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I libri di Totalità

Rassegna mensile di novità librarie. Dicembre

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna mensile di novità librarie. Dicembre

NEL MONDO

Alì  Mansour e Emanuele Bossi,  Nel cuore di Hezbollah. Analisi della composizione, dell'attività e degli assetti geostrategici in cui opera il “partito di Dio”  (Anteo, pagg. 223, Euro 20,00)

Fondato nel 1982 in seguito all'invasione del Libano da parte dell'esercito israeliano nell'ambito dell'operazione "Pace in Galilea", il movimento Hezbollah è riuscito, nel corso degli anni, a trasformarsi gradualmente nel più agguerrito e sofisticato elemento della resistenza nazionale e regionale contro Israele. Le dinamiche geopolitiche areali e l'endemica instabilità interna del Libano hanno progressivamente portato il "Partito di Dio" a raccogliere, anche attraverso una politica assistenzialista molto sensibile ai bisogni degli strati più poveri della popolazione, crescenti consensi attorno a sé che hanno permesso ad Hezbollah di divenire una delle più solide formazioni politiche del "Paese dei Cedri", sostenuta anche da fasce non sciite della popolazione libanese. Questo libro indaga in maniera approfondita la struttura portante che sorregge Hezbollah, analizzando gli scopi, il funzionamento e la visione strategica dell'anello centrale dell'asse della resistenza - di cui fanno parte anche Iran e Siria - che si trova attualmente sotto il fuoco incrociato delle potenze occidentali, della Turchia e delle monarchie del Golfo Persico.


Mario Seminerio, La cura letale (Bur, pagg. 176, Euro 12,00)

L'economia italiana rischia il collasso e attingere a piene mani dalle tasche dei cittadini non è certo la soluzione per uscire dalla crisi. L'ennesima stagione del "rigore", inaugurata dal governo Monti sotto la pressione di un'Europa dietro la quale vi sono le ansie e le reticenze della Germania, non è altro che una formula rimasticata, che già in passato si è rivelata inefficace. Oggi può diventare una ricetta sicura per il disastro. Quello di cui l'Italia ha disperatamente bisogno sono imprese libere dalla rete della burocrazia e della corruzione; un sistema di tassazione che premi chi produce e non chi gestisce una rendita; una visione politica coraggiosa, che non si accontenti di traghettarci verso la successiva tornata elettorale, ma sappia mettere in campo riforme autentiche, in grado di affrancare il nostro sistema produttivo dai parassitismi che lo infestano. Mario Seminerio, analista e consulente finanziario, ci svela i retroscena e i meccanismi reali dell'economia. E avverte: il tempo per salvare il Paese sta per scadere.



Politica


Chiara Moroni, Genesi e storia del Popolo della libertà – Quale futuro per un partito unico del centrodestra (Rubbettino, pagg. 198,   Euro 14,00)

Nel marzo del 2009 i due maggiori partiti del centrodestra italiano, Forza Italia e Alleanza Nazionale, insieme a diverse sigle minori, sono ufficialmente confluite all’interno di un nuovo soggetto politico, il Popolo della Libertà. Il Pdl sembrava mettere a disposizione il necessario insieme di legittimità, coerenza e forza elettorale, coniugando, attraverso l’elaborazione di un quadro valoriale e progettuale comune e condiviso, due realtà politiche diverse per genesi, storia ed identità.

Con questo lavoro si vuole dimostrare che quel progetto è praticamente fallito sia a livello organizzativo sia, in parte, a livello politico, attraverso l’analisi delle premesse e delle cause già presenti in fieri nelle modalità di costituzione e nella progressiva strutturazione strutturazione organizativa e decisionale.

Oggi il Pdl si sta avviando verso l’ennesima trasformazione le cui coordinate sono ancora tutte da definire, a sua volta Fini sembra aver perso di vista il progetto di una destra moderna e moderata bloccato dai tatticismi di breve periodo.

Quale futuro è possibile immaginare per il centrodestra italiano? Il momento storico-politico sarebbe favorevole all’elaborazione di nuove forme di rappresentanza, ma quali forme, con quali leader e rispetto a quali progetti ideali e politici è ancora tutto da definire.

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Laogai Reserch Fundation Italia, La persecuzione dei cattolici in Cina (Sugarco, pagg. 144, Euro 12,50)

Mao Zedong considerava i cristiani pericolosi nemici. Il Partito pone se stesso, cioè lo Stato, al centro dell’universo e tutto deve servire a rafforzare il suo potere, perciò i criminali vanno puniti e « rieducati » attraverso il lavoro. A tal fine si riempiono i laogai, campi di concentramento mascherati da industrie o fattorie che esportano in Occidente buona parte dei loro prodotti a prezzi – ovviamente – molto competitivi. Questi campi sono ancora oggi attivi e operanti. Harry Wu – fondatore della Laogai Research Foundation – e i dissidenti che sono in contatto con lui ne hanno individuati almeno mille; da tre a cinque milioni sono le persone che si ritiene siano attualmente detenute nei campi. Insieme con i criminali comuni sono imprigionati dissidenti, ministri e fedeli di diverse religioni. In queste prigioni, dopo sedici ore di lavoro forzato, i prigionieri subiscono un sistematico lavaggio del cervello per venire «rieducati».

                                                                       

ECONOMIA E SOCIETA’

Normanno Malaguti, La moneta debito- Origine del debito pubblico (Il Cerchio, pagg. 170, Euro  18,00)

Come mai il mondo affoga nel debito sovrano? il meccanismo anonimo che rende Stati e collettività sempre più grandi e "fuori controllo", che obbliga i singoli Stati nazionali a emettere leggi sempre più drastiche nella limitazione del benessere dei propri cittadini, che ha fatto intravedere di nuovo, dopo decenni di sviluppo, ad un Occidente stupito ed impreparato lo spauracchio dell'impoverimento, che infine espropria la sovranità degli Stati e della stessa Unione Europea in favore di Enti finanziari multinazionali i cui vertici sfuggono ad ogni legittmità democratica: questo saggio lo illustra in modo semplice e comprensibile a tutti.

