Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Illustrissimo Cavalier Berlusconi,
Permetta ad un intellettuale di destra di manifestarLe apertamente il suo pensiero. Visto che Ella non mi conosce, (dato che la mia faccia, peraltro scarsamente telegenica, non è tra quelle, sempre le stesse, che riempiono i dibattiti sul piccolo schermo), ritengo doveroso presentarmi.
Ho dedicato la mia intera esistenza alla ricerca, alle pubblicazioni, alla promozione d’idee e alla formazione nel campo psico-sociologico. Sono anche autore di molti articoli su riviste e giornali, e di libri di vario genere, dalla narrativa alla saggistica, alcuni dei quali assai apprezzati dai purtroppo pochi lettori, avendo sempre lavorato con piccole case editrici, escluse dal grande circuito della critica d’arte a pagamento e dei premi letterari truccati. Tuttavia, sono sempre rimasto fedele alle mie convinzioni, che ritengo giuste, manifestate apertamente e ove necessario in modo duro e diretto, atteggiamento che mi è costato molto, sia in termini umani sia economici, tanto che a un certo punto della vita ho dovuto abbandonare città e Patria, per mettere al servizio d’istituzioni straniere le mie conoscenze tecniche e culturali.
Della politica italiana mi sono sempre interessato, ponendola al centro delle mie indagini. Nell’ultimo ventennio ho seguito quindi con attenzione e simpatia le Sue successive discese in campo, e sono sempre stato un Suo fedele elettore. Malgrado le molte delusioni subite, (Le ricordo, tra le altre, il disatteso Contratto con gli Italiani del 2001), ho sempre premiato le Sue coalizioni col mio suffragio, nella speranza che qualcosa di buono potesse alla fine nascere.
Nel 2013, invece, per la prima volta non voterò né Lei né il Suo partito. Le confesso con leale schiettezza che consiglierò amici e parenti di fare altrettanto. Ovviamente non voterò la sinistra, né Grillo, e neppure le liste di disturbo che vari personaggi sedicenti di destra dovessero proporre. Semplicemente, poiché ritengo che nessun movimento politico esistente rappresenti i miei ideali, mi asterrò annullando la scheda, temendo che lasciarla in bianco possa favorire i brogli elettorali, tanto più probabili in una fase di disprezzo delle regole democratiche come l’attuale. Le spiego in due parole i motivi della mia decisione.
Devo riconoscere che le dichiarazioni da Lei rilasciate durante la crociera sulla Msc Divina al direttore Sallusti, le condivido quasi integralmente, salvo qualche particolare di scarso rilievo. Giuste le Sue critiche al governo Monti, al partito delle tasse, a chi ha introdotto l’odioso balzello dell’Imu, alla indegna persecuzione fiscale e il Suo auspicio di una riforma semi-presidenziale della Costituzione.
A questo proposito, vorrei tuttavia precisare che a mio avviso il presidenzialismo non può essere un intervento limitato, fine a se stesso, bensì il primo passo verso un nuovo modello di rappresentanza partecipativo, volto a inserire la società civile nello Stato, simile a quello che de Gaulle avrebbe voluto per la Francia, purtroppo respinto nel referendum del 1969 dato che i tempi, al contrario di oggi, non erano ancora maturi.
Su questo specifico argomento sto redigendo un breve saggio, Una nuova Repubblica per un nuovo modello sociale, che mi permetterò di inviarLe appena terminato. Negli stessi giorni Denis Verdini, alla festa del Pdl di Pistoia, affermava correttamente «che lo spread è determinato non dalle politiche degli esecutivi nazionali, ma dagli interventi più o meno efficaci della Bce». Ha, quindi denunciato «un tentativo costante e in parte riuscito di dividere quel popolo dei moderati che Berlusconi era riuscito a unire. Un’offensiva che dal 2008 ad oggi si è intensificata con iniziative giudiziarie a tutto campo, e questo ha pesantemente influito sulla vita politica e sull’approdo al governo tecnico. Un governo nato non perché Berlusconi avesse fallito, ma per un’opera di delegittimazione, mediatica e giudiziaria, che ha indotto il premier a dimettersi senza mai essere stato sfiduciato dal Parlamento».
