30 novembre

La festa di Sant'Andrea, patrono dei pescatori

A Patrasso, di cui è il santo patrono, lo ricordano il 30 novembre con cerimonie religiose particolarmente sentite che culminano con degustazioni di cibi tipici, fra cui “polpo al sugo”

di Marina Cepeda Fuentes

La festa di Sant'Andrea, patrono dei pescatori

“Per Sant’Andrea ti levi da pranzo e ti metti a cena”, rammenta questo paradossale proverbio,  nato per indicare che al  30 novembre, festa di Sant'Andrea Apostolo, le giornate sono così corte che viene subito   sera.  E perciò, in alcune località, per propiziare il ritorno della luce, si celebra la festa del santo con grandi “falò”.

Accade per esempio in Puglia, a Presicce, un paese di pescatori all’estremità della penisola salentina. Ebbene,  dopo avere acceso  in onore del santo un falò che una volta durava quarantotto ore, si mangiano  le “triglie di sant’Andrea”  cotte  su quella stessa fiamma: d’altronde, il santo è il patrono dei pescatori  e il protettore di tutte le località dove si pesca.

Andrea, il cui nome proviene dal  greco “Andreas”,  “Virile”, esercitava questo mestiere sul lago di Tiberiade insieme con il fratello Simone, poi ribattezzato Pietro dal Cristo. Fu, insieme con Giovanni e con Pietro, fra i primi apostoli di  Gesù. E accanto a Lui, infatti, appare più volte nei Vangeli.  Per esempio, come racconta Giovanni nel capitolo sesto  del suo Vangelo,  fu Andrea chi, davanti a una folla affamate,  indicò al Maestro un fanciullo provvisto di cinque pani d’orzo e di due pesci: umili cibi da pescatori che divennero migliaia nel celebre episodio evangelico della “moltiplicazione dei pani e dei pesci”.

Dopo aver predicato per molti anni morì il 30 di novembre del 60 d.C. La tradizione vuole che sia stato martirizzato a Patrasso,  in Grecia, dove era diventato vescovo:  si dice che venne legato, e non inchiodato, su una croce a forma di X detta “Croce decussata”, popolarmente  conosciuta con il nome di “Croce di Sant’Andrea”. E così è stato  di solito raffigurato, specialmente a partire dal XVII secolo, in centinaia di sculture e dipinti.

A Patrasso, di cui è il santo patrono, lo ricordano il 30 novembre con cerimonie religiose particolarmente sentite che culminano con degustazioni  di cibi tipici, fra cui “polpo al sugo”.

Ma a festeggiarlo, non solo in Grecia, bensì in tutto il mondo cristiano, sono soprattutto i pescatori e gran parte delle  località dove la pesca -di mare, lago o fiume - costituisce una fonte di guadagno.

E così sulle rive del lago di Bolsena lo si celebra con canti, riti e banchetti: come  a Latera, non lontano dal lago, che ricorda il santo patrono con la “Scampanata” che  è omologa alle tante  feste di passaggio, da un anno all’altro, in cui si fa rumore o si spara per cacciare il vecchio anno, i suoi malanni, le sue disgrazie.

A Latera, per tutta la giornata del 30 novembre,  i bambini dai sei ai nove anni raccolgono barattoli  per  poi riunirli assieme con corde e fil di ferro e così attrezzati,  gireranno all’imbrunire per le vie del paese  facendo un  chiasso assordante e cantando  un’antichissima filastrocca:

     Sant’ Andrea giù pe’ le  mura

     a tutte le figlie glie mette paura

     e la su matre impaiolata

     butta l’oglio pe’ la casa

     pe’ la casa e pi’ pollaro

     state su che canta  i gallo

     canta i gallo e la gallina

     state su zi’ Caterina.

A Cellere, un altro paese del viterbese,  quello stesso  gioco rituale è  diventata una sorta di gara, sicché,  alla fine della serata,  una giuria premia la “santandrea”, come viene chiamata la fila dei barattoli,  più lunga e più originale.

Ma per Sant’Andrea vi è un’usanza particolare in tutta la Tuscia, come è chiamata la provincia di Viterbo:  i fidanzati si scambiano per regalo dei pesci di cioccolato o di pasta di mandorle oppure vengono donati ai bambini. E perciò in questi ultimi giorni del mese centinaia dei tipici pesci di cioccolato avvolti in carte coloratissime,  riempiono le vetrine delle pasticcerie locali.