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Emidio Novi, La dittatura dei banchieri. L’economia usuraia, l’eclissi della democrazia, la ribellione populista (Controcorrente, pagg. 240, Euro 15,00)

La turbofinanza è la negazione dell'economia reale, del lavoro produttivo, della stessa democrazia. È un mercato universale che abbatte tutti i confini, che con la globalizzazione vuol rendere tutti gli uomini uguali nella povertà, nella perdita della libertà e della loro identità e storia. Alla fin fine, questo mercato non realizza proprio il modello della società sovietizzata, burocratizzata, priva di sogni e di speranza? E cosa resta di veramente antagonista al mercato universale se non i popoli, la loro identità, la loro religione e le tradizioni e le comunità solidali?
Un pugno di oligarchi esercita un dominio irrazionale, illimitato, prevaricatore, odioso: è la dittatura dei banchieri. In Grecia e in Italia stanno sperimentando governi tecnici con sistemi di coercizione e manipolazione senza precedenti.

PENSIERO FORTE

Alain de Benoist, Nuova Destra Nuova Europa (I libri del Borghese, pagg. 99, Euro 13,00)

Pubblicato per la prima volta in italiano con il titolo "Manifesto per una rinascita europea", questo libro rappresenta l'autentico Manifesto del GRECE (Gruppo di Ricerca e Studi per la Civiltà Europea) di cui Alain de Benoist è stato la vera anima. Manifesto che non è solo una documentazione storica, ma si rivela di stringente attualità. Queste idee, professate 40 anni fa, che hanno avuto il merito di anticipare tempi e nodi contemporanei, restano giuste. Il fallimento della società liberista è sotto gli occhi di tutti, ha inquinato e depauperato la libertà e si è trasformata in una società che non ha più comun denominatore o riferimenti a polis, bene comune, collettività. Lo scopo del GRECE è quello di ri-vedere una visione del mondo, recuperare la memoria delle origini, agire sulla società, premendo nei punti di frattura e infine impegnarsi in una ricostruzione della comunità.

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Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, Ci salveranno le vecchie zie – Una certa idea della Tradizione (Fede & Cultura, pagg. 1480, Euro 15,00)

Chi sono “le vecchie zie”? Sono il simbolo di coloro che, con pazienza, intelligenza e fede, ricostruiranno il mosaico della Tradizione. Tassello per tassello, figura per figura, senza la necessità di troppa teoria e senza sentirsi in dovere di giudicare i compagni di strada. Rifacendosi al titolo di un celebre pamphlet di Leo Longanesi, Gnocchi&Palmaro mostrano come saranno proprio loro, “le vecchie zie” a indicare quale sia la strada giusta per porre riparo ai disastri che il neomodernismo ha portato dentro la Chiesa cattolica. E, dicono i due autori, lo potranno fare per il semplice fatto che vivono di Tradizione, quindi hanno il privilegio di evitare di perdere tempo a parlarne. Con questo nuovo libro, che inaugura la collana “I libri del ritorno all’Ordine” da loro diretta per Fede & Cultura, Gnocchi & Palmaro susciteranno come sempre scompiglio e più di una reazione scomposta in campo progressista. Ma questa volta sapranno essere urticanti anche nei confronti di certo tradizionalismo e certi tradizionalisti. Per fare veramente “ritorno all’Ordine”, bisogna prima avere il coraggio e la lucidità di fare chiarezza anche nel proprio campo.

TESTIMONIANZE

Indro Montanelli, Nella mia lunga e tormentata esistenza - Lettere da una vita (Rizzoli, pagg. 410, Euro 19,50)

“Sono un disordinato assolutamente refrattario al lavoro di team e animato da uno spirito d’indipendenza che spesso sconfina nella riottosità: non conosco remore di cautela e di diplomazia; non credo che riuscirei a imporre la disciplina per il semplice motivo che non l’ho mai rispettata io stesso.” Così scriveva Indro Montanelli in una lettera del 1967, pochi anni prima di fondare “il Giornale”. Per tutta la vita il grande giornalista ha tenuto una fitta corrispondenza, pubblica e privata, con i protagonisti della politica, della cultura e del giornalismo, da Andreotti a Cossiga, a Nenni e Pertini, da Buzzati a Prezzolini, a Longanesi e Guareschi, ma anche con la prima moglie, gli amici, i familiari. Dalla lettera al suo professore di liceo, in cui un Montanelli ventenne rivela le sue aspirazioni di giornalista, a quelle inviate ai genitori dal fronte africano nel 1935 e dal carcere nel 1944. E naturalmente i lunghi anni al “Corriere”, quelli al “Giornale” fino allo scontro con Berlusconi. Questi testi inediti, nella freschezza del dialogo e nell’immediatezza delle emozioni raccolte, ci rivelano il lato più intimo di Montanelli, ricostruendone l’intera parabola esistenziale attraverso la sua viva voce. Il risultato è un’autobiografia postuma che completa le note dei suoi diari, offrendo ai lettori il ritratto sorprendente di un uomo che a novant’anni dichiara “So di avere scritto sull’acqua. Ma ciò non mi ha impedito di continuare a scrivere, impegnandomi tutto in quello che scrivo”.

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Massimo Coco, Ricordare stanca – L’assassinio di mio padre e le altre ferite mai chiuse  (Sperling & Kupfer, pagg. 192, Euro 16,00)

Massimo Coco è una delle vittime degli Anni di Piombo. Suo padre Francesco, magistrato, fu ucciso nel 1976, nel primo attacco terroristico alle Istituzioni dello Stato. La sua storia, in fondo, non è diversa dalle tante già scritte e la sua sofferenza è quella di tutti i familiari che hanno subìto, dopo la perdita improvvisa e violenta di un padre, un marito o un figlio, anche l'umiliazione di non veder riconosciuti i propri diritti, l'ostilità della burocrazia, l¿indifferenza delle Istituzioni. Se ha deciso di parlare di sé e del padre non è dunque per aggiungere un tassello a un quadro noto, ma per porre una domanda alla quale, nelle testimonianze delle altre vittime, non ha trovato risposta: "Ma voi, la rabbia, dove l'avete messa?". Nessuno sembra indignarsi nel vedere gli assassini di ieri pontificare dalle cattedre, intervenire sui giornali, ottenere pubblicamente un perdono che non hanno neppure cercato. Nessuno denuncia l'ipocrisia di cerimonie commemorative trasformate in riti rassicuranti che assolvono le coscienze, o la banalità di spettacoli che mettono in scena commoventi riconciliazioni sapientemente alleggerite del peso del passato. In questo libro appassionato, che è anche un appello critico e intenzionalmente provocatorio, Massimo Coco chiede che l'esercizio della memoria rispetti il patto che lega i sopravvissuti a chi si è sacrificato per non venire meno ai propri principi. Il patto ci chiede non solo di preservare il ricordo, ma di distinguere fra eversori e difensori della legge, di assicurare la giustizia, di superare il lutto per poter guardare a quei fatti sanguinosi non con serenità o distacco, come sembra raccomandare una saggezza irriflessiva, ma con senso di responsabilità.

