Editoriale

Mancano leader, programmi ma soprattutto idee concrete per uscire dall'emergenza

Diventa sempre più credibile l'infausta possibilità di un Monti bis

Giuseppe del Ninno

di Giuseppe del Ninno

iornali e TV traboccano di valutazioni e aggiornamenti sulle “primarie” dei due schieramenti, che presto si affronteranno nelle elezioni locali e nazionali. Sul filo di un’emulazione capace di recepire soltanto gli aspetti superficiali del modello, ci siamo perfino trovati di fronte alla parodia dei confronti televisivi fra candidati “made in USA”. Di passata, vale la pena di accennare, comunque, alle principali differenze fra i due poli in competizione: se non altro, quello di centrosinistra ha palesato una sostanziale omogeneità nelle sue componenti – e nei suoi correlativi esponenti – del resto nell’alveo di una storia che risale almeno alla “Prima Repubblica”. Che vi sia infatti una parte importante del mondo cattolico più sensibile alle tematiche progressiste, sociali, aperturiste e, dunque, incline ad allearsi con le forze “di sinistra”, è una constatazione che risale al compromesso storico.

 Se poi si aggiunge che la caduta del Muro e la conseguente marginalizzazione – geo-politica e culturale - del marx-leninismo hanno sgomberato il terreno anche dalle ultime remore tra le fila di quel cattolicesimo progressista, il quadro è completo.

Diversa l’analisi che si è indotti a formulare nel campo del centrodestra. E non è solo questione di leader – con o senza “quid”… - bensì di progetti, di visione del mondo – e della stessa politica – di storia condivisa.

Non per caso, appare così periclitante e incerto il percorso – imitativo – che dovrebbe condurre, anche su questa sponda, alle “primarie”. Chi scrive, già all’epoca del primo bipolarismo, manifestò un argomentato scetticismo di fronte alla prospettiva di mettere insieme, per il governo della Nazione nel concerto europeo, uomini e culture riferibili chi alla valorizzazione delle istanze localistiche, chi alle più ortodosse tradizioni unitarie, chi al verbo di un liberalismo operante non solo sui mercati, ma all’interno delle stesse Istituzioni e nei rapporti tra Stato e Società, chi alla prevalente preoccupazione di non lasciare indietro gli strati meno favoriti della popolazione.

E ancora: come tenere insieme i fieri sostenitori delle autonomie regionali e/o nazionali e i fautori di una integrazione europea sempre più spinta, oppure gli esponenti tentati dalle sirene del laicismo e quelli più rispettosi della dogmatica e della morale confessionale più intransigenti?

I fatti, complicati dalle squallide mene personalistiche di questo o quel leader del centrodestra, ci hanno dato e ci stanno dando ragione, anche perché, specialmente su questa sponda, l’educazione alla “buona politica” delle giovani generazioni, in vista della paretiana “circolazione delle élites”, è stato l’ultimo dei problemi.

Tornando alle prospettive immediate, mentre si discute ancora della performance di questo o di quel candidato alla leadership della coalizione di centrosinistra e, sul versante opposto, si annaspa nella confusione, oscillando fra una malcelata invidia dell’avversario e una sua denigrazione scarsamente motivata, si tralascia o si dissimula l’interrogativo cruciale: siamo o saremo, al momento del voto, fuori dall’emergenza?

I vari soggetti legittimati forniscono – per lo più, tra le righe di dichiarazioni genericamente incoraggianti – risposte diverse: Governo, Bankitalia, Confindustria, Corte dei Conti, Commissione Europea, FMI, BCE e così via ora lasciano intendere che la ripresa è in vista, ora prendono ancora anni di tempo.

Limitandoci all’Italia, il pessimismo sembra d’obbligo, se si considerano alcuni parametri fondamentali: debito pubblico crescente e nessuna misura adottata fin qui per ridurlo; disoccupazione e perdita del lavoro – specie giovanile, ma non solo – in aumento; livello di imposizione fiscale ormai insostenibile; tasso di crescita in costante regresso; erogazione del credito bloccata e, comunque, a tassi più alti che nel resto dell’Europa più o meno “sana”.

