Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
edendo i risultati dei sondaggi diffusi ieri da Mentana a La7 di fronte al miserrimo 2,9% dell’Italia dei Valori, risultato della perdita di un ulteriore 1,2%, verrebbe voglia di dire: “Chi d’inchiesta ferisce, d’inchiesta perisce”. E già perché Di Pietro che raggiunse gli onori della cronaca e gli allori del consenso popolare con l’inchiesta di Mani pulite, inaugurando quel ‘simpatico’ sistema di tenere il carcere la gente fino a che non avesse confessato (a prescindere dall’innocenza o dalla colpevolezza e indifferente al fatto che poi magari qualcuno si togliesse la vita per inferno nel quale era stato precipitato dal magistrato giustiziere).
Di Pietro che non voleva essere “tirato per la giacchetta” rivendicando autonomia e indipendenza cioè onestà e nessuna compromissione.
Di Pietro che ha detto di avere quel mucchio incredibile di soldi investiti in immobili grazie alle cause (per diffamazione e simili) vinte in tribunale (chissà perché giudici ex giudici sono tra i pochi a vincere sempre in tribunale quando sporgono querela!).
Di Pietro che, a quanto riferiscono giornali e libri (vedi quello di Facci), avrebbe avuto da Malvina Borletti una donazione corposa, anzi corposissima il cui fine non è ancora però stato chiarito inequivocabilmente, c’è di dice che la ricca vedova glieli abbia lasciati perché portasse avanti la causa del rinnovamento onesto (!) della politica con la sua discesa in campo e chi (lo stesso Di Pietro dice che invece era una donazione personale perché ne facesse quello che riteneva più opportuno, quindi anche comprarsi case?)
Insomma un gran pasticcio, svelato da “Report” della Galbanelli, alla quale Di Pietro non ha potuto rispondere, come ha sempre fatto in questi anni, che si trattava di finte inchieste organizzate dal nemico Berlusconi che con complotti pieni di falsità diffamatorie lo volevano mettere all’angolo.
Così Di Pietro ha dovuto ammettere che il suo partito era morto nel corso di quella trasmissione su Rai3 così come era nato sull’onda del successo mediatico di quasi venti anni fa.
Curioso destino, ciò che ha creato Di Pietro lo ha distrutto: inchieste e media. In altri casi si chiamerebbe nemesi storica, ma spiegare l’immagine a Tonino sarebbe complicato quindi lasciamo perdere.
Oltre Di Pietro sondaggi fotografano anche un’immagine dell’elettorato italiano niente affatto rassicurante il 34% degli intervistati da Emg (in linea con quanto avvenuto in Sicilia quindi il dato è credibile) dichiara che si asterrebbe dal voto, mentre 11,9% che è indeciso, e il 2,6% che voterebbe scheda bianca.
Dunque oltre il 47% degli italiani, in proiezione, non vuole decidere chi mandare a governare il paese, il motivo è ovvio: fiducia nella politica ridotta ai minimi termini, e anche meno.
Fra quelli che ancora caparbiamente vogliono credere al sistema democratico e ritengono di andare a votare il Pd ottiene una maggioranza pari a quella che aveva il Pdl nel momento di massimo splendore. Segno inequivocabile che i delusi dal governo di Berlusconi, ma anche dal suo modo di partecipare al governo dei tecnici, o non vanno a votare o scelgono altri lidi.
Poichè fra i candidati alla premiership Matteo Renzi raccoglie più consensi di tutti (attaccato a Monti di una incollatura) si potrebbe pensare che una parte dei delusi del Pdl voterebbe Pd se il candidato premier fosse il sindaco fiorentino.
Una parte dei delusi invece va sicuramente verso il M5S, come puro voto di protesta e anche, diciamolo onestamente, per la suggestione da guru paramediatico, anticonformista e antisistema, del comico genovese che finge di disprezzare la comunicazione tradizionale (tv in primis e dibattiti pubblici, confronto con un conduttore o con gli avversari), ma in realtà sa manovrarla magnificamente riuscendo a catalizzare su di sé i riflettori dei media che gli dedicano di gran lunga maggior tempo di quello riservato agli altri partiti.
Il vero pericolo di Grillo è questo: un consenso “non informato” ma di pura suggestione da abile manipolatore di un intelligente uomo di spettacolo e soprattutto non dimentichiamolo, di televisione forse più esperto dello stesso Berlusconi. Occhio!
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