La stessa tesi ha sostenuto Lei nell’intervista a Sallusti, quando questi Le ha chiesto perché si fosse dimesso: «Perché in quel momento esisteva una pressione terribile contro di noi che dava tutte le colpe dello spread al mio governo. Restare sarebbe stato fonte di nuove speculazioni e non avremmo potuto resistere con la maggioranza che ci era rimasta. Abbiamo avuto il tradimento da gente che era stata eletta con il simbolo del Pdl e con sotto Berlusconi presidente. Si sono portati via 36 parlamentari. E alla fine abbiamo avuto il tradimento di altri 5 personaggi per ciascuno dei quali avrei messo la mano sul fuoco. C’era rimasta una manciata di voti di preferenza, ma continuava l’azione dell’opposizione nei nostri confronti. Allora ho preferito fare un atto di responsabilità».
Sullo stesso numero de il Giornale, quotidiano che leggo fin dal lontano 1974, il Suo ex ministro Renato Brunetta pubblicava uno splendido articolo, Toh, la crisi finanziaria è finita, ma Monti lascia solo macerie, raffinato saggio di politica economica, autentica piattaforma programmatica di un partito d’intransigente opposizione. «Le politiche recessive adottate sotto il ricatto dell’emergenza», scrive l’autore, «stanno distruggendo oggi e distruggeranno ancor più nel futuro il tessuto produttivo, economico e sociale dei Paesi che le hanno adottate. E qui veniamo al secondo punto, gravissimo, della situazione attuale in Italia. Perché nel caso delle riforme di Monti, il segno negativo finirà per connotare non solo il breve periodo ma anche il medio-lungo, (altro che fine della recessione nel 2013), se rimarranno in vigore le nuove regole delle pensioni e del mercato del lavoro e se rimarrà insopportabile la pressione fiscale. Il Salva-Italia di Monti sta producendo i suoi frutti più avvelenati». La colpa, ovviamente, è delle folli leggi recessive varate, una dopo l’altra, dalla maggioranza. Poiché su tutto ciò mi trovo d’accordo, Ella potrebbe chiedermi: «Ma allora per quale ragione non voti per me?»
Qualora fossi stato a bordo delle Divina, ascoltate le Sue dichiarazioni, oltre a quelle dei Suoi compagni di partito, Le avrei risposto con un’altra domanda: «Ma voi, mentre il governo Monti affossava l’Italia e lo sapevate, incluso Lei, Presidente, dove eravate?» Stavate forse conducendo una doverosa opposizione a quegli sciagurati provvedimenti, come le vostre dichiarazioni lascerebbero intuire, magari intervenendo in Aula con arringhe di mezza giornata simili a quelle, mitiche, di Giorgio Almirante? Neanche per sogno: in realtà stavate votando le più inique leggi di confisca che la storia repubblicana abbia finora conosciuto insieme ai vostri ex nemici e nuovi alleati comunisti, cattolici alla Rosy Bindi e perfino giustizialisti alla Di Pietro. Con ciò avete disatteso in maniera clamorosa il mandato ricevuto dagli elettori nel 2008, rinnegando tutte le idee fino al giorno prima solennemente proclamate, rendendovi protagonisti di un ribaltone ancor meno giustificabile di quello seguito al 25 luglio 1943, conseguenza di una guerra mondiale perduta! E questo, Presidente, lo definisce un atto di responsabilità? «Ma mi faccia il piacere!», esclamerebbe Totò.
Le giustificazioni da voi addotte per questo autentico tradimento, (espressione è cruda, ma non ne trovo di più adatte nel vocabolario italiano), appaiono infatti soltanto penosi tentativi per cercar di legittimare alla meno peggio, adesso che l’ora della verità si avvicina e vi sentite minacciati dall’ira montante di quel popolo dei moderati che vi aveva conferito il mandato di cambiare l’Italia in senso liberale, le vostre catastrofiche scelte. Le spiego quindi esattamente come la penso in proposito, e cosa avreste dovuto fare al posto di ciò che avete fatto, per aspirare ancora una volta alla fiducia degli italiani.
Eravate stati traditi? Fini si era alleato con le sinistre per ragioni di opportunismo, come avete sostenuto? Non avevate più una maggioranza che vi consentisse di realizzare il programma e di governare fino al 2013? Ammettiamolo pure, anche se i numeri non vi danno del tutto ragione. Prodi, infatti, restò due anni a Palazzo Chigi in minoranza, grazie al voto dei senatori a vita.