 E fermiamoci a questi aspetti economici, del resto ormai preponderanti – se non esclusivi – nel dibattito politico attuale; evitiamo, per ora, di sottolineare ancora l’afasia dei politici e degli esponenti della nostra cultura alta, con l’inabissamento di tematiche dotate di una forte “carica di futuro”, quali quelle inerenti alla nostra presenza nel mondo, ai flussi migratori, agli indispensabili adeguamenti alle innovazioni tecnologiche ed alla sensibilità diffusa delle leggi in materia di diritti civili, alla politica dell’ambiente con le sue implicazioni in tema di grandi lavori, di gestione dei rifiuti, di produzione dell’energia, di sostegno – non generico e limitato alle petizioni di principio – della ricerca e dell’educazione.

Con queste premesse, parlare di programmi a confronto, di differenze fra gli schieramenti, appare poco più che fatua esercitazione dialettica. Lo faceva notare, in un recente fondo sul “Tempo”, Mario Sechi, stigmatizzando le dichiarazioni di politici, incapaci – o piuttosto riluttanti – di indicare da quali capitoli di bilancio sarebbero venute le risorse atte a finanziare le promesse riforme e, quindi, a danno di quali ceti e a vantaggio di quali altri quelle riforme sarebbero state realizzate.

Allora, se l’emergenza non è superata, come si può pensare di congedare il governo tecnico, chiamato a curarne cause e sintomi? Che senso ha rimettere ora all’elettorato – che ne fu impedito un anno fa – la scelta di nuovi (?) dirigenti politici, a cui affidare il compito di traghettarci al di là dell’emergenza?

 Nell’epoca della compressione – fino alla rinuncia – delle sovranità nazionali, nell’epoca dei “saldi invariati” – sublime espressione ragionieristica! – che ingabbiano i bilanci pubblici, si tratterà di mettere l’uno contro l’altro questo o quel ceto economico – pensionati o piccoli imprenditori? Proprietari di immobili o di portafogli finanziari? Automobilisti o pedoni? – alla ricerca di rappresentanze sempre più labili, confuse e irresponsabili. A questo si è ridotta la nostra democrazia, anzi, la nostra politica.

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    7 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 20/11/2012 13:10:09

    Ho visto che il mio commento è stato riprodotto sei volte. Chiedo scusa ma non è colpa mia: mi sono limitato ad inserire il codice e premere"pubblica commento.

  • Inserito da ghorio il 19/11/2012 18:28:16

    Quello che non si capisce di quest'Italia è che, nonostante i sacrifici, la crescita langue. Poi arriva Draghi, tanto per citare un mome, è dice" per la crescita basta tasse, si deve tagliare la spesa". Tutto bene ma sinora il governo delle"larghe intese", con la "grande coalizione", con tanto di tecnici, non mi pare abbia tagliato i veri sprechi di quest'Italia.Prendiamo la riforma previdenziale: i veri privilegi continuano ad esistere, cito le varie categorie: militari, dipendenti Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, dipendenti della Banca d'Italia, magistrai, parlamentari,etc. Si potrebbe poi continuare con le mancate liberalizzazioni(gli ordini regnano sovrani, con presa in giro per le nuove generazioni), la sburocratizzazione dell'Italia, Repubblica fondata sulla marca da bollo e su documenti e documenti che non servono a niente. Una volta a indicare il da farsi c'erano i grandi economisti, adesso sono caduti in disgrazia e discettano su calcoli matematici. Per la patria di Pareto, tanto per citare un mome, non mi pare una grande conquista. Eppure, nonostante questa situazione, non si è mai registrata l'adunata di una specie di Sati Generali, che indichi la strada. Un mese sì e uno no, ci viene indacata la solita riunione a livello Ue . che deve dare la svolta epocale, poi tutto rimane , come prima. A questo punto , una domanda; non sarebbe ora che si mobilitasse la carta stampata e il web, per dire ai nostri politici, tutti i giorni, che stanno sbagliando tutto o quasi? Giovanni Attinà