TEMPI MODERNI

Antonio Piotti, Il banco vuoto – Diario di un adolescente in estrema reclusione  (Franco Angeli, pagg. 128, Euro 16,50)

Alcuni dei nostri ragazzi stanno sparendo: abbandonano la scuola, si nascondono nella loro stanza, rifiutano di uscire e di incontrare gli amici, dormono di giorno e si svegliano la notte per connettersi ad Internet. Passano la loro vita al computer immersi in giochi virtuali e rifiutano ogni tipo di relazione sociali. In Giappone, dove ce ne sono quasi un milione, li hanno chiamati hikikomori , che significa "reclusi"; gli psichiatri occidentali parlano di "ritiro sociale acuto"; ovunque, genitori sconcertati e allarmati cercano una risposta ed un aiuto mentre la questione del ritiro sta diventando un problema sociale. Proprio come nel caso clinico qui narrato in prima persona dove uno psicoterapeuta da voce ad uno di loro, Enrico, illustrando nel modo più diretto e più chiaro i pensieri di un adolescente che non ce la fa a vivere nel nostro contesto sociale. Un'esperienza condotta con rigore ma anche con passione nel tentativo di cogliere, attraverso un processo di immedesimazione a metà tra il racconto e la relazione scientifica, le ragioni di un comportamento così estremo.
Un libro utile per i genitori, gli insegnanti, i ragazzi e per tutti coloro che cercano di capire quanto le nuove dinamiche sociali modifichino i vissuti della contemporaneità.

STORIA

Learco Andalo (a cura di), L’eresia dei “Magnacucchi” sessant’anni dopo (Bonomia University Press, pagg. 192, Euro 20,00)

Il volume contiene gli atti del convegno “L’eresia dei ‘Magnacucchi’ sessant’anni dopo” (Bologna, 30 settembre-1 ottobre 2011) promosso da Luigi Pedrazzi, Giuseppe Cucchi e Learco Andalò, corredati da alcuni documenti esposti nella mostra “L’eresia dei ‘Magnacucchi’ 1951-1957” (Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, 27 settembre-15 ottobre 2011).

I contributi inseriti nel volume prendono in esame, sotto vari aspetti, la vicenda dei parlamentari reggiani Valdo Magnani e Aldo Cucchi (spregiativamente soprannominati “Magnacucchi”), usciti dal PCI nel gennaio 1951 criticandone la supina adesione alla politica estera dell’URSS, e il movimento denominato Unione Socialista Indipendente (USI) cui diedero vita fra il 1951 e il 1957.

Dai saggi pubblicati emergono vicende poco note, ma importanti, della storia politica e culturale dell’Italia degli anni ’50 del Novecento. Basti ricordare la violenta campagna del PCI contro Magnani e Cucchi e la passione politica con cui i due parlamentari, e altre personalità di diversa provenienza che si unirono a loro, si dedicarono a diffondere le loro posizioni e a costituire il movimento dei socialisti indipendenti, che porterà un decisivo contributo alla sconfitta del progetto di “legge truffa”, voluto dalla DC e dai partiti centristi alle elezioni politiche del 7 giugno 1953.

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Simonetta Cerrini, L’Apocalisse dei templari – Missione e destino dell’ordine religioso e cavalleresco più misterioso del Medioevo (Mondadori, pagg. 192, Euro 19,00)

Nel XIII secolo i templari consegnarono a un affresco di grande forza simbolica, dipinto sulla controfacciata della chiesa perugina di San Bevignate, il compito di delineare i tratti salienti e più enigmatici del loro ordine religioso. Dipingendo un itinerario immaginario dalla terra al cielo, i frati del Tempio rappresentarono, in quattro scene sovrapposte, ciascuna contrassegnata da un animale il cuore della loro missione e visione del mondo: la battaglia contro gli avversari del Santo Sepolcro, la sfida al nemico interiore dello spirito, il legame con la Chiesa di Cristo e la prospettiva apocalittica. Simonetta Cerrini, studiosa dei templari, assume l'affresco di San Bevignate come bussola narrativa per addentrarsi nei territori inesplorati della loro storia. Affidandosi a molteplici strumenti d'indagine, l'autrice ricostruisce le imprese della prima congregazione di religiosi laici in armi della cristianità, che mosse i suoi passi in un'età permeata dall'ansia della fine dei tempi. Il lettore affronterà così il deserto degli eremiti, ritroverà le tracce della reliquia più prestigiosa, la Sindone, dopo aver recuperato in Spagna quella di Bevignate, il misterioso santo templare. E con il cuore e gli occhi alla Città Santa non potrà restare insensibile all'attesa escatologica che non abbandonò mai i cavalieri dalla veste bianca, capaci di immaginare un "nuovo mondo" dopo la cocente disillusione seguita al fallimento delle ragioni ideali delle crociate.

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Felice Benuzzi, Fuga sul Kenya – 17 giorni di libertà (pagg. 352, Euro 19,90)

Nel 1943 tre prigionieri di guerra italiani, Felice Benuzzi, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti evasero dal campo di prigionia britannico a Nanyuki, in Kenya, al solo scopo di scalare il Monte Kenya. Si erano preparati per mesi, di nascosto, procurandosi con mille espedienti i materiali per costruire ramponi, piccozze, corde... Non avevano carte topografiche e quasi alla cieca attraversarono la foresta equatoriale per giungere ai piedi della montagna. Il triestino Benuzzi era un alpinista esperto, così come il genovese Balletto, mentre il camaiorese Barsotti era alla sua prima esperienza, tant'è che fu costretto a restare al "campo base", quando, stremati e malnutriti, dopo due settimane e varie peripezie, Felice e Giovanni tentarono infine con successo "l'assalto alla vetta" raggiungendo la cima della Punta Lenana (4985 metri). Dopo aver piantato il tricolore, i due si riunirono a Vincenzo e, insieme, fecero ritorno a Nanyuki dove si consegnarono alle autorità. D'altronde non sarebbe stato possibile per loro fuggire: il paese neutrale più vicino era il Mozambico che distava più di mille chilometri. Agli inglesi, comunque, toccò organizzare una spedizione per togliere la bandiera italiana da Punta Lenana, dove aveva orgogliosamente sventolato per alcuni giorni. Questa incredibile avventura venne successivamente raccontata da Benuzzi direttamente in inglese e poi scritta in italiano e pubblicata nel 1947.