A quel punto, anziché andare avanti alla men peggio mendicando voti di personaggi inaffidabili, come poi si sarebbero rivelati, avreste dovuto presentarvi dimissionari e chiedere lo scioglimento delle Camere, rimettendo la decisione agli elettori. Il Capo dello Stato non lo avrebbe concesso? Avrebbe dato vita a un governo del Presidente composto di transfughi e traditori? Queste restano oggi illazioni prive di fondamento, ma se anche il peggio si fosse verificato non c’era motivo di cui vergognarsi.
Lei, Cavaliere, avrebbe guidato una coerente opposizione, con le truppe rimaste fedeli, e in un intervento politico, ma soprattutto morale di alto profilo, avrebbe dovuto fare nomi, cognomi e indirizzi di tutti coloro, persone fisiche o poteri forti, che Le avessero impedito di realizzare il programma per cui era stato eletto. Le votazioni si sarebbero tenute e voi le avreste perse? Anche in tal caso, nessun dramma. Il Pdl sarebbe rimasto in minoranza fino alla tornata successiva quando, sulle macerie lasciate da una sinistra demagogica e irresponsabile, Lei avrebbe nuovamente trionfato, riportando una vittoria ancora più ampia di quella del 2008.
Invece, l’anno e mezzo trascorso dalla secessione finiana alla crisi di novembre si è caratterizzato per una sostanziale paralisi legislativa, le riforme utili al Paese sono tutte rimaste lettera morta, provocando il peggioramento della situazione sociale oltre che il logoramento della Sua figura di premier e del Suo partito. Malgrado questo, un recupero in extremis sarebbe stato ancora possibile ove Lei non si fosse piegato alle pressioni terroristiche dei banditi della finanza internazionale, alleata con i Suoi nemici di sempre, e si fosse dignitosamente collocato in minoranza qualora i transfughi Le avessero impedito di governare. L’Italia non avrebbe evitato le follie montiane, è vero, ma queste porterebbero oggi la firma delle sole sinistre, supportate da un ristretto gruppo di squallidi voltagabbana. Lei ne sarebbe uscito a testa alta insieme al Pdl, e nel 2013 la rivincita sarebbe stata più che probabile.
Agendo come ha agito, non soltanto ha condannato se stesso alla marginalità politica, (questo è un Suo problema esclusivo), ma si è anche assunto la responsabilità di azzerare la destra italiana, quel partito dei moderati che nel nostro Paese era sempre esistito e che oggi non trova più una casa affidabile ove alloggiare. Lei, che ogni giorno proclama di non voler consegnare l’Italia alle sinistre, ha invece posto le premesse perché questo avvenga, prima approvando insieme a loro quelle leggi che tutti gli esponenti del Pdl considerano demagogiche, sbagliate e recessive, poi ripresentando alle elezioni la stessa classe politica ormai squalificata per il voltafaccia perpetrato.
Così le sinistre, con i relativi gregari di agenzie di rating, banchieri e uomini dello spread che le appoggiano, si spartiranno quel pochissimo che resta del lavoro e del risparmio degli Italiani. Ciò che più mi sconcerta è che, pur perfettamente consapevoli dei disastri passati e futuri, non intendiate staccare neppure in questa fase ultima (uso tale aggettivo nell’accezione latina) la spina a Monti, presentandovi agli elettori come suoi durissimi critici, ma al tempo stesso come indefettibili alleati. Qui, mi scusi Cavaliere, si rasenta la schizofrenia, oltre a farsi beffe dell’intelligenza degli italiani!
Mi rendo conto che nel chiederLe la coerenza e la fedeltà agli ideali usque ad effusionem sanguinis, pretendo forse troppo da qualsiasi essere umano mediamente coraggioso. Forse, mi spinge a ciò il mio inguaribile romanticismo, che mi fa mettere sugli attenti e struggere dalla commozione se penso al capitano Smith che affonda in piedi sulla tolda del Titanic, ad Enrico Toti che scaglia la stampella contro gli Austriaci, ai difensori di Forte Alamo, al generale Custer il quale, esaurite le munizioni, getta via la pistola e, impugnata la sciabola, attende in posizione di sfida la fatale freccia di Toro Seduto. Non tutti possiamo essere eroi, è vero, e certamente neppure io lo sono. Tuttavia, pur prendendomi tutti i rischi inerenti alla mia attività di scrittore e ricercatore, l’alibi che mi giustifica nei momenti di paura, di fuga e di scoramento, è il non ricoprire responsabilità politiche, non esercitando il potere e non dirigendo partiti.
