Editoriale

Tutti contro Renzi. Il cambiamento fa paura alla sinistra

Che brutta rappresentazione dell'attaccamento al potere, nel Pd c'è ancora troppo PCI

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

on c'è niente da fare non riusciamo a liberarci dal vizio italiano, della peggiore Italia -quella che dobbiamo assolutamente cambiare- di mandare tutto in vacca se si rischia di perdere lo status quo.

Ormai non vale più neppure il celebre motto di Tancredi nel Gattopardo, «Se vogliamo che tutto rimanga com'è occorre che tutto cambi». L'arroccamento, anche nelle forme piegate e malleabili (obiettivamente la sostanza è sputtanata da tempo), dei vecchi sistemi di potere è tale e talmente incancrenito da rigettare come "immorale", eticamente riprovevole, anche l'invito pubblicato a pagamento dalla fondazione renziana Big bang sui maggiori quotidiani italiani, per invitare a votare al ballottaggio.

Sul sindaco di Firenze si è scatenata una tempesta tale che quelle meteorologiche degli ultimi giorni al confronto sono blandi acquazzoni.

Deferito al comitato dei garanti del partito per aver infranto le regole. Quali? si chiede un povero cittadino alle prese con il conti famigliari che non tornano mai. Forse Renzi ha esortato a votare per lui al ballottaggio mentre era stato stabilito che nessuno lo facesse? Forse Renzi ha screditato l'avversario pubblicamente comprando una pagina dei maggiori giornali italiani?

No, niente di tutto questo, Renzi, anzi la fondazione che fa riferimento a lui ha speso 100.000 euro per invitare al voto del ballottaggio offrendo anche un sistema di registrazione informatica per semplificare le complesse operazioni di coloro che non avessero votato al primo turno pur avendone l'intenzione.

Lasciamo perdere la patetica questione della giustificazione al mancato voto che neppure Crozza sarebbe riuscito a immaginare, lasciamo stare quel signore che si chiama Stumpo al quale chi vuole votare, non avendolo fatto prima, dovrebbe portare detta giustificazione, e magari vedersela respinta, hai visto mai! il potere talvolta dà alla testa anche quando, anzi soprattutto quando, è quello del piccolo funzionario di partito che, novello Minosse, «giudica e manda secondo ch'avvinghia».

La prima accusa a Renzi, formulata secondo il migliore linguaggio e atteggiamento da magistratura inquirente,  è stata di aver pubblicato un comunicato che seppure non riportava il suo nome, era riconducibile a lui!

In seguito, visto che era difficile imputare a Renzi l'infrazione di regole proprio beneficio esplicito, ecco arrivare l'indignazione per i 100.000 euro spesi dalla fondazione per la pubblicazione dell'invito al voto. Matteo Orfini a La7 durante la trasmissione di Myrta Merlino ha fatto un'intemerata sugli sprechi di danaro in tempi di crisi arrivando a dire che un operaio del sud non potrebbe mai spendere 100.000 euro per pubblicare un appello.

Orfini si rende conto di quello che dice quando parla, o è solo lo spirito partigiano che lo fa delirare, facendolo ricorrere addirittura ad argomenti da vecchio partito comunista, e facendo gli dimenticare che il problema dei soldi in politica sono quelli che vengono sottratti dai conti dei cittadini in forma di tasse per versatili nelle casse dei partiti in forma di rimborsi elettorali .

A parte il fatto che neppure un operaio del nord o un professore, o un impiegato potrebbe spendere 100.000 euro per una pagina di giornale, non si vede perché dovrebbe farlo. In questo momento Renzi sta giocando una partita per cambiare la politica e il suo partito, e magari anche il sistema Italia, non si avvale di finanziamenti pubblici, cerca di vincere queste primarie.

Dunque investe risorse nell'invito al voto. Vogliamo dire che ovviamente più sono i votanti più cresce la possibilità di una affermazione del sindaco di Firenze? Ma sì, diciamolo, e allora?

Non c'è niente da fare la vecchia politica Bersani da una parte, ma anche Berlusconi dall'altra che ha nuovamente mandato tutto all'aria nel centrodestra, non vuole cedere il passo.

È non lo cederà se gli italiani non la obbligheranno a farlo.

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