                                                                       

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Marco Invernizzi, Luigi Gedda e il movimento cattolico in Italia – 1902-2000 (Sugarco Edizioni, pagg.  160, Euro 16,00)

Luigi Gedda (1902-2000) ha attraversato il XX secolo. Da protagonista fino agli anni Sessanta, da « emarginato » nei successivi quarant’anni. La guida dei Comitati Civici nelle elezioni del 18 aprile 1948 (uno scontro di civiltà che segna la nascita dell’Italia moderna), il presidente dell’Azione Cattolica dal 1952 al 1959, considerato « onnipotente» per la sua vicinanza a Pio XII, viene negli anni successivi messo in un angolo e su di lui si scaricano il livore storiografico e un’acredine tanto amara quanto persistente nel tempo. Ma lui non si ribella e neppure si lascia disorientare. Accetta con grande umiltà il suo nuovo ruolo, continua a svolgere la sua professione medica, e soprattutto

continua a guidare l’amata Società operaia, l’associazione fondata durante la Seconda guerra mondiale per la santificazione dei propri membri.

Oggi la sua vita può essere riletta con più serenità di un tempo, quando imperversavano le ideologie che erano penetrate anche in parte dell’associazionismo cattolico. Questo libro non è una biografia, ma vuole più semplicemente illustrare il ruolo svolto da Gedda nei diversi eventi che lo videro protagonista. Il lettore scoprirà un Gedda inedito, molto anticomunista e contemporaneamente impegnato per favorire il « ritorno » dei comunisti in seno alla Chiesa, molto capace nell’organizzazione e contemporaneamente consapevole che solo una dura formazione e una profonda spiritualità permetteranno la crescita di una classe dirigente. Un Gedda che merita di essere conosciuto anche dai molti che non ne hanno mai sentito parlare o che su di lui hanno ascoltato o letto soltanto « frasi fatte » o luoghi comuni.

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Giuseppe Buttà, I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli (Edizioni Trabat, pagg. 178, Euro 12,00)

Torna disponibile, con la pubblicazione del terzo volume di  I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli un’opera, introvabile e poco nota del cappellano dell’esercito borbonico Don Giuseppe Buttà (1826-1866), autore del più famoso Un Viaggio da Boccadifalco a Gaeta, dolente cronaca della ritirata delle truppe borboniche, dall’invasione della Sicilia fino alla resistenza eroica di Gaeta, uscita nel 1875 e diventata un classico della letteratura legittimista e anti-risorgimentale. Nella ricostruzione delle vicende del Regno e delle Dinastia il sacerdote siciliano è consapevole del processo rivoluzionario che sta scuotendo non solo le Due Sicilie, ma l’intera Europa. La sua visione è quella contro-rivoluzionaria di Giacinto de’ Sivo, autore della fondamentale Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, uscita nel 1868. Anche qui - come nella Storia di de’ Sivo - i grandi meriti dei Borbone sono messi in risalto di fronte alla campagna di denigrazione e calunnia che è parte della strategia rivoluzionaria per aggredire il Regno, ma non si tacciono limiti ed errori che portarono alla sconfitta. Il cappellano borbonico ha lo spessore ed il metodo dello storico e la sua testimonianza, contemporanea agli eventi ai quali assiste di persona marciando al seguito delle truppe napoletane e supportata da documenti e fonti di archivio, è di grande valore. La vulgata risorgimentale assume acriticamente l’agiografia romanzesca di Giuseppe Cesare Abba, uno dei partecipanti all’invasione della Sicilia (Da Quarto al Volturno, 1880) mentre liquida come “di parte” la testimonianza di Don Buttà, al quale, invece, la partecipazione agli avvenimenti non fa velo per un giudizio distaccato da storico.“Si rifletta – scrive il sacerdote siciliano nelle conclusioni di I Borboni di Napoli al cospetto dei secoli - che io non ho occultato punto i torti di que’ sovrani, che non son quelli però addebitati loro dai settarii; senza capziosità o declamazioni ho additato a’ miei lettori le stupende opere di utilità pubblica, erette da’ re di Casa Borbone, ed ho esposto fatti incontrastabili, appoggiati sopra documenti …”(vol. III, p. 170).

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Michele Conte, Il sacrario di El Alamein (Mattioli 1885, pagg. 127, Euro 16,00)

In questo volume si descrivono le origini e la storia del monumento dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale sul fronte d’Africa: il sacrario militare italiano di El Alamein (Egitto).
La figura principale del libro è Paolo Caccia Dominioni: da militare, combattente nella prima guerra mondiale, nelle guerre coloniali, nella seconda guerra mondiale, proprio sul fronte egiziano, e nella resistenza al termine del conflitto; da civile in qualità di architetto ed ingegnere, fautore della costruzione di importanti opere sia in Italia che all’estero.
Nel 1949, tornato in Egitto per riavviare la sua attività di ingegnere al Cairo, si trovò a ricoprire il ruolo di capo della Delegazione per il recupero delle salme.
Il grande impegno da lui profuso portò, dopo più di dodici anni di ricerche ed insidie, al recupero ed al riconoscimento di migliaia di salme italiane, tedesche e britanniche. Suo infine fu il progetto per la costruzione del sacrario e delle opere monumentali annesse.
Le fasi della costruzione vera e propria del sacrario italiano, nonché delle difficoltà dovute alla locazione territoriale ed alla burocrazia italiana ed egiziana per la realizzazione delle opere monumentali, sono state ricostruite grazie al materiale conservato presso l’archivio dell’ “Onorcaduti”, non aperto al pubblico e ricco di una quantità notevolissima di materiale, spesso non catalogato e di difficile lettura, a causa del deperimento fisiologico dei manoscritti dell’epoca.

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Francesco Perfetti, Feluche d’Italia - Diplomazia e identità nazionale (Le Lettere, pagg. 252, Euro 19,50)

 La nascita del Regno d’Italia fu possibile anche per il sapiente operato di una classe diplomatica di stretta osservanza cavourriana. Da quel momento le “feluche” – dal nome del copricapo anticamente utilizzato dagli ambasciatori – hanno operato, nel corso delle varie fasi della storia nazionale, per tutelare gli interessi permanenti del paese. I contributi contenuti in questo volume ricostruiscono l’azione della diplomazia italiana dal 1861 alla conclusione del confronto bipolare. Una riflessione corale che non si limita a descrivere le attività dei diplomatici, ma che cerca di comprendere i valori, la forma mentis e il modus operandi di un’élite che, anche nell’Italia contemporanea, svolge una funzione di estremo rilievo. Formalmente subordinata al potere politico, essa ha saputo ritagliarsi dei margini di autonomia che le hanno permesso, nei limiti delle sue facoltà, di contenere gli sbandamenti del paese nell’arena internazionale. Attiva quanto silente tessitrice della politica estera italiana, la diplomazia rappresenta, a centocinquant’anni dall’unità, una realtà ancora da scoprire e valorizzare.

