Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Mario Orfeo dal Messaggero alla direzione del Tg1
Se tutto andrà davvero come narrano le cronache di queste ore, ovvero il cda della Rai convocato per giovedì mattina nominerà Mario Orfeo, attuale direttore del Messaggero di Roma, alla guida del Tg1 al posto del pensionato Alberto Maccari, si tratterà della nomina più annunciata della storia.
Il suo nome, assieme a quello di Marcello Sorgi, editorialista della Stampa, ha guidato il totonomine per mesi. Insomma, una scelta talmente annunciata da aver indotto il timoniere uscente dell’ammiraglia dell’informazione della tv pubblica a placare l’ira di Monica Maggioni, l’inviata di punta della testata rimasta fuori dal giro delle nomine, con un “contentino” di tutto rispetto.
Sarà lei, infatti, a condurre il confronto di mercoledì sera fra i due candidati del Pd, Renzi e Bersani, usciti dal primo turno delle primarie e che domenica incroceranno di nuovo le schede nei gazebo per la scelta finale.
Un risarcimento, spiegano a Saxa Rubra, la cittadella operativa della Rai, che si prefigge ben altro scopo, però. Alla Maggioni, infatti, non brucerebbe tanto la mancata nomina, quanto i metodi usati per farla uscire dalla corsa per la poltrona di direttore.
All’inizio le sue rivali più acerrime – dalle esiliate d’oro dal video Maria Luisa Busi e Tiziana Ferrario, passando per le colleghe che non le hanno mai perdonato di essere stata una grande sostenitrice di Augusto Minzolini – avevano fatto ricorso ai propri referenti politici chiedendo il loro intervento sui consiglieri di amministrazione della Rai.
Un pannicello caldo che non ha sortito nessun risultato, se non quello di avvelenare ulteriormente il clima. A quel punto le anti-Maggioni hanno deciso di giocare tutte le carte a loro disposizione. Secondo le indiscrezioni raccolte a Saxa Rubra e a viale Mazzini, i colleghi del Tg1 dell’inviata avrebbero confezionato un voluminoso dossier sulla candidata, contenente tutte le presunte violazioni contrattuali commesse dalla giornalista e la documentazione relativa alle eccessive note spese. Voci, gossip e malignità che non hanno fatto altro che avvelenare ulteriormente il clima.
Se sia questa la ragione per la quale la Maggioni ha perso la corsa per la direzione del Tg1 è difficile dirlo, certo è che tutte queste dicerie dell’untore, alla fine, hanno avuto un loro peso nella scelta del nuovo direttore del Tg1. Il quale, una volta insediato, dovrà trovare il modo di ricomporre le risse interne alla redazione. Un lavoro tutt’altro che facile per Mario Orfeo, il prescelto per la nomina, pur avendo avuto già un’esperienza in Rai.
L’attuale direttore del Messaggero ha guidato il Tg2 dal luglio del 2009 al marzo del 2011, senza lasciare una particolare traccia. Ma quel passaggio a Saxa Rubra gli è servito per prendere confidenza con la macchina e con il mezzo televisivo, rafforzando i propri rapporti con Pier Ferdinando Casini, suo primo sponsor politico. Ed è proprio la vicinanza di idee con l’Udc che lo hanno reso il candidato ideale anche per Palazzo Chigi.
Certo, con il suo arrivo si pone il problema Tg2, diretto da Marcello Masi, considerato anche lui vicino all’Udc. Secondo la logica lottizzatrice, i centristi non possono avere così tante poltrone con pochi voti. Ma il fatto di rappresentare il perno del partito pro-Monti conferisce a Casini un peso contrattuale superiore a quello elettorale. Almeno sino al voto. E poi, sussurrano in Rai, un direttore per il Tg2 si trova sempre. Soprattutto se si tratta di dover rispettare la logica di pesi e dei contrappesi.
Il resto del pacchetto delle nomine non prevede particolari novità, con i nomi noti che dovrebbero andare ad occupare le poltrone altrettanto note. Giancarlo Leone a RaiUno al posto di Mauro Mazza, Angelo Teodoli a RaiDue per sostituire l’ormai esausto Pasquale D’Alessandro e Andrea Vianello a RaiTre al posto del partente Antonio Di Bella, che ha preferito andare a Parigi.
Ovviamente, trattandosi della Rai, tutto può succedere. Per esempio che spuntino dei nomi a sorpresa, come il cavallo dei Palio di Siena che entra di rincorsa fra i canapi per la partenza. Perché la Rai dei tecnici, come il governo del resto, è strutturalmente impreparata pensare come la Rai dei politici, anche se il manuale Cencelli è uguale per entrambi.
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