto in via Napoleone, ma affacciandosi trionfalmente ad un palco della Scala o dell’ Opera, con un vestito, una carnagione ed un cavaliere ugualmente sensazionali,
e- diventare buona, perché è il solo sistema per sembrare, ed essere ancora bella.
Quanto all’ uomo intelligente: i quarantanni dovranno portargli:
Una nuova snellezza
Un ‘ estrema, ma niente affatto evidente, cura della persona; niente punti neri sul naso, niente peli nelle orecchie, niente buchi neri nella chiostra dei denti, niente macchie di tabacco sulle dita, ma anche: niente camicie fiorate, niente calzoncini corti, niente cravatte vistose, niente giacche attillate, niente pettinature nuove, e ringrazi il Cielo se gli imbiancano precocemente le tempie
Una dignitosa serenità di giudizio ed un’ umana incertezza di conclusioni
Un’ estrema prudenza nei suoi rapporti con chi gli è minore di età, perché realmente le giovinette tendono a considerarlo un Libertino dell’ Altro Secolo ed i giovanotti un Insopportabile. Presuntuoso, mentre i cinquantenni e le sue coetanee lo troveranno simpaticissimo
La generosità, la comprensione, il rispetto della personalità altrui, soli sistemi per sembrare, ed essere davvero intelligenti
Il Successo incredibile della Contessa Clara ispirò uno dei personaggi radiofonici e poi cinematografici più popolari di Alberto Sordi: Il Conte Claro e la parodia di Franca Valeri entrò nei salotti borghesi e nei salottini dei parrucchieri.
La Contessa non fu solo un consigliere spiritoso, per affari di cuore, gusto ed eleganza. Nelle corrispondenze questa anziana nobildonna austriaca diventa spesso, una guida morale e sociale. Come quando le scrive una ragazza argentina Maria Luisa, 19 anni invalida fin dalla nascita che desidera diventare scrittrice ma non può scrivere e così chiede aiuto, le servirebbe un segretario, qualcuno a cui dettare.. la contessa Clara pubblica tutta la lettera con titolo “ un problema di stile” e le dedica una lunga risposta ed infine scrive” io paragonata a lei non sono certo una donna che scrive, né lo sono le letterate, le poetesse laureate, le vincitrici di premi, le tradotte in cento lingue, nessuna è come lei, chiusa in una gabbia di materassi, di solitudine, inventa, ricomincia, cesella cento libri non espressi, non formulati, non fermati. Chiedo a tutti i miei amici argentini, italiani e internazionali, di aiutarla come possono, come sanno, questa creatura atrocemente colpita, meravigliosamente viva, vi sottopone insomma solo un problema di stile, aiutatela a risolverlo, come merita, con vera eleganza!