  • Inserito da ghorio il 19/11/2012 18:28:16

    Quello che non si capisce di quest'Italia è che, nonostante i sacrifici, la crescita langue. Poi arriva Draghi, tanto per citare un mome, è dice" per la crescita basta tasse, si deve tagliare la spesa". Tutto bene ma sinora il governo delle"larghe intese", con la "grande coalizione", con tanto di tecnici, non mi pare abbia tagliato i veri sprechi di quest'Italia.Prendiamo la riforma previdenziale: i veri privilegi continuano ad esistere, cito le varie categorie: militari, dipendenti Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, dipendenti della Banca d'Italia, magistrai, parlamentari,etc. Si potrebbe poi continuare con le mancate liberalizzazioni(gli ordini regnano sovrani, con presa in giro per le nuove generazioni), la sburocratizzazione dell'Italia, Repubblica fondata sulla marca da bollo e su documenti e documenti che non servono a niente. Una volta a indicare il da farsi c'erano i grandi economisti, adesso sono caduti in disgrazia e discettano su calcoli matematici. Per la patria di Pareto, tanto per citare un mome, non mi pare una grande conquista. Eppure, nonostante questa situazione, non si è mai registrata l'adunata di una specie di Sati Generali, che indichi la strada. Un mese sì e uno no, ci viene indacata la solita riunione a livello Ue . che deve dare la svolta epocale, poi tutto rimane , come prima. A questo punto , una domanda; non sarebbe ora che si mobilitasse la carta stampata e il web, per dire ai nostri politici, tutti i giorni, che stanno sbagliando tutto o quasi? Giovanni Attinà

  • Inserito da ghorio il 19/11/2012 18:28:16

    Quello che non si capisce di quest'Italia è che, nonostante i sacrifici, la crescita langue. Poi arriva Draghi, tanto per citare un mome, è dice" per la crescita basta tasse, si deve tagliare la spesa". Tutto bene ma sinora il governo delle"larghe intese", con la "grande coalizione", con tanto di tecnici, non mi pare abbia tagliato i veri sprechi di quest'Italia.Prendiamo la riforma previdenziale: i veri privilegi continuano ad esistere, cito le varie categorie: militari, dipendenti Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, dipendenti della Banca d'Italia, magistrai, parlamentari,etc. Si potrebbe poi continuare con le mancate liberalizzazioni(gli ordini regnano sovrani, con presa in giro per le nuove generazioni), la sburocratizzazione dell'Italia, Repubblica fondata sulla marca da bollo e su documenti e documenti che non servono a niente. Una volta a indicare il da farsi c'erano i grandi economisti, adesso sono caduti in disgrazia e discettano su calcoli matematici. Per la patria di Pareto, tanto per citare un mome, non mi pare una grande conquista. Eppure, nonostante questa situazione, non si è mai registrata l'adunata di una specie di Sati Generali, che indichi la strada. Un mese sì e uno no, ci viene indacata la solita riunione a livello Ue . che deve dare la svolta epocale, poi tutto rimane , come prima. A questo punto , una domanda; non sarebbe ora che si mobilitasse la carta stampata e il web, per dire ai nostri politici, tutti i giorni, che stanno sbagliando tutto o quasi? Giovanni Attinà

