Francesco Giuseppe I

​21 Novembre 1916: La scomparsa di un grande imperatore

Per una certa retorica patriottarda era il nemico per eccellenza, ma per molti italiani...

di Domenico Del Nero

​21 Novembre 1916:   La scomparsa di un grande imperatore

Sua Maestà Apostolica Francesco Giuseppe I

Per una certa retorica patriottarda era il nemico per eccellenza, ma per molti italiani, che magari avevano molta meno voglia di farsi “redimere” di quanto si dica era  un sovrano amato e rispettato: Sua Maestà Apostolica Francesco Giuseppe I, imperatore d’Austria e re d’Ungheria, erede del Sacro Romano Impero.  Un grande sovrano europeo che chiuse la sua giornata terrena il 21 novembre del 1916, mentre da più di due anni infuriava il folle conflitto fratricida che avrebbe ridotto l’Europa all’espressione geografica dei nostri giorni.

Per capire chi sia veramente stato questo grande sovrano basta leggere le splendide pagine che Joseph Roth gli ha dedicato, negli indimenticabili romanzi La marcia di Radetzky e la Cripta dei Cappuccini, o anche, più recentemente, la bellissima definizione di Franco Cardini(nella recente biografia dell’imperatore)  : “Francesco Giuseppe, potremmo dire la solitudine e il mito”,   ricordando come peraltro questo mito, iniziato quando ancora il monarca era in vita, sia ben lungi dal tramontare. Ben  difficilmente un politico dei nostri giorni (ma anche delle epoche recentemente trascorse)  potrà lasciare nella storia un solco così profondo come il cavalleresco imperatore che aveva fatto dei suoi popoli la sua ragione di vita.

Per rendersene conto, basta scendere nella Cripta dei Cappuccini, dove egli riposa con la sua famiglia e quelle dei suoi predecessori. Più che un mausoleo, la Cripta  è un santuario, dove molta gente si reca ancora a deporre fiori, biglietti, a rendere omaggio a personaggi di cui ormai quasi nessuno può aver avuto esperienza diretta.  Eppure questo anniversario, nel momento in cui l’Europa più che mai appare l’ombra di se stessa, dovrebbe far riflettere. “Ma ci si chiede oggi (….) chi sia in fondo il vero vincitore della prima guerra mondiale. Se Francesco Giuseppe che l’ha perduta o Clemenceau, il padrino della grande Francia nazionale e nazionalista che ha patrocinato un’esperienza politica – quella nazionale e nazionalista – che ormai è definitivamente chiusa.”

Parole chiari ed efficaci, come sempre, quelle di Cardini, che dovrebbero far riflettere, soprattutto noi italiani, su un dato davvero sconfortante: abbiamo combattuto ferocemente le ultime vestigia del Sacro Romano Impero soltanto per ritrovarci, a neppure un secolo di distanza, a essere succubi dell’impero delle banche e della anonima finanza internazionale. Da una tradizione secolare che conteneva in sé quanto di meglio la civiltà greco romana e medievale avessero prodotto, ci ritroviamo oggi  in un contesto sincretista che va sempre più stemperando ogni  valore di appartenenza e identità: sarà un caso, che nell’impero multinazionale degli Asburgo, non si siano mai posti problemi e questioni “razziali”, neppure per quegli ebrei che furono perseguitati o almeno malvisti  un po’ ovunque, ben prima di Hitler e ben altrove che in Germania?

Francesco Giuseppe  regnò dal 1848 al 1916; un periodo lungo e travagliato, tanto che lo stesso imperatore pare dichiarasse alla fine della vita “sono stato imperatore troppo a lungo”. Il suo regno era comunque iniziato, si può dire con una lieve forzatura cronologica, al suono della Marcia di Radetzki  e terminò  con quello lugubre delle potentissime armi del primo conflitto mondiale. “Proprio nulla mi è stato risparmiato su questa terra” avrebbe esclamato sconfortato il sovrano, all’indomani dell’assassinio della moglie Elisabetta ne 1898  o (secondo la testimonianza dell’ultima imperatrice Zita) dopo l’attentato di Sarajevo. Ebbe un grande e degno successore, Carlo I, che avrebbe potuto essere la salvezza dell’Europa. Ma le cose, come ben sappiamo andarono diversamente.

Ora che le  polemiche contingenti dovrebbero essere sopite e che in molti si sono accorti (come sempre troppo tardi) che l’impero asburgico era un baluardo e non un’impossibilità storica, il 21 novembre 1916 dovrebbe diventare una data da ricordare un tutta Europa; anche in Italia, senza che questo significhi certo mancare di rispetto ai tanti, troppi giovani e generosi italiani che  persero la vita in guerra,  senza peraltro dimenticare che vi furono italiani (e non certo pochi) che combatterono e morirono per il loro imperatore. Sarebbe un atto di riconciliazione ma soprattutto di profonda giustizia storica,  un gesto veramente di cultura e civiltà europea.

Dio salvi l’imperatore.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 22/11/2012 10:59:45

    Molto bello e interessante: mi ha fatto riavvicinare a questa figura di imperatore che non conoscevo moltissimo, se non per ricordi scolastici. E a scuola, mi rendo conto ora, non era presentato in maniera positiva. Per il solo fatto di essere un imperatore, era un tiranno senza cuore: nessuno ci ha mai fatto capire che dietro certe decisioni ci sono situazioni complesse (il bene del singolo o quello del gruppo/popolo?), che richiedono sacrifici anche molto duri. Sono molto contenta di ampliare i miei punti di vista acquisiti "grazie" ad un'educazione scolastica severa e profonda, sì, ma anche settaria e limitata.

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