Editoriale

Arriva il partito delle procure! Sulle ceneri della politica, i tecnici, su quelle dei tecnici i giudici.

Grillo in difetto di candidati si propone come capo movimentista per la futura magistocrazia

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

ppreso che il governatore Crocetta non intende dar seguito al suo proposito elettorale di astenersi dalle pratiche sessuali, constatato che Gianfranco Fini ha scelto di realizzare il funerale alla sua tormentata (per noi) vicenda politica, mentre si celebrava il rito funebre dell’ultimo politico di destra degno di questo aggettivo qualificativo; il momento politico ci sta riservando degli scenari sempre più inquietanti. Da de profundis, direi. Per il Paese intero.

Il Pdl è a “caro amico” con le regole da ingaggiare per le primarie (tanto che qualcuno già pare le voglia archiviare), in parlamento la discussione sul sistema elettorale langue e non è difficile ipotizzare, a tal punto, un “porcellum riscaldato”. Bersani corteggia Casini, Vendola lo esclude, D’Alema scommette sulla grande ammucchiata. La politica si guarda allo specchio e non prende neanche in considerazione l’unico autentico messaggio che le amministrative siciliane hanno dato: più della metà degli elettori si è astenuto. Maggioranza silenziosa, per ora.

Ma la questione che più sgomenta, a mio avviso, è l’opa lanciata da Grillo all’immobiliarista Di Pietro (rimarrà negli annali dell’antropologia politica  il suo: “mia moglie non è mia moglie!”) e al suo bacino elettorale, annunciata con due messaggi chiari e duri: il primo, la candidatura del leader dell’Ivd al Quirinale (messaggio che al suo interno ne ha un altro ancora più agghiacciante: ricordatevi tutti che i miei voti influiranno per l’elezione del Capo dello Stato), il secondo, negandogli ogni possibile alleanza. La verità è che Grillo non è soltanto un fenomeno da baraccone un po’ situazionista, un po’ qualunquista, ma molto di più.

Beppe Grillo sembra il capo dell’ala movimentista del partito delle Procure. Dietro di sé il web, i giornali, tanti denari e un leader in pectore: il procuratore della Repubblica Antonino Ingroia. Quello che prima di partire per il Guatemala, ha dichiarato in tono quanto meno minatorio: “il mio è un arrivederci, non un addio: tornerò in Italia; da lì guarderò il mio Paese intervenendo nel dibattito pubblico a dispetto dei miei detrattori: non cantino vittoria, Ingroia non fa passi indietro e non fugge''

Il partito togato, allora, non è frutto della fanta-politica, non esce dalla vena persecutoria di Berlusconi, sembra un fatto accertato. Dove ha fallito la politica arriva la giustizia. Immancabilmente da vent’anni. E se prima Berlusconi era l’obiettivo principale, ora lo è Napolitano e il suo progetto di bissare Monti. Sulle ceneri della politica, i tecnici, su quelle dei tecnici i giudici. Questa sembra la giostra, il progetto basato sullo sfascio totale. Altro che rottamazione, altro che democrazia. Mi sa che Berlusconi, che di neologismi se ne intende, ha ragione: attenti alla "magistratocrazia".

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Enrico il 06/11/2012 22:21:18

    Caro Giovanni Accolla, quando parli del Presidente Fini sciacquati la bocca! Sappi che lui ha avuto il coraggio di dire NO a Berlusconi con tutto quello che gli hanno scatenato contro, ha fatto ciò che riteneva necessario e non ciò che riteneva utile! E sappiamo benissimo cosa avrebbe ottenuto da Berlusconi se si fosse piegato come, quei VENDUTI deo vari Gasparri,LaRussa,Storace... Ma per fortuna in questo mondo esistono ancora dei veri Leader come Fini che non sono in vendita! Quindi la prossima volta ti consiglio di riflettere bene prima di scrivere i tuoi articoletti. Saluti Enrico Cisterna

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