  • Inserito da ghorio il 19/11/2012 18:28:16

    Quello che non si capisce di quest'Italia è che, nonostante i sacrifici, la crescita langue. Poi arriva Draghi, tanto per citare un mome, è dice" per la crescita basta tasse, si deve tagliare la spesa". Tutto bene ma sinora il governo delle"larghe intese", con la "grande coalizione", con tanto di tecnici, non mi pare abbia tagliato i veri sprechi di quest'Italia.Prendiamo la riforma previdenziale: i veri privilegi continuano ad esistere, cito le varie categorie: militari, dipendenti Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, dipendenti della Banca d'Italia, magistrai, parlamentari,etc. Si potrebbe poi continuare con le mancate liberalizzazioni(gli ordini regnano sovrani, con presa in giro per le nuove generazioni), la sburocratizzazione dell'Italia, Repubblica fondata sulla marca da bollo e su documenti e documenti che non servono a niente. Una volta a indicare il da farsi c'erano i grandi economisti, adesso sono caduti in disgrazia e discettano su calcoli matematici. Per la patria di Pareto, tanto per citare un mome, non mi pare una grande conquista. Eppure, nonostante questa situazione, non si è mai registrata l'adunata di una specie di Sati Generali, che indichi la strada. Un mese sì e uno no, ci viene indacata la solita riunione a livello Ue . che deve dare la svolta epocale, poi tutto rimane , come prima. A questo punto , una domanda; non sarebbe ora che si mobilitasse la carta stampata e il web, per dire ai nostri politici, tutti i giorni, che stanno sbagliando tutto o quasi? Giovanni Attinà

  • Inserito da ghorio il 19/11/2012 18:28:16

    Quello che non si capisce di quest'Italia è che, nonostante i sacrifici, la crescita langue. Poi arriva Draghi, tanto per citare un mome, è dice" per la crescita basta tasse, si deve tagliare la spesa". Tutto bene ma sinora il governo delle"larghe intese", con la "grande coalizione", con tanto di tecnici, non mi pare abbia tagliato i veri sprechi di quest'Italia.Prendiamo la riforma previdenziale: i veri privilegi continuano ad esistere, cito le varie categorie: militari, dipendenti Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, dipendenti della Banca d'Italia, magistrai, parlamentari,etc. Si potrebbe poi continuare con le mancate liberalizzazioni(gli ordini regnano sovrani, con presa in giro per le nuove generazioni), la sburocratizzazione dell'Italia, Repubblica fondata sulla marca da bollo e su documenti e documenti che non servono a niente. Una volta a indicare il da farsi c'erano i grandi economisti, adesso sono caduti in disgrazia e discettano su calcoli matematici. Per la patria di Pareto, tanto per citare un mome, non mi pare una grande conquista. Eppure, nonostante questa situazione, non si è mai registrata l'adunata di una specie di Sati Generali, che indichi la strada. Un mese sì e uno no, ci viene indacata la solita riunione a livello Ue . che deve dare la svolta epocale, poi tutto rimane , come prima. A questo punto , una domanda; non sarebbe ora che si mobilitasse la carta stampata e il web, per dire ai nostri politici, tutti i giorni, che stanno sbagliando tutto o quasi? Giovanni Attinà

  • Inserito da ghorio il 19/11/2012 18:28:15

    Quello che non si capisce di quest'Italia è che, nonostante i sacrifici, la crescita langue. Poi arriva Draghi, tanto per citare un mome, è dice" per la crescita basta tasse, si deve tagliare la spesa". Tutto bene ma sinora il governo delle"larghe intese", con la "grande coalizione", con tanto di tecnici, non mi pare abbia tagliato i veri sprechi di quest'Italia.Prendiamo la riforma previdenziale: i veri privilegi continuano ad esistere, cito le varie categorie: militari, dipendenti Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, dipendenti della Banca d'Italia, magistrai, parlamentari,etc. Si potrebbe poi continuare con le mancate liberalizzazioni(gli ordini regnano sovrani, con presa in giro per le nuove generazioni), la sburocratizzazione dell'Italia, Repubblica fondata sulla marca da bollo e su documenti e documenti che non servono a niente. Una volta a indicare il da farsi c'erano i grandi economisti, adesso sono caduti in disgrazia e discettano su calcoli matematici. Per la patria di Pareto, tanto per citare un mome, non mi pare una grande conquista. Eppure, nonostante questa situazione, non si è mai registrata l'adunata di una specie di Sati Generali, che indichi la strada. Un mese sì e uno no, ci viene indacata la solita riunione a livello Ue . che deve dare la svolta epocale, poi tutto rimane , come prima. A questo punto , una domanda; non sarebbe ora che si mobilitasse la carta stampata e il web, per dire ai nostri politici, tutti i giorni, che stanno sbagliando tutto o quasi? Giovanni Attinà

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