Chi sceglie la strada degli onori, invece, è legittimo che si aspetti privilegi e lodi quando le cose vanno bene, ma deve essere ugualmente pronto al sacrificio personale, che in circostanze estreme può arrivare anche a quello supremo, come la storia insegna, se la situazione lo richiede. Scrive Manzoni che quando il cardinale Federico Borromeo interrogò Don Abbondio sul perché non volesse celebrare il matrimonio di Renzo e Lucia, costui si giustificasse con le minacce di morte ricevute da Don Rodrigo. «Il giorno in cui avete giurato fedeltà a Cristo», lo rimproverò il vescovo, «vi hanno forse garantito che avreste avuta salva la vita?»
Non si offenda, Cavaliere. Non voglio minimamente paragonarLa a Don Abbondio. So bene che Lei ha corso gravissimi rischi, anche fisici, e le inqualificabili aggressioni contro la Sua persona lo testimoniano. Devo però aggiungere, e me ne dispiace sinceramente, che quando la Storia, con la Esse maiuscola, L’ha chiamata a rapporto, Ella non si è mostrato all’altezza. Non ha agito, per intenderci, come de Gaulle nel maggio francese, quando mobilitò le divisioni corazzate di stanza in Germania, minacciando di farle marciare su Parigi se entro dodici ore le barricate non fossero state abbattute, (e lo furono molto prima); o come Ronald Reagan quando fece bombardare Tripoli in risposta agli attentati di Gheddafi, ovvero quando sfidò l’Unione Sovietica in una corsa al riarmo che avrebbe potuto avere sbocchi drammatici, ma che al contrario provocò l’implosione dell’impero comunista. La fortuna arride agli audaci, ma nel corso di questa legislatura Lei audace non si è mostrato.
Oggi torna a chiedere il voto a noi moderati, o popolo di destra come ci si preferisca chiamare, brandendo gli stessi argomenti di sempre. La Sua credibilità politica, però, se la è bruciata per le ragioni sopra esposte. Se proprio vuole ancora rendersi utile alla Causa, anziché ritirarsi a Villa Certosa a scrivere il Suo memoriale, perché non si ritaglia un ruolo di Padre Nobile, ponendo le Sue vastissime relazioni, le strutture imprenditoriali che ha creato e le Sue favolose ricchezze, a disposizione di coloro i quali, dopo l’inevitabile Caporetto del 2013 che si verificherà anche per Sua colpa, dovranno ricostruire la destra e rilanciare l’economia italiana da zero, sulle macerie che l’attuale governo di compromesso storico e quello prossimo venturo ci lasceranno in eredità? Ciò potrebbe rappresentare un contributo non trascurabile, a conclusione della Sua carriera politica, alla rinascita della Patria, e forse un modo meno peggiore di tanti altri per ottenere la riconoscenza di molti Suoi concittadini di oggi e di domani.
Ci rifletta con calma, La prego.