Accade anche nel capoluogo, Viterbo,  dove, nel pittoresco quartiere di Pianoscarano, è dedicata a  sant’Andrea una delle chiese romaniche più antiche e suggestive. Si racconta che una volta il vecchio  parroco Don Pietro era solito porre nella vasca dell’acqua santa dei pesci di cioccolata per i suoi sacrestani, ed uno veniva offerto in dono al Vescovo della città.

In ogni modo, quest’antica usanza è viva in parte tuttora e  genitori, figli, fidanzati si scambiano il tradizionale pesce e i bambini aspettano la festa con gioia, come una sorta di anticipazione  della Befana. La notte del 29 novembre, vigilia della festa, ciascun bambino lascia sul davanzale della propria finestra un piatto vuoto, nella speranza che Sant’Andrea abbia lasciato per  loro un  pesce di cioccolata. 

Ma la cerimonia più importante in onore di Sant’Andrea, con la processione del busto del santo,  si svolge ad Amalfi, in Campania, perché nella sua cattedrale  si conservano le reliquie del santo. Si racconta che a portarle fu   il  cardinale amalfitano Pietro Capuano, legato del papa alla IV Crociata.

Trasportate per mare, le reliquie giunsero nel porto di Amalfi nel  1208 e  da allora la cittadina onora  Sant'Andrea come patrono. La festa del 30  novembre si chiama “Sant'Andrea ‘e vierno” per distinguerla da una seconda, “Sant'Andrea  ‘e state”, che rievoca un miracolo del  patrono sul pirata Barbarossa,  che minacciava   la città.

Ebbene sotto l’altar maggiore della cripta vi è la cosiddetta  Arca da dove  cola la celebre e miracolosa  “manna” delle ossa del santo, raccolta proprio la vigilia della festa e distribuita ai migliaia di fedeli che arrivano ad Amalfi anche dall’America!  Al meno una volta nella vita occorrerebbe andarci, e seguire a mezzogiorno del 30 novembre la singolare processione con il busto d’argento del santo:  la preziosa scultura attraversa il paese giungendo fino alla spiaggia per poi ritornare in Duomo, lungo le ripidissime scale,  a passo di corsa impiegando soltanto otto secondi!

Ma il popolare Apostolo  si festeggia anche  a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio in provincia  di Catanzaro; a Sant’Andrea  di Conza, in provincia di Avellino;  a sant’Andrea Frius in provincia di Cagliari, di cui è patrono.  E in tanti altri luoghi perché Sant’Andrea è patrono di oltre 120 località italiane, fra cui Cottanello nella provincia di Rieti, con gli “strozzapreti” al sugo con peperoncino. Mentre  a Massalengo,  in provincia di Milano, per sant’Andrea si mangia polenta e risotto con della buona barbera.

“Per Sant'Andrea, piglia il porco per la séa”, consiglia un proverbio nel senso che, se non o si è fatto l’11 novembre, per San Martino,  occorre ammazzare il maiale finalmente, prendendolo per le setole (la “séa2, in veneto). E perciò  a Fiesse, in provincia di Brescia, c’è in questo periodo la “Sagra del pursel”, con i piatti a base di carne di porco: “ris spork”, riso con verze e macinato di maiale; “cassoeula” il tipico piatto lombardo d’origine spagnola; e il paté di porco alle erbe aromatiche.

 Mentre ad Artegna, nella provincia friulana di Udine,  si celebra la “Purcit in staiare”, una manifestazione dedicata al maiale in tutte le sue specialità tipiche friulane, fra cui lo squisito salame stagionato nella cenere.

Una curiosità: a metà del X secolo Sant’Andrea Apostolo divenne  il patrono della Scozia perché secondo una  leggenda le reliquie del santo furono  traslate, in forma soprannaturale, da Costantinopoli alla località scozzese denominata attualmente “Sant'Andrea”. Perciò nella bandiera della Scozia figura la “Croce di sant’Andrea”; e perciò tutto il Paese celebra il suo santo patrono alla grande dichiarando la giornata del 30 novembre festa nazionale. Mentre a Roma i cittadini della Scozia possono  venerarlo  nella bella chiesa Cinquecentesca di Sant’Andrea degli Scozzesi in Via delle Quattro Fontane.

E sempre a Roma, nel Ghetto, si trova, sebbene ormai sconsacrato, l’Oratorio di Sant’Andrea dei Pescivendoli, costruito nel 1689 nello stesso  luogo dove molti secoli prima, all’epoca dell’Imperatore Augusto, c’era il mercato del pesce.  Di quel periodo rimane la cosiddetta  “Pietra del pesce”: una lastra marmorea posta sul Portico di Ottavia, la sorella di Augusto, in cui si possono leggere le misure che dovevano avere i pesci da “donare” obbligatoriamente ai Conservatori di Roma.

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