Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Una veduta del teatro Comunale di Firenze che ospita il Maggio
Conferenza stampa di presentazione della nuova stagione del Maggio Musicale Fiorentino con una …. Toccata e fuga molto particolare: quella di Matteo Renzi nella sua veste, in quanto sindaco di Firenze, di presidente del Consiglio di Amministrazione. A costo però di rischiare una stonatura, Renzi non ha resistito a indossare anche i panni di candidato alle primarie (“scusate se sono arrivato in ritardo e vado via prima ma devo prendere il camper per Milano” ha detto in sostanza). Dopo aver esordito in tono trionfalistici che “il nuovo teatro dell’opera è una certezza assoluta; sarà sicuramente completato, in quanto i fondi ci sono” con tutta una serie di garanti che arrivano sino a Monti (che poi sarà pronto solo nel 2014 lo ha lasciato dire alla sovrintendente, ma è ovvio che lui non possa occuparsi di questi insignificanti dettagli; in compenso il tetto del vecchio ma sempre efficiente teatro comunale sarà finalmente riparato entro fine novembre) Renzi ha poi sparato un comizio sul futuro dei beni culturali : “la battaglia – ha tuonato il sindaco aspirante premier – deve essere per una diversa fiscalità che premi chi investe in cultura. Senza sgravi fiscali per la cultura non c’è futuro, non si può continuare a finanziare il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) con le accise sulla benzina .”
Parole sacrosante, niente da eccepire; peccato però che alla secca domanda di un collega giornalista (“è un impegno?”) Renzi si guardi bene dal dare una risposta netta e categorica, ma si limiti a un “è un qualcosa che chiunque sarà il nuovo premier deve assolutamente realizzare etc.”. Intanto, se si fosse impegnato lui, sarebbe stato già qualcosa. Avviato il sindaco al suo camper di candidato, le luci della ribalta si sono finalmente accese su chi, da subito, avrebbe dovuto essere il vero protagonista. Perché il Maggio Musicale, è bene ricordarlo, non è un fenomeno solo “locale” , fiorentino o toscano: è uno dei più importanti festival dei musica “colta” europei, se non mondiali. Una crisi del Maggio, come quella che ha conosciuto in questi ultimi tempi e soprattutto lo scorso anno, è un qualcosa dunque che investe la cultura italiana, non solo una città sia pura importante come Firenze. Si può (e si deve) poi puntare il dito contro eventuali sprechi o spese discutibili, ma senza dimenticare che il Maggio è uno dei pochi fiori all’occhiello rimasti alla cultura italiana.
E sul punto spese, la sovrintendente Francesca Colombo, che ha presentato la stagione 2013 insieme al direttore d’orchestra principale maestro Zubin Mehta, alla soprintendente della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze Cristina Acidini , al direttore di Maggiodanza Francesco Ventriglia e all’assessore alla cultura Sergio Givone è stata chiarissima: pur avendo ampliato del 20% l’offerta rispetto allo scorso anno, si è riusciti a non aumentare le spese grazie anche alla comprensione e senso di responsabilità di artisti, direttori e collaboratori. Ed in effetti l’offerta del 2013, anche se ancora non raggiunge i livelli di un tempo, ritorna ad avere la dignità di un festival di livello europeo: almeno 200 alzate di sipario, con 15 titoli d’opera, comprendenti otto nuove produzioni tra cui una coproduzione internazionale; dodici titoli di balletto, di cui sei nuove creazioni, 61 serate di concerto, con un totale di almeno 200 alzate di sipario, destinate però probabilmente ad aumentare. Un stagione appassionante, che tiene conto di anniversari e ricorrenze, con percorsi tematici come serate dedicate alla musica sinfonica russa, grandi bacchette sul podio oltre a Mehta: Claudio Abbado, Daniel Baremboim, Daniele Gatti, che si dedicheranno soprattutto ai “compleanni” di due grandi compositori paradossalmente rivali tra loro (o meglio, rivali erano i loro “tifosi”) al punto di indicare due modi totalmente diversi di concepire l’opera: Giuseppe Verdi e Richard Wagner, che se non altro avevano in comune l’anno di nascita (1813). Se dunque il festival è inevitabilmente in buona parte dedicato al compositore bussetano (di cui però ha selezionato alcuni titoli non tra i più consueti)ci sarà una grande apertura della stagione il 15 gennaio con Die Walkure, nella straordinaria e indimenticabile edizione curata dalla Fura dels Baus per la regia di Carlos Padrissa. Impossibile dare conto della complessità di un programma articolato e davvero entusiasmante (lo si farà quando si avvicinano gli appuntamenti più importanti).
Si ricorderanno comunque tra le opere , oltre alla Walchiria, The rape of Lucrezia di Benjamin Britten,(maggio) anch’egli “festeggiato” per il centenario della nascita; due interessanti appuntamenti verdiani, il Don Carlos firmato per la prima volta da Luca Ronconi con il grande tenore Massimo Giordano nella parte del principe spagnolo , sempre con Mehta sul podio (maggio), mentre in giugno una interessantissima edizione del Macbeth, quella scritta appositamente per Firenze nel 1847, mai ripresa nel capoluogo toscano. A febbraio invece un grande ritorno per gli appassionati mozartiani: Don Giovanni, diretto da Mehta per la regia di Lorenzo Mariani; una “sfida” davvero interessante, quella tra Mehta e Amadeus!
Ma la novità più bella ed entusiasmante è stata, forse, la notizia del ritorno del maggio musicale a Palazzo Pitti, grazie a un’intesa tra le sovrintendenze del Festival e del polo museale fiorentino; una tradizione, quella degli spettacoli a palazzo, che risaliva ai Medici, come ha ricordato giustamente Cristina Acidini ed era stata ripresa nel Novecento, per interrompersi almeno per l’opera nel 1984. Una vera e propria ministagione estiva, di concerti, balletti e opere troverà posto soprattutto nello splendido cortile dell’Ammannati, dove in luglio verrà messo in scena un capolavoro di Jacques Offenbach, Orfeo all’inferno, direttamente nella versione italiana; una scelta davvero indovinata, se si pensa che in quello stesso palazzo iniziò, nell’ottobre del 1600, il grande cammino dell’opera nel segno di Orfeo con l’Euridice di Rinuccini e Peri.
Soddisfatto – e a ragione – il maestro Mehta, che è sicuramente la chiave di volta di questo edificio che raccoglie, ancora una volta, star della bacchetta, della regia, della danza e del canto in un festival che è stato e può tornare a essere uno dei primi nel mondo.
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