Con viva cordialità, il Suo elettore deluso,
Carlo Vivaldi-Forti
Inserito da Punto su Milano il 02/12/2012 18:51:35
Ritengo solo in parte colpevole di cio' che lei ha elencato il nostro Presidente,infatti forse dietro di lui c'e' un oscuro gioco di burattinai che avidamente,e sotto ogni forma di indegna reputazione manovrano il malcapitato del momento.INFATTI se realmente il nostro AMATO Presidente fosse stato il famigerato Mafioso,il buffone di corte,il Cavaliere Oscuro,se in realta' avesse avuto davvero tutti questi poteri,che farebbero di lui un Condottiero anche se malvagio ma invincibile perche' si sarebbe arreso?..............Io sono convintissimo che tutto e' stato impostato per destabilizzare colui che ormai stava scappando di mano,quale altro PRESIDENTE prima che la decisione del grangiuri, non decidesse la sua caduta era stato ricevuto da tanti capi di stato!E tra i piu'Potenti Ammirato,vedi OBAM,PUTIN,ma anche dalla Puffetta Tedesca,poi quando lui l'ha sopranominata culona,in realta' lo e'sotto tutti gli aspetti,a perso qualche punto anzi qualche spred.MA umanamente cosa vogliamo addossare solo a lui tutto il mal governo di anni,gli sprechi e le ruberie di tanti governanti passati nella nostra storia.Lui come tanti altri,o forse lui diversamente da altri perche' lui quando e' arrivato al potere era gia' un potente,aveva gia' accumolato soldi e potere;quindi meno ingordo di altri,senza fare i nomi ma farei volentieri i cognomi,vi ricorderete i FIGLI DI DELL'ONOREVOLE LEONE,GLI OSCURI AFFARI DELL'ONOREVOLE ANDREOTTI,LE COSE LECITE E ILLECITE FATTE DA TANTI O NON POTUTE FARE COME AL POVERO DI ALDO MORO,VOGLIAMO ARRIVARE A QUELLI CHE SONO MORTI PER CERCARE DI FARSI CHE CHI COMANDASSE AVESSE UN CERTO PRESTIGIO,RICORDIAMO SOLO IL GENERALE DALLA CHIESA,E CI DIMENTICHIAMO DI BORSELLINO E FALCONE,O QUANTI TRA GIORNALISTI E PERSONE IMPORTANTI SE TOCCAVANO TASTI O ALZAVANO POLVERE DOVE POLVERE DOVEVA ESSERE LASCIATA,SONO STATI FATTI SPARIRE COSA DICIAMO!!!C'è SICURAMENTE UN gragiuri che decide che indirizza,le persone,i posti,secondo il momento o le proprie esigenze.IL PROBLEMA VERO e' un informazione deviata,non obbiettiva,chiaramente di parte e oggettivamente a sfavore di chi esce dagli schemi.Nell'immaginario ci piacerebbe pensare che industriali,gente con importanti ruoli nel mondo BANCARIO ED IMPRENDITORIALE LEGATI DAL DIO DENARO SIANO dei lontani crociati pronti ad aiutare i poveri e gli indifesi,ma colpo di spugna non e' cosi anzi non esiste mai un riscontro di questo tipo,cosa invece reale è che fanno solo esempre interessi a loro piacere.Questo come analisi ci dovrebbe far riflettere sulle vere scelte dell'operato del PRESIDENTE,poi tutto è opinabile,ma rimane il fatto che l'invidia verso un uomo che non soltanto con la fortuna ma con un lavoro di persone,consapevoli e preparate è riuscito in vari campi diversi ma legati tra loro ad avere successo,vedi il calcio e chi ne sta' parlando e' un interista da generazioni,vedi la comunicazione sia televisiva che cartacia con le testate giornalistiche di proprieta',senza pensare a tutte quelle aziende che nell'indotto grazie al suo successo stanno ancora lavorando adesso.Facciamo solo un paragone tra Berlusconi e la Famiglia Agnelli;il secondo per essere chiaro la FIAT ha sempre avuto aiuti da uno stato che era manovrato per farsi che poi i finanziamenti sparissero in qualche Paradiso fiscale estero,cosa che invece per il CAVALIERE queste agevolazioni non ci sono mai state poi è chiaro che c'è gente che questo non lo vuol dire,altrimenti valorizzeremmo un uomo che in totalis hanno voluto demolire moralmente che fisicamente,guardate solo a quanti esileranti processi,gravi denuncie senza che nessuna poi avesse fondamenti ma lesive nella persona e nell'immagine collettiva,perche'nel finale oggettivo della gente i tanti non informati concludono dicendo se c'e' sempre lui di mezzo vuol dire che in qualcosa è colpevole.Si è colpevole di essersi fidato di molte persone che pur di arrivare dove lui era gia' arrivato avrebbero venduto la propria madre,di aver dato fiducia e potere a chi non si è guardato un solo attimo indietro per rendersi conto della fortuna che avevano in mano grazie ad un uomo prima di pugnalarlo alle spalle e tradire chi ti aveva aiutato,ma questo e' il rischio di chi ha troppo da fare e demanda ad altri il suo operato.IN FINALE POSSO SOLO DIRE CHE SICURAMENTE è STATO ED è UN GRANDE leader,e tutti vedevano in lui il salvatore di ferite che ci portiamo avanti dall'alba dei tempi,io sono convintissimo che con altri uomini vicino a lui fidati e non arrivisti come aveva al fianco,ora non saremmo qui a parlare di errori ma ad eloggiare UN GRANDE UOMO di nome SILVIO.
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