 

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Romano Vulpitta, L’Antiamericanismo in Italia – Un problema di identità nazionale (Settimo Sigillo, pagg. 200, Euro 20,00)

L’ideologia americana è cosmopolita per natura e per necessità e tende all’uniformità sopprimendo le diversità. Ed è proprio per questo che l’antiamericanismo è un problema di identità nazionale. Partendo da questo assunto l’Autore analizza l’antiamericanismo in Italia a partire dal 1893 fino ad oggi prendendo in esame le tre correnti principali di esso: l’antiamericanismo di destra, quello di sinistra e quello di matrice cattolica. Soffermandosi approfonditamente sul periodo relativo al ventennio fascista e diffidente su quanto è stato finora scritto sull’argomento il lavoro è stato elaborato analizzando i testi originari degli autori presi in esame dimostrando l’infondatezza della tesi di un fascismo beceramente antiamericano e mettendo in luce quanto la mano sapiente di Mussolini abbia equilibrato opportunamente le istanze ideologiche con le esigenze di  politica estera.


STORIA DELLE DESTRE

Elisabetta Cassina Wolff, L’inchiostro dei vinti (Mursia, pagg. 394, Euro 18,00)

Di una fase in cui era fondamentale riacquistare un ruolo politico nella nuova Repubblica poco si conosce dei progetti e delle idee di quelli che si definivano "avversari decisi e irriducibili del sistema democratico". La stampa neofascista nel periodo 1943-1953 rivela un dibattito vivacissimo su una vasta gamma di temi, dalla critica alla partitocrazia e alla Costituzione del 1948 a proposte di "democrazia corporativa", dall\\\'ostilità al comunismo ai progetti sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese, dalle riflessioni sul processo di integrazione europea all\\\'esaltazione di valori tradizionali e antidemocratici. Questo saggio documenta la storia delle idee e degli ideali coltivati in seno ad una minoranza di italiani rimasti fedeli al fascismo-movimento, pochi, ma agguerriti, non armati di manganello ma sicuramente di una penna e di un forte spirito critico.

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Antonio Rapisarda, 60 anni di un Secolo d’Italia (Secolo d’Italia, pagg. 167, Euro 10,00)

La storia di un giornale politico non è la storia di un giornale qualunque, soprattutto se venne fondato per dare voce e un luogo di incontro a una comunità di vinti, una comunità di uomini e donne che orgogliosamente non volevano sacrificare, sull'altare della sconfitta militare, le "idee che mossero il mondo". Una storia, quella del Secolo, che attraversa 60 anni di vita politica italiana e che appare fondamentale per delineare il percorso di una comunità che è passata dall'iniziale sdoganamento all'emarginazione fino ad essere perno fondamentale di una politica di alleanze. Il volume, oltre a vari articoli, riporta la riproduzione fotografica di  significative prime pagine del Secolo.


MEDIA

Marco Iacona, C’era una volta una generazione - Eroi e idoli popolari nei fumetti, al cinema, alla radio e in TV (Edizioni Tabula fati, pagg. 160,00 Euro 12,00)

C’era una volta una generazione nata nel cuore dei Sessanta ed entrata nella maggiore età negli Ottanta. Una generazione che per un ventennio – distribuito nei quattro lustri Settanta-Ottanta – riuscì a sognare ascoltando la radio, accendendo la TV, andando al cinema e divorando fumetti d’ogni genere e provenienza: da Braccio di Ferro al Comandante Mark, da Cucciolo a Guerra d’eroi. Una generazione americana – non al debutto – che apprese valori e modelli direttamente dal Nuovo Mondo. Ma che bevve dai pozzi delle filosofie cinogiapponesi e lesse e rilesse i long sellers sparsi per le vie d’Europa. Allenandosi per la prima volta alla globalizzazione dei gusti.
Questo volume raccoglie venticinque interventi per non dimenticare vita e avventure di questo e quel personaggio: tipi e tipe realmente esistiti o frutto della fantasia di un uomo di penna. Una combinazione magica di cultura e divertimento come non sarebbe più apparsa. Il pianeta dei giovani profetizzato da Charles Monroe Schulz, per lungo tempo e a portata di mano.


SCIENZA

Enzo Pennetta, Inchiesta sul darwinismo (Cantagalli, pagg. 211, Euro 15,50)

La rivoluzione scientifica iniziata all'alba del XVI secolo era destinata a segnare un cambiamento profondo nella storia europea. In Inghilterra Francis Bacon pensava ad una scienza al servizio del potere. Il nascente impero britannico, ispirandosi all'utopia proposta da Bacon nella "Nuova Atlantide" e alla successiva visione del "Leviathan" di Thomas Hobbes, si dotava nel 1660 dello strumento adatto: la Royal Society. Quando nel XIX secolo la teoria economica di Thomas Malthus venne fatta propria dall'Inghilterra coloniale e capitalista, il naturalista Charles Darwin la pose come fondamento della sua teoria sull'origine delle specie conferendole dignità scientifica. Da quel momento la teoria darwiniana avrebbe costituito un paradigma indissolubilmente legato alle dinamiche imperialistiche e neoimperialistiche veicolate anche attraverso le politiche ONU. Una teoria scientifica che per motivo è stata "blindata" dalla Royal Society e da altre istituzioni impedendo che potesse essere seriamente messa in discussione.

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Giovanni Fornero e Maurizio Mori, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto (Le Lettere, pagg. 376, Euro 24,00)

Che laici e cattolici, in bioetica, si trovino spesso su posizioni opposte è un fatto noto, ma la ragione per cui ciò accade costituisce un tema notoriamente controverso, su cui soprattutto nel nostro paese è in corso un annoso confronto, che oppone i teorici della diversità paradigmatica fra le due bioetiche a coloro che invece, a vario titolo, la negano o la minimizzano. Considerata l’importanza cruciale del tema, il volume offre un quadro aggiornato del dibattito in corso, presentando un percorso storico e teorico che si configura come un contributo originale a una questione ineludibile della bioetica del nostro tempo e, di riflesso, della società italiana in generale. La questione, infatti, investe non solo la dimensione conoscitiva e la riflessione etico-culturale, ma presenta inevitabili ricadute anche sul piano pratico e politico.

CLASSICI

Carl Schmitt, Amleto o Ecuba (Il Mulino, pagg. 132,  Euro 12,00)

Fra le tragedie shakespeariane, "Amleto" è una delle più misteriose e ambigue; per intenderne il senso, sostiene Carl Schmitt in questo piccolo saggio magistrale, occorre far riferimento a un nucleo di eventi storici di cui Shakespeare fu spettatore, in particolare alla vicenda di Maria Stuarda e di Giacomo I, successore di Elisabetta I al trono d'Inghilterra. Ma a Schmitt non interessa tanto identificare questi con i personaggi di Amleto e della madre Gertrude, quanto vedere come la politica lasci la propria impronta sulle più alte manifestazioni espressive di un'epoca: il genio di Shakespeare sta nell'aver riconosciuto l'elemento politicamente tragico del suo tempo (il destino degli Stuart e la nascita dello Stato moderno) e nell'averne conservato, all'interno del dramma, l'essenza concreta e vitale. Presentazione di Carlo Galli.

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Ezra Pound, XXX Cantos (a cura di Massimo Bacigalupo) (Guanda, pagg. 384, Euro 28,00)

Come Byron ai primi dell’Ottocento, Ezra Pound inaugura il Modernismo novecentesco con un viaggio poetico lungo le coste del Mediterraneo: da Gibilterra alla Provenza, alla Grecia omerica, all’Italia del Rinascimento e di scabri paesaggi esotici – «Come lo scultore vede la forma nell’aria…» Con qualche puntata a Parigi e a Londra, dove trova fra l’altro un Inferno contemporaneo in cui finiscono coloro «che hanno messo la voglia di denaro davanti ai piaceri dei sensi».
Scritti nell’età delle avanguardie, fra scambi intensi con James Joyce e T.S. Eliot e scorribande sulle tracce di trovatori e condottieri, riuniti in volume nel 1930, i XXX Cantos costituiscono la prima avventurosa cantica del poema a cui Pound lavorò tutta la vita, un libro compiuto in cui il passato rivissuto appassionatamente dialoga con la strage della Prima guerra mondiale e regala modelli libertari e appaganti. Questa nuova traduzione commentata, la prima in oltre mezzo secolo, consente di riscoprire una delle opere epocali del moderno, intrico di riscritture e rivelazioni, in tutta la sua corrusca freschezza e progettualità

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Dom Antonio Giuseppe Pernety, Le favole egizie e greche svelate e riportate ad un unico fondamento (All’insegna del Veltro, pagg. 420, Euro 26,00)

Le Fables égyptiennes et grecques dévoilées et réduites au même principe, avec une explication des hiéroglyphes et de la guerre de Troye fu pubblicato per la prima volta nel 1758. All’origine di questo libro, che è un vero e proprio “classico” della letteratura ermetico-alchemica, sta la tesi secondo cui Ermete Trismegisto e tutti i filosofi che da lui furono detti ermetici avrebbero deciso di affidare i segreti del loro sapere ai geroglifici, ai simboli, alle allegorie e alle favole. I miti dell’antichità, dunque, sarebbero in realtà racconti simbolici che parlano in maniera cifrata di un solo ed unico argomento, cioè di quell’Arte che gli Egizi trasmisero ai Greci. Quindi il Pernety si sforza di interpretare in chiave ermetica la storia di Iside e Osiride, la genealogia degli dèi greci, le feste e i giochi istituiti in onore degli dèi, il ciclo delle fatiche di Ercole, l’epopea della guerra di Troia, il descensus ad inferos di Enea e cerca di rintracciare il significato “filosofico” degli animali e delle piante venerati dagli Egizi. Le argomentazioni del Pernety sono sostenute da continui richiami a brani di altri autori ermetici, il che riporta ad unità e convergenza di significato testi che spesso sembrano contraddirsi l’uno con l’altro.



LETTERATURA

Gerlando Lentini, Itinerari ideali e letterari del ‘900 (Fede & Cultura, pagg. 256, Euro 18,00)

Dall’umorismo di Luigi Pirandello alla denuncia sociale di Pier Paolo Pasolini, passando per il l’ottimismo cristiano di G.K. Chesterton, la malinconia di Umberto Saba, l'angoscia esistenziale di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, la ricerca di Dio di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini; senza dimenticare eventi-chiave del Novecento come la Grande Guerra (Giovanni Ungaretti), la disfatta della Seconda Guerra Mondiale (Curzio Malaparte) e l’orrore dei gulag (Solzenycin), oltre al punto di vista di chi ha attraversato i problemi di un Paese (Indro Montanelli) e la delusione della politica (Ignazio Silone). Gerlando Lentini racconta dodici tra i più grandi scrittori del XX secolo (di cui due premi Nobel), presentandoli nei loro diversi generi ma soprattutto nel loro rapporto con la fede, la vita, la sofferenza e la morte. Un excursus concepito e realizzato non per i critici e gli addetti ai lavori, ma per professori, studenti e semplici appassionati di letteratura.

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Gilbert K. Chesterton, Il racconto del mondo – Chaucer e il medioevo (Lindau, pagg. 368, Euro 24,50)

 

Poche opere di Chesterton hanno la felice ispirazione di questo denso e arguto testo sulla cultura medievale e su Geoffrey Chaucer, il «padre della letteratura inglese», che fu uno dei suoi massimi rappresentanti. Chesterton rievoca alla sua maniera – libera, ironica, pungente – questa poliedrica figura di scrittore, poeta, funzionario di corte e diplomatico morto nell’anno 1400, di cui poco si sa, oltre al fatto che scrisse I racconti di Canterbury e si mosse da protagonista discreto sullo scenario europeo durante la Guerra dei Cent’Anni. Chaucer ci ha lasciato scritto che era grasso, che era pigro nell’alzarsi dal letto, che prediligeva le circostanze in cui poteva far la figura dello sciocco, che si pensava di lui che schivasse i suoi vicini a causa della sua mania per i libri... sembra l’autoritratto di Chesterton, che si riconosceva profondamente in questo erudito non paludato, spirito indipendente e curioso, razionale e sentimentale, autorevole e giocoso. Ma soprattutto, cattolico. Agli occhi di Chesterton, Chaucer incarna l’universalità della cultura cristiana e la ricchezza del suo umanesimo, elementi fondativi del medioevo e tutt’altro che inutili oggi. «Siamo abituati a sentir parlare di secoli bui, ma la maggior parte di noi sa che i veri secoli bui vennero prima del medioevo e che per molti aspetti il medioevo fu tutto fuorché buio», scrive Chesterton. Il medioevo raccontato in questo libro è un’epoca straordinaria sul piano dell’arte e della spiritualità, che non può essere ridotta a una sorta di parentesi magari suggestiva, ma in fondo un po’ estranea al corso della storia dell’uomo occidentale.
Lungi dall’essere un tributo accademico, queste pagine fanno rivivere un intero mondo e aggiungono un nuovo, suggestivo tassello al grande affresco sull’Occidente realizzato da Chesterton con il complesso della sua opera.
«In Italia la fortuna di Chaucer è faccenda di pochi specialisti, mentre una delle ambizioni di Chesterton è quella di rendere un poco di giustizia a un autore che egli ritiene sempre e anzitutto estremamente “popolare”: un uomo che ha scritto per il popolo ciò che al popolo piace da sempre sentirsi raccontare, ieri come oggi.» dalla prefazione di Edoardo Rialti

ROMANZI

Jean Lartéguy, I Centurioni  (Mursia, pagg. 520,  Euro 19,00)

Indocina, 1954. A seguito della sconfitta di Dien Bien Phu, in un campo di prigionia nel Vietnam del nord, alcuni ufficiali del Corpo di spedizione francese vengono rieducati alla dottrina comunista vietminh. Dopo la scoperta della guerra rivoluzionaria combattuta lungo le piste e le risaie del Tonchino, vengono contagiati dal mal jaune, la «febbre gialla» dell'impegno politico strettamente affiancato a quello militare: non saranno mai più gli stessi. Hanno visto morire troppi compagni, hanno patito sofferenze, sono stati protagonisti di azioni di eroismo, alcuni hanno anche incontrato l'amore, ma tutti si sono lasciati conquistare da un universo «contaminante». Resteranno per sempre stregati dal fascino dell'Asia. Una volta rientrati in Francia, fanno fatica a riprendere il filo di una vita normale. Ma in Algeria li attende una nuova guerra e questa volta non vogliono perderla. In Nord Africa servono uomini agguerriti ed esperti, come loro, moderni centurioni impegnati ai confini dell'impero. Sono così richiamati in un nuovo campo di battaglia, nelle file del 10° Reggimento paracadutisti coloniali.
Un grande classico della letteratura di guerra, che ha fatto «scuola» tra gli ufficiali dell'esercito statunitense e non solo, come un «manuale» di combattimento, di lotta e di vittoria che insegna a calarsi nella mentalità dell'avversario per conquistare la fiducia della popolazione e sottrarne l'appoggio al nemico.

SPIRITUALITA’

René Guénon, Il simbolismo della croce (Adelphi, pagg. 171, Euro 22,00)

Se c'è un libro che mostra fin dove si può spingere la comprensione di un simbolo, questo è Il simbolismo della croce. Pubblicato nel 1931, dopo i due grandi libri indiani (Introduzione generale allo studio delle dottrine indù e L'uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta), è l'opera in cui Guénon scelse l'immagine stessa su cui è fondata la civiltà occidentale cristiana per condurre una dimostrazione rigorosa e inflessibile, che permettesse di cogliere la «pluralità dei significati inclusi in ogni simbolo». I quali scorreranno qui davanti agli occhi del lettore come anelli di un'aurea catena: fra gli altri, la teoria indù dei tre guna (le qualità fondamentali che compongono il mondo), la simbolica della tessitura, l'Albero della Vita e l'Albero della Conoscenza, il rapporto fra il punto e l'estensione, il vortice sferico uni­versale, e infine la Grande Triade (Cielo, Terra, Uomo) della Cina arcaica.

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Corrado Gnerre, Il Natale e il Presepe nel cuore dell’uomo -  Per capire perché il Natale e il Presepe affascinano tutti…anche chi non crede (Edizioni Solfanelli, pagg. 160, Euro 12,00)

Il Natale e il Presepe affascinano tutti. Anche coloro che non credono. Perché?
 La risposta sta nell’affermazione secondo cui Dio si è fatto veramente uomo, fino ad abbracciare altrettanto veramente la fragilità dell’infanzia. Questa affermazione, pur non condivisa da tutti sul piano del significato, diventa per tutti affascinante sul piano dei desideri più profondi che albergano nel cuore.
 L’incanto del Natale non passa inosservato. Anche chi non crede, sente che l’annuncio “Dio è venuto fra noi!” è perfettamente rispondente alle proprie più intime attese, perché paradossale, perché umanamente inimmaginabile. Chesterton sul Natale scrive: «Tutta la letteratura ha cantato le trasformazioni di quel semplice paradosso: che le mani che avevano fatto il sole e le stelle erano troppe piccole per accarezzare le grosse teste degli animali. E il critico scientifico (…) sentenzia essere ‘improbabile’ qualche cosa che noi abbiamo quasi pazzamente esaltato come incredibile, qualche cosa che sarebbe troppo bella per essere vera, ma che è vera.»

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Danilo Lazzarini, La dottrina segreta del duello. Gli aspetti sacri, rituali e catartici del duello  (Fonte di Connla, pagg. 82, Euro 15,00)

Sorta di agile vademecum del duello ( "tipo di combattimento formalizzato tra due persone", "combattimento consensuale e prestabilito, che scaturisce per la difesa dell'onore e della rispettabilità, tra due contendenti armati, dotati di armi uguali, svolto secondo regole accettate in modo esplicito o implicito"), appare evidente già dal titolo  come il  libro affronti l’argomento partendo  da un'impostazione metafisica e metastorica con importanti riferimenti letterari e citazioni da Nietzsche alla Bhagavad Gita, da Evola a Orazio. Nel mondo antico che diede origine alla cultura europea il duello si pone come risoluzione di un affare tra uomini ma dove la divinità si erge a giudice ed è anche il superamento del limite della mortalità per lanciarsi verso la richiesta di eterno.

ARTE

Nikolaj Berdjaev e Sergei N. Bulgakov, Il cadavere della bellezza – La crisi dell’arte (Medusa Edizioni, pagg. 141, Euro 15,00)

Schegge dappertutto, rumori di macchine e motori, scomparsa del paesaggio umano. Ecco il "disastro" con cui si misurano due nomi tra i più grandi della cultura russa del Novecento. La civiltà delle macchine, la disgregazione del mondo e le avanguardie. La svolta avvenne nel 1914, con la mostra di Picasso a Mosca. Le avanguardie russe annunciavano un mondo nuovo, quello dell'uomo liberato dalla schiavitù del lavoro capitalista cui corrispondeva una liberazione spirituale incarnata dall'artista come prototipo dell'uomo nuovo. Picasso, esponendo le sue opere cubiste a Mosca, mostrava in realtà un mondo in frantumi, dove anche l'uomo usciva malconcio, privato del suo volto e della sua consistenza. La velocità e le scoperte scientifiche vincevano la tirannia del tempo, ma smontavano dall'interno lo stesso materialismo storico, quello che profetizzava la realizzazione di una società armoniosa e trasparente, sul modello del paradiso terrestre; a essere liquidato era anche il pensiero religioso dell'ortodossia, che al centro di tutto poneva la divinizzazione dell'uomo. Berdjaev e Bulgakov scrissero i due saggi raccolti in questo libro poco tempo dopo aver visitato la mostra di Picasso, e nella loro riflessione la "crisi dell'arte" è irrimediabilmente la crisi della rappresentazione del volto umano e la "perdita del centro" che ne deriva. Due saggi che anticipano la critica della modernità, come è stata sviluppata lungo il Novecento, da un pensiero che da Sedlmayr arriva fino a Clair.

                                                           

CATALOGHI

Catalogo della mostra (Firenze, 2 settembre 2012 - 27 gennaio 2013), Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo (Giunti Editore, pagg. 256, Euro 38,00)

Nell'Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall'espressionismo all'astrattismo, dall'arte monumentale alla pittura da salotto. La scena era arricchita e complicata dall'emergere del design e della comunicazione di massa - i manifesti, la radio, il cinema - che dalle "belle arti" raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. Un laboratorio complicato e vitale, aperto alla scena internazionale, introduttivo alla nostra modernità. La mostra rappresenta quel decennio attraverso i capolavori (99 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design) di oltre quaranta dei più importanti artisti dell'epoca quali Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Achille Funi, Carlo Carrà, Corrado Cagli, Arturo Nathan, Achille Lega, Ottone Rosai, Ardengo Soffici, Giorgio Morandi, Ram, Thayaht, Antonio Donghi, Marino Marini, Renato Guttuso, Carlo Levi, Filippo de Pisis, Scipione, Antonio Maraini, Lucio Fontana. Raccontando un periodo cruciale che segnò, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema creatività. Un'epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana, realizzando  una modernizzazione che ha segnato  una svolta negli stili di vita. Introduzione di Antonello Negri. Presentazione di Lorenzo Bini Smaghi e Giuseppe Morbidelli.

                                                           

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Paolo Bellini (a cura di), Albrecht Dürer – Le stampe della collezione di Novara (Interlinea, pagg. 160, Euro 30,00)

Un volume importante su uno dei maggiori incisori della storia dell’arte. Di Albrecht Dürer, la cui opera grafica comprende circa 340 tra xilografie, bulini, acqueforti e puntesecche, Paolo Bellini presenta la collezione del Museo di Novara, una delle più ampie in Italia, analizzando le soluzioni dell’artista di rilevante complessità tecnica e di singolare elaborazione figurativa e iconografica, a volte anche di problematica interpretazione. Il volume nasce come catalogo della mostra di una delle più importanti collezioni italiane delle incisioni di Dürer esposte a Novara dal 16 dicembre al 28 febbraio 2012 nell’antico palazzo del Broletto, uno dei monumenti restaurati e riaperti in occasione dell’Unità d’Italia. In Albrecht Dürer. Le stampe della collezione di Novara  si possono ammirare 178 tra le più belle opere del grande artista tedesco. Sono un centinaio di silografie, un’acquaforte e 73 opere incise a bulino appartenenti alle grandi serie dureriane: la Piccola Passione incisa a bulino e quella su legno, la Grande Passione, la Vita della Vergine e l’Apocalisse. Le opere fanno tutte parte della collezione di Venanzio De Pagave (1722-1803), donata alla città dal figlio Gaudenzio nel 1833. Il catalogo non solo illustra tutte le opere della collezione ma in particolare ne esamina con ampie schede di commento quelle ritenute più importanti e significative da un punto di vista iconografico.

                                                           

IMMAGINI

Enrico Zanza, Roma siamo n’Oi!  - Scatti e racconti della scena skinhead, punk e mod dell’ultimo decennio (Derive e Approdi,  pagg. 144, Euro 18,00)

Una rassegna dell’ultimo decennio della «scena» skinhead, punk, mod di Roma, ma non solo. Quasi duecento scatti di anime ribelli, visi e corpi forse all’apparenza poco rassicuranti, ma certamente «veri». Questi ritratti non «posati» raccontano le storie di ragazzi e ragazze colti nella loro quotidiana «rivolta esistenziale»: per strada, nelle manifestazioni politiche, negli incontri culturali, nei concerti, in mezzo al pogo, nei bagordi, nella scelta di precisi stili estetici, nella dura realtà delle periferie e delle borgate dove molti di loro vivono. Una straordinaria documentazione iconografica realizzata da un fotografo in tutto e per tutto «interno» a questo circuito.

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Claudio Marsilio, Muri in camicia nera  (Edizioni Settimo Sigillo, pagg. 175, Euro 18,00)

A cavallo degli anni '30 l'intera Penisola divenne un muto da affrescare e oggi, dopo 70 anni dalla caduta del Regime Fascista, i motti fascisti riemergono dall'oblio, straordinaria testimonianza di storia minore dell'Italia. Questo libro tratta della genesi di questa straordinaria forma di propaganda, dalla selezione dei motti estrapolati dai discorsi di Mussolini fino alla stesura sull'intonaco e alle tecniche di realizzazione. Circoscritto per facilità di ricerca alla regione Abruzzo (per motivi che l'Autore indica nel capitolo introduttivo) il testo spazia dallo studio di tale strumento politico d'indottrinamento delle masse all'analisi dei documenti storici dell'Archivio Centrale dello Stato e d'Abruzzo, senza tralasciare la campagna per la defascistizzazione dell'Italia e le scritte vergate sui muri per il referendum Monarchia-repubblica o delle Classi in partenza per il militare o la Guerra. Il libro è largamente dotato di fotografie originali che ritraggono i motti sopravvissuti sulle facciate delle case oltre a monumenti, targhe commemorative e quant'altro resistito fino ai giorni nostri dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.



 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 22/12/2012 18:32:46

    Gran bella rassegna: non saprei cosa scegliere, per cui finirei per leggerli tutti. Anche per iniziare, avrei qualche problema, ma in cima alla lista metterei Massimo Coco e la sua domanda, intensa, intima e pericolosa e molto vera, su cui quasi nessuno si era soffermato prima. E poi il racconto sugli adolescenti che rifiutano il mondo, vivendolo al contrario e nel chiuso delle loro stanze e delle